Da tempo immemorabile viveva nel cortile di un convento un Tiglio dalla chioma ampia e fitta. Era situato proprio di fronte alla chiesa, accanto a un muretto che lo divideva da uno strapiombo, così poteva guardare oltre e dialogare con l’infinito. Il suo sguardo spaziava tra la pianura lontana e il mare, si fermava al crepuscolo a mirare le luci dei paeselli sperduti e osservava i discorsi del vento che soffiava delicatamente sulle foglie dandogli la sensazione di prendere il volo. Gli aliti primaverili erano appaganti e promettevano rigenerazione, i refoli estivi rinfrescavano il tronco accaldato evidenziandone il gioco delle venature. I venti autunnali facevano cadere le foglie dorate creando tappeti colmi di cuoricini, mentre le tempeste invernali compromettevano un poco l’equilibrio dandogli la sensazione di precipitare nel vuoto.
Eppure il vecchio Tiglio era attratto da queste tormente: fantasticava d’abbandonare quel corpo attaccato a radici profonde ed espanse per attraversare territori sconosciuti. Si era stufato d’aspettare gli eventi e voleva camminare nel mondo, scoprire, curiosare; desiderava un movimento, un cambiamento di quella sia pur privilegiata posizione.
Le monache si fermavano spesso attratte dall’ampia ombra e in primavera dal profumo e dal colore dei fiori. Forse quel giallo e bianco facevano pensare alla luce di Dio, all’illuminazione di anime nobili abbracciate dall’estasi divina. Era così cangiante quel suo fogliame vivace, quell’ammirevole successione di colori che passavano dal verde pallido, tenue, fino a sfumature di verde scuro, per arrivare alle tonalità dell'oro acceso in autunno, che quella splendida forma ampia e a cuore delle foglie, quella straordinaria intensità dei colori dei fiori, specie nella stagione estiva, ravvivavano l’aspetto maestoso della pianta dal manto avvolgente. Il suo legno tagliato di fresco, inizialmente bianco, avrebbe certo assunto dopo l’essiccamento una tinta rossastra. Leggero e tenero, sarebbe stato usato per piccoli lavori di utensileria, d'intaglio, per la fabbricazione di strumenti musicali o del carboncino da disegno. Dalle sue fibre cribrose molto forti e flessibili si sarebbero ricavate poi corde, zerbini, borse e vestiti.
Si diceva che l’albero fosse sacro perché nasceva sopra il sepolcro della Madre superiora fondatrice del monastero: una donna determinata e sensibile, sincera e genuina, innamorata della natura e delle piante. Questa Sorella aveva creato un miele dal sapore delicatissimo ai fiori di Tiglio, una delizia che faceva gustare a ogni novizia per accattivarsene l’anima. Chi si metteva sotto l’ombra del grande Tiglio spesso guariva da noiosi malanni, percepiva sotto quell’ala protettrice una specie d’onda benefica, un rasserenamento che placava ogni inquietudine. Infatti è risaputo che gli indiani in passato vi intagliavano le maschere dei totem usati per i riti di guarigione.
Il vecchio Tiglio era il punto d'incontro per le decisioni e gli avvenimenti importanti della comunità. Le monache erano convinte che generasse conoscenza divina, verità, giustizia, chiarezza e un giusto equilibrio fra capacità di decisione e compassione. Gli antichi Teutoni, infatti, s’incontravano sotto gli alberi di Tiglio per essere ispirati dal mondo dello spirito, mentre le indovine negli antichi riti pagani praticavano la divinazione utilizzando corteccia di Tiglio.
Qualcuno diceva che sotto di esso vi fosse un antico cimitero dov’erano sepolte le vittime della peste. Si narra che il contagio avesse sterminato un intero paese, risparmiando un solo sopravvissuto. Quest’ultimo si liberò dei corpi gettandoli in un fossa comune insieme a un rametto di Tiglio per purificare l’ambiente. Dai germogli di quel ramo nacque la pianta come un segno di rinascita dopo tanta morte.
Quel Tiglio solitario, contrariamente a quanto si pensava, era un albero irrequieto, si sarebbe voluto spingere sopra la verde montagna ad incontrare altre piante, in un bosco di Querce e Faggi, Frassini e Ontani, in una posizione ombreggiata e tranquilla. La sua natura socievole, generosa e spontanea, nascondeva quindi un temperamento inquieto, alla costante ricerca di orizzonti più vasti da esplorare. Era una pianta coraggiosa che si sarebbe spenta se gli fossero mancati gli stimoli, per questo crescendo aveva proteso sempre più i suoi rami verso il vuoto cercando quell’avventura che lo aveva sempre reso entusiasta e vivo. Godeva di quella straordinaria vista sul mondo che suscitava nel suo animo gli interessi più disparati anche se poi non poteva staccarsi dal suolo per immergersene totalmente e con costanza. Comunicava tutto il suo slancio alle anime delle monache ma desiderava essere libero dal loro affetto eccessivo guardando anche altrove per soddisfare i suoi impulsi al movimento, al viaggio, al contatto con altri ambienti.
Una bella mattina d’estate una deliziosa bimbetta lo convinse al grande passo. Era giunta nella comunità per conoscere le sorti di una sua antenata vissuta nel convento e si era fermata a raccogliere fiori di Tiglio. Aveva così svelato alla pianta l’esistenza di altri luoghi da scoprire e di uno straordinario giardino dove l’avrebbe potuta condurre. Il Tiglio l’ascoltò con interesse ed espresse un desiderio. La bimba tornò all’alba, lo prese per un ramo, lo aiutò a calzare dei pezzi di stoffa per proteggere le radici e si incamminarono nella direzione dell’Est. Camminarono una giornata intera e proprio all’ora del tramonto giunsero in un magnifico giardino colmo di fiori e alberi da frutto. Scelsero un angolo ombreggiato dove si fermarono per mettere radici.
Da quel giorno non si sono più separati: la bimba, che ormai è diventata una vecchina, vive in una capanno di legno al centro del giardino e ogni anno accompagna la pianta in un’altra posizione. In questo modo il curioso Tiglio non si annoia mai perché può socializzare in ogni stagione con alberi, fiori e animali diversi. Il giardino è diventato un luogo fatato sempre fiorito in ogni stagione. Ma la cosa che tiene il Tiglio in uno stato vitale molto elevato è l’incessante canto degli uccelli che giungono dai luoghi più diversi e gli raccontano ogni giorno le loro meravigliose avventure di volo.
Appare strano che dentro ad un Tiglio
si celi un mondo tanto vermiglio
pieno di sogni, luce e passione
in ogni luogo e in ogni stagione.
Se vi fermate solo un istante
per ascoltare il suono cangiante
vi stupirete voi stessi di udire
quanto il suo spirito voglia partire.