Lanciata il 10 settembre 2024 e composta da quattro persone, Polaris Dawn ha realizzato un nuovo record nella storia del volo spaziale, con la prima uscita nello spazio di due astronauti appartenenti a un volo interamente finanziato da un miliardario americano.

La missione è partita dallo storico Launch Complex-39A del Kennedy Space Center (KSC) della NASA. Una rampa che in passato ha ospitato la maggior parte dei lanci lunari Apollo, le ultime missioni con equipaggio a volare oltra la distanza raggiunta (apogeo) dagli astronauti della Polaris Dawn.

Salendo rumorosamente nel cielo, i nove motori Merlin del razzo Falcon 9 hanno prima proiettato una luce brillante sulle acque calme intorno a KSC, per poi riflettersi sulle nuvole basse del primo mattino, fino a diventare un altro punto scintillante tra le stelle.

Poetica a parte, due minuti e 40 secondi dall'inizio del lancio, i motori del Falcon si sono spenti e il booster si è separato dal secondo stadio che, come previsto, ha portato in orbita la Crew Dragon Resilience e suo equipaggio. Questo era composto dal finanziatore del volo Jared Isaacman, dal tenente colonnello (in pensione) dell'aeronautica Scott "Kidd" Poteet, pilota della missione, e dai primi due dipendenti di SpaceX a essere lanciati in orbita, gli specialisti Sarah Gillis e Anna Menon. Isaacman era già stato nello spazio nel settembre 2021, durante la prima missione da lui finanziata e chiamata Inspiration4, il primo volo con equipaggio interamente privato in orbita terrestre.

Dopo essersi sganciato, il primo stadio ha eseguito una serie di accensioni automatiche dei motori per allineare la sua traiettoria di ritorno, posandosi nove minuti dopo il decollo sulla chiatta autonoma di SpaceX, Just Read the Instructions, che si trovava nell'Oceano Atlantico al largo della costa orientale della Florida.

Grazie alla sua spinta la capsula si è inizialmente stabilizzata in un'orbita ellittica con un'altitudine massima (apogeo) di circa 1.200 chilometri, con l'altitudine minima (perigeo) di circa 190 km. Dopo alcune orbite ha poi aumentato il suo apogeo portandolo a circa 1.400 km, il punto più alto di quanto qualsiasi essere umano abbia mai volato dall'ultima missione Apollo nel 1972, e nuovo record di altitudine per un’astronave lanciata in orbita terrestre; il precedente era della Gemini 11 (1966) che era arrivata a 1368 km.

Molti Media hanno definito la missione storica, perché ha realizzato la prima passeggiata spaziale condotta da un astronauta privato. In realtà Isaacman, che avendo pagato è stato anche il primo a uscire, si è solo affacciato nello Spazio dal boccaporto della Crew Dragon, seguito otto minuti dopo da Sarah Gillis. Non che sia cosa da poco, chi non vorrebbe assistere al panorama della Terra da 1400 chilometri d’altezza, ma da qui definirlo un primato è, a mio parere, eccessivo. Più che un record è la dimostrazione che se hai un sogno grandioso e molto denaro da spendere lo puoi realizzare.

In ogni caso l’attività extraveicolare, o Extravehicular Activity (EVA), non è stata un’operazione priva di pericoli, considerando che la Crew Dragon non dispone di una camera di equilibrio. Per questo motivo l’interno della capsula è stato depressurizzato ed esposto al vuoto dello spazio. Operazione che ha costretto i membri dell'equipaggio a prepararsi respirando fin dai giorni precedenti l’apertura, particolari miscele a base di ossigeno puro, necessarie a rimuovere ogni traccia d’azoto dai polmoni e dal flusso sanguigno, per eliminare ogni rischio di embolie.

Il grande giorno è arrivato giovedì 12 settembre, quando Isaacman ha aperto il portello, e tenendosi saldamente agli appositi sostegni, si è affacciato dal boccaporto per contemplare la vista mozzafiato della Terra sotto di lui, allungandosi fin quasi a uscire del tutto. Il miliardario è rimasto fuori per quasi otto minuti, per poi lasciare il posto alla Gillis, che vi è rimasta per sette minuti e 15 secondi. Nessuno dei due ha fluttuato liberamente nello spazio, quindi non vi è stata nessuna “passeggiata”, ma solo quella che in gergo spaziale è nota come Stand Up Extravehicular Activity (SEVA).

La missione è arrivata nello spazio dopo due anni di attesa, infatti, era stata programmata per il 2022, ma più volte rimandata a causa della complessità nel realizzare con sicurezza una passeggiata spaziale, evento mai tentato in precedenza da una azienda privata e quindi da “non specialisti”. Per arrivare a questo risultato, prima di tutto SpaceX aveva bisogno di sviluppare e testare una propria tuta per attività extraveicolare, e modificare la Crew Dragon con l'installazione di una nuova struttura del portello chiamata skywalker, che presenta una scala e degli appigli.

Oltre ai “quattro passi nello Spazio” per collaudare le nuove tute, gli astronauti hanno fatto anche della sensibilizzazione culturale, e lanciato una raccolta fondi. Anna Menon ha letto alcuni brani del libro per bambini, di cui è coautrice con Keri Vasek, Kisses From Space (Penguin Random House, 2024), i cui proventi andranno al St. Jude Children's Hospital di Memphis. Una prassi consolidata per i voli di Isaacman, che già nella precedente missione, la Inspiration 4, aveva sostenuto il St. Jude Hospital raccogliendo più di 250 milioni di dollari.

A bordo vi è stato anche un momento dedicato alla musica, grazie alla Gillis, che ha suonato al violino una canzone della colonna sonora di "Star Wars". La sua esibizione è stata poi sincronizzata con quella di varie orchestre in tutto il mondo, realizzando un video musicale messo insieme dal team a terra di Polaris Dawn.

Ma la Polaris Dawn non è stata una missione estemporanea, infatti, è solo la prima delle tre pianificate nel programma sempre finanziato e organizzato da Isaacman, il quale ha spiegato che il suo sogno “è cercare di dimostrare importanti capacità operative, perché possano servire ad accelerare l'esplorazione umana verso la luna, Marte e oltre". Non si sa molto dei prossimi due voli, ma il programma ha annunciato che l’ultimo sarà il primo con equipaggio a bordo dell'enorme razzo Starship di SpaceX.

Record a parte, questo volo dimostra che se si ha denaro a sufficienza, anche un privato privo di allenamento specifico ma dotato di buona salute può accedere allo Spazio. Certamente ci vuole ancora molto denaro, se consideriamo che la NASA ha pagato a SpaceX per ogni suo astronauta 55 milioni di dollari a volo, costi che contrattualmente sono destinati a salire fino a $72 milioni con le prossime missioni.

Una somma enorme agli occhi di un normale cittadino, alle prese con le tasse, il mutuo della casa e la vita di tutti i giorni, e che potrebbe sembrare una follia, ma la realtà è che questo volo rappresenta l’inizio della scalata allo spazio, da parte di quella umanità che non dipende da industrie, enti governativi o scientifici. Certo cittadini multimiliardari, ma fu così anche agli albori dei voli aerei transoceanici o per le prime automobili.

Inizialmente, anche questi mezzi erano accessibili solo a facoltosi uomini d’affari. Ma la tenacia di visionari come Edison, Bell, Huges o Ford, solo per citarne alcuni, ha permesso l’accesso alle comodità che oggi tutti godiamo. Si pensi alle automobili. Quando Henry Ford inventò la costruzione in “catena di montaggio” delle sue auto, aprì il settore alla produzione di massa, riuscendo ad abbassare il prezzo di una Model T al punto da farla diventare accessibile alla tasca di un operaio della sua fabbrica. Ed è ciò che stanno facendo SpaceX, Virgin e Blue Origin, insieme ad altre aziende private, perché sanno che solo permettendo a tutti di accedere allo Spazio, sarà possibile liberarci definitivamente dalle “catene” che ci tengono bloccati su questo pianeta.

Ma questo è un futuro ancora tutto da inventare.