A 1252 m d'altitudine, fra le imponenti Alpi svizzere del cantone dei Grigioni, si trova Vals, un piccolo paesino di poco meno di mille abitanti, divenuto famoso in tutta Europa grazie al suo centro termale disegnato dall'archistar Peter Zumthor.
Nonostante i suoi quasi trent'anni - il complesso, infatti, è stato terminato nel 1996 -, le Terme 7132 continuano ad attirare architetti, e non solo, da tutto il mondo con la scusa di volersi concedere qualche giorno di relax e benessere ma, con il fine ultimo, neanche tanto celato, di scrutare da vicino ogni dettaglio di quella costruzione che hanno studiato e ammirato sui libri universitari. Mi autodenuncio: sono fra questi. Vi racconterò, dunque, la mia personale esperienza di un weekend end alle Terme di Vals, o meglio alle Terme di Zumthor.
La strada per arrivarci non è delle più lineari, ma, dopo una serie di tornanti, finalmente si apre la valle e si entra nel comune di Vals. Sulla sinistra ci si imbatte subito nello stabilimento industriale della Valser, che imbottiglia e distribuisce in tutta la Svizzera l'acqua che qui sorge. Poco più avanti, sulla destra, si sviluppa il centro termale 7132, mentre il paesino con le sue case si trova poco più avanti.
Osservando dalla strada il complesso, a un primo sguardo, sembrerebbe che l'edificio delle terme sia sempre esistito e che attorno, quasi ad abbracciarlo, sia stato costruito l'hotel con bar e ristoranti. Così non è. Da sempre per questo piccolo centro abitato svizzero l'acqua termale, che sgorga dalla montagna a 26 gradi, è sempre stata fonte di guadagno. Nel 1960, per implementare il turismo e per accogliere chi voleva usare l'acqua da un punto di vista terapeutico, è stato costruito un complesso alberghiero, sviluppato lungo il versante della montagna e ancora oggi presente, con una piscina all'aperto.
Vent'anni più tardi l'attrattività del complesso diminuisce e con essa il turismo. Il Comune, per rilanciare l'economia, decide di costruire un nuovo stabilimento termale e affida il progetto a Peter Zumthor. L'architetto vuole che “il nuovo edificio comunichi la sensazione di essere più vecchio dei suoi vicini già esistenti, come se fosse sempre stato qui in questo paesaggio”. Direi obiettivo raggiunto. Da fuori, le terme appaiono come un corpo monolitico scavato, rivestito di quarzite che vorrebbe passare inosservato, ma, in realtà, ha tutti gli occhi dei visitatori puntati addosso.
Per vivere un'esperienza a tutto tondo di questo luogo, ho deciso di soggiornare nell'hotel del complesso termale, o meglio in una parte particolare dell'hotel. In seguito alla costruzione delle nuove terme, l'hotel decise di aprire al suo interno la House of architects:73 camere disegnate da Peter Zumthor, Tadao Ando, Kengo Kuma e Thom Mayne. La sfida era realizzare in soli venti mq delle sistemazioni che celebrassero l'architettura moderna.
Per cui, dopo aver fatto il check-in all'ottavo piano, sono scesa alla ricerca della mia stanza (sì, l'hotel si sviluppa dall'alto in basso). Ho aperto la porta ed ecco la mia stanza disegnata da Tadao Ando. Minimale, ma non poteva essere altrimenti, con una parete lavorata con listelli di legno che nasconde gli armadi e una parete satinata che, oltre a delimitare la zona bagno, incanala lo sguardo verso una grande vetrata a tutta altezza che incornicia una splendida vista sulla montagna innevata. Come da tradizione giapponese, il letto è basso (non a terra per fortuna) e non ci sono sedie: ci si può accomodare a terra in uno spazio rivestito in legno, adiacente alla vetrata in cui sono sistemati cuscini in vimini e un tavolino alto 20 cm. Non c'è la TV, si osserva solo il paesaggio. Ahimè! Non ci sono nemmeno il frigobar e il bidet! Molto apprezzata invece l'acqua della fonte di Vals e la possibilità di avere quattro diversi scenari luminosi a scelta.
Camera interessante, ma sono qui per visitare soprattutto le terme! Quindi il tempo di trovare il costume in valigia, inforcare ciabatte e accappatoio forniti dall'hotel e via al settimo piano. Soggiornando qui, infatti, tramite un passaggio interrato, si può arrivare direttamente alla terme senza dover sfidare il freddo polare esterno. Ah, non dimenticate di lasciare il cellulare in camera, è assolutamente vietato portarlo con sé, questa disintossicazione forzata vedrete che si rivelerà un privilegio. Non avere il telefono vi obbligherà a esperienziare l'architettura, vi costringerà a ricordarla tramite le sensazioni.
Un breve corridoio completamente nero e leggermente in discesa collega hotel e terme, alla fine di questo si è all'interno di quella forma pura, un cubo, che si osservava all'esterno e lo si capisce dalla quarzite alle pareti. La quarzite è il leitmotiv di questo edificio, sessantamila pietre tagliate per realizzare dei listelli che rivestono tutte le pareti, una stratificazione che rende estremamente massivo l'edificio, ma allo stesso tempo le lievi differenze di colore dei singoli listelli annullano la piattezza delle superfici. Anche i pavimenti sono rivestiti di quarzite, mentre i soffitti non sono rivestiti e denunciano la sottostruttura di calcestruzzo con cui è costruito tutto l'edificio. La scelta della quarzite non è casuale: è la pietra locale, presente da ere nel territorio e Zumthor l'ha scelta per riconnettersi “all'energia originaria”.
L'edificio è stato pensato come “ una grande pietra porosa”, un masso scavato al suo interno, per alcuni aspetti un labirinto, in cui ciò che appare come un pieno nasconde dei vuoti, basta solo scovare la piccola porta per entrarvi. A vederli da fuori, questi falsi pieni sono delle pietre monolitiche disseminate nello spazio che, a sua volta, viene disegnato da questi elementi. C'è il “masso” che ospita il bagno bollente a 42°, quella per il bagno freddo a 14°, quella per il bagno con i petali di fiori, quella che è a tal punto scavata da diventare una cassa di risonanza per i sussurri dei bagnanti. Questi elementi non ospitano solo spazi d'acqua, ma anche spazi raccolti per il riposo con piccole finestrelle sul paesaggio o musiche ancestrali, docce con soffioni a cascata e spazi per dissetarsi con l'acqua proveniente direttamente dalla fonte originaria. In questi ambienti la luce è principalmente artificiale e sapientemente dosata.
Chiudono l'esperienza d'acqua, due vasche. Una interna, accessibile da più punti, dalla forma non comune in quanto disegnata dai “massi” sopracitati, che ti porta inevitabilmente ad alzare lo sguardo e a perderti nei tagli di luce del soffitto, che rendono questo spazio mutevole alle varie ore del giorno. Infine, da un piccolo corridoio d'acqua interno si può accedere a una parte esterna della vasca. Un angolo del cubo perfetto dello stabilimento termale è stato scavato, anzi rimosso. La natura la fa da padrona: non c'è un tetto sopra la piscina, pioggia, neve o sole la colpiscono direttamente. Due sale relax completamente chiuse (vedi “massi” di cui sopra) sorreggono un solaio in calcestruzzo.
Questo sistema trilitico permette di avere due grandi finestre da cui vedere, comodamente immersi nell'acqua a 36°, le Alpi circostanti. Qui davvero ci si riconnette all'energia originaria. Per i meno amanti dell'esterno, questa esperienza si può fare anche internamente. Davanti a due grandi vetrate sono stati posti dei lettini relax: quasi nessuno legge, tutti si perdono nell'osservare la natura.
Come avrete intuito le terme sono essenziali, l'acqua curativa la fa da padrona, non ci sono idromassaggi o giochi d'acqua, per la verità neanche orologi che scandiscono il tempo. Gli unici extra sono un bagno turco, fatto di stanze in sequenza che si addentrano sempre più fino ad arrivare al camino che genera il vapore e una sauna. Al piano sottostante è presente anche un centro SPA per trattamenti e massaggi, che però non ho visitato.
Meno interessanti gli spazi accessori come bagni, docce, camerini e armadietti. Soprattutto quest'ultimi denunciano il tempo che passa a causa di un legno che così laccato non vedevo dagli anni '90. Nota personale: non mi è piaciuto il corridoio di ingresso e uscita con l'acqua che sgorga da alcuni tubi dalle pareti. Quest'acqua termale aggredisce la pietra dandole una colorazione rossastra, so che a Zumthor è caro il tema dell'architettura aggredita dal tempo e dall'uso, ma il risultato, in questo caso, non è dei migliori.
Lo stabilimento termale è aperto dalle 11 alle 20 e può ospitare fino a 150 persone. Gli ospiti dell'hotel hanno, però, un'opportunità speciale. Alcuni giorni della settimana la struttura apre di sera dalle 23 all'una di notte. Non mi sono fatta scappare l'occasione. L'atmosfera è magica perché viene imposto il silenzio e la struttura è illuminata da poche luci ma la cosa indubbiamente più emozionante è immergersi nel corridoio d'acqua calda che porta alla piscina esterna e, una volta all'aperto, alzare lo sguardo e vedere il cielo stellato avvolti da un silenzio surreale rotto solo dal vento gelido che scende dalle montagne.
L'apertura notturna è indubbiamente la più magica ma non è l'unico privilegio del soggiornare nel complesso termale. Anche la mattina si può usufruire di alcune ore riservate, dalle 07 alle 11, prima che arrivino i giornalieri. Ho approfittato anche di questo ingresso. Soprattutto è stato interessante scoprire, come questo edificio, cambi in base alle diverse ore del giorno in cui lo si vive. Non poteva essere altrimenti viste le grandi vetrate e i tagli sul soffitto da cui permea la luce solare. Un paio di bracciate nell'acqua terapeutica, ancora intorpiditi dal sonno prima di tuffarsi in un ricco brunch.
Prima di abbandonare il complesso termale vale la pena passare per il coffee 7132 che ospita un'interessante mostra con la storia delle terme, le tavole di progetto e le foto di cantiere dell'opera di Zumthor, nonché un avveniristico progetto di Tadao Ando per Vals. Il paesino merita una veloce passeggiata fra le sue case. Lungo il percorso potete scovare le poche case walser rimaste, tipiche costruzioni vernacolari del versante alpino svizzero. Poi ripescate il cellulare, di cui vi assicuro in questi due giorni non avrete sentito la mancanza, e impostate il navigatore per tornare a casa.
Tirando le somme, vale la pena venire in un lontano cantone della Svizzera per delle terme costruite a metà degli anni Novanta? Se siete degli architetti stressati in cerca di ricaricare le pile, rilassandovi fra le braccia di un Maestro, assolutamente sì. Ma secondo me anche se non siete del mestiere. Per questi ultimi, mi permetto di dare due consigli: tenete a mente che sono terme nude e crude, non un parco divertimenti e, soprattutto, valutate di soggiornare nell'hotel connesso perché i vantaggi sono molti, ma non stateci più di due giorni. Per i primi non ho suggerimenti, le volete vedere da una vita, non devo certo convincervi io!