Kris aveva due occhi di carbone, un sorriso divertito, e mani grandi come piacciono alle donne. Era abbastanza miope da inseguire un sogno ben preciso: cantare su un palco, con il cuore in mano, davanti a milioni di persone. La sua voce era di fuoco, commovente e magnifica, il suo cuore grande come le mani. Fece un provino per entrare nella casa discografica, e ovviamente venne scelto. Kris era il ragazzo più felice del mondo. Diede la notizia ai suoi amici con la gioia delle coppiette perfette quando annunciano: "Avremo un moccioso!"
Da sei anni Kris era chiuso nelle grandi sale della casa discografica. Stami di sogno riempivano i soffitti alti, bianchi come neve. Notte e giorno ballava, cantava, rappava. Era diventato sottile e scolpito come un grissino, bianco come lo stucco: perfetto. I suoi occhi si erano fatti più grandi, il naso più piccolo. Kris si rese conto, giorno dopo giorno, che stava perdendo la vista, ma poiché gli occhiali non andavano di moda fece finta di niente. Era disposto a bruciare per realizzare il suo sogno.
Arrivò il gran giorno: finalmente Kris sarebbe diventato una star! Avevano deciso di farlo debuttare in una boyband di sei idol; ovviamente lui sarebbe stato il leader del gruppo, perché era il migliore. Baldanzoso si diresse verso la porta che lo separava dagli altri membri, ed eccitato la spalancò. Restò abbagliato: quei cinque visi sorridenti sarebbero diventati i suoi nuovi amici. Era felice, ma non riusciva a distinguerne i tratti. Solo una faccia sembrava diversa dalle altre, perché aveva due chiazze nere sotto gli occhi… occhiaie! Occhiaie imponenti! Kris fu grato a quel ragazzo per non aver dormito da tutta la vita, e prese quelle occhiaie come un segno di comprensione e fedeltà. Così Tao divenne il migliore amico di Kris.
Kris scoprì che Tao era un ragazzo dolce ma deciso; visto da vicino aveva il naso storto, lunghi occhi enigmatici e delle occhiaie ancora più belle. La casa discografica voleva che Tao si rifacesse il naso ed eliminasse le occhiaie, ma lui era irremovibile: "Mi piaccio così come sono," affermava. Il sogno di Tao, probabilmente, era di essere speciale.
Insieme girarono quattro video, rilasciarono dei mini album, incontrarono le fan, si allenarono per il primo grande concerto. Al momento di salire sul palco Tao tremava di paura ed eccitazione, ma Kris gli strinse le spalle con sicurezza. Poi si buttarono. Kris respirava con l’anima mentre lasciava che la sua voce realizzasse l’agognato sogno. Le canzoni non erano sue, ma della casa discografica, eppure Kris le riempiva di passione. Una passione per sentimenti che non aveva mai provato, ma immaginato cento e mille volte, rinchiuso nelle pareti bianche. Chi fossero poi le persone per cui cantava, o se riuscissero a vedere il suo cuore, non gli era dato saperlo. Kris vedeva solo una macchia indistinta oltre il palco.
Il concerto era andato bene, il sogno era stato realizzato. Ora il gruppo poteva puntare a una fama ancora maggiore. Kris però ci vedeva sempre peggio, e cominciava a chiedersi se non valesse la pena di darsela a gambe. Ripensandoci, non era nemmeno molto soddisfatto di come era andato a finire il suo sogno: non aveva visto nulla! Resisteva per Tao e per quelle occhiaie salvifiche che gli piacevano tanto, unico punto di riferimento. Tutto andava bene quando scherzava, rideva, si confidava con Tao. Certo non poteva raccontargli dei propri occhi, e questo lo rendeva un po’ triste.
Un giorno Kris sentì piangere Tao nel bagno del dormitorio, ma quando ebbe il coraggio di entrare non vide il suo amico. Tao era sparito, al suo posto c’era solo un ragazzo magro, il viso bianco, addossato alla doccia. Kris si spaventò: era sicuro che quello fosse il pianto di Tao, l’aveva già sentito quando era morta la nonnina della mensa. S’avvicinò timoroso verso il viso di quel ragazzo, ma lui se lo nascose tra le dita. Kris gli prese le mani, erano le mani di Tao. Piano gliele scostò dal viso. Il ragazzo singhiozzava: "Ero il meno amato dalle fan, secondo la graduatoria. Così l’ho fatto." Il naso era dritto, le occhiaie distrutte, ridotte a piccole linee tremolanti. Ma gli occhi erano ancora quelli di Tao: lunghi, scuri, pieni di lacrime. Kris lo abbracciò forte: "Sei sempre tu!" gridò. Restarono chiusi in bagno per ore, tra fiumi di parole.
"Anch’io mi sono rifatto il naso, e pure gli occhi," lo consolò Kris.
"Lo immaginavo… " biascicò Tao, "Com’eri prima?"
"Non so, ho gettato tutte le foto."
"Ti manca il vecchio te stesso?"
"Forse, non ci ho pensato. Ho fatto tutto d’impulso. Forse ora mi manca."
"Comunque così mi piaci."
"A me mancheranno le tue occhiaie, davvero tanto."
Tao rise: "Ma che dici?"
"Sto perdendo la vista," confessò Kris, "e tutti avevano la faccia bianca qui, tranne te. Tu eri l’unico che potevo riconoscere."
"Cos’hai?! È grave?" esclamò Tao.
"Non saprei, non l’ho detto a nessuno."
"Mettiti gli occhiali scemo! Magari sei solo miope, o astigmatico."
"Hai ragione, ma gli occhiali non vanno di moda."
"Che farò se persino tu non mi riconoscerai più? Domani andiamo dall’oculista."
"Ma abbiamo il meeting con le fan…"
Il giorno dopo Tao e Kris fuggirono dalla casa discografica e andarono dall’oculista, poi subito dall’ottico. Scelsero un paio di occhiali enormi e ridicoli. Per Kris indossarli fu come riscoprire il mondo, si sentiva bambino e rideva.
"Hai una faccia proprio diversa con gli occhiali," sorrise Tao, "ti stanno bene."
"Ho carattere?"
"Hai carattere, sì. Dovrei indossare degli occhiali anch’io?"
"Anche se ci vedi?"
"Anche se ci vedo."
Fu così che cominciò la moda degli occhiali con le montature spesse.