E’ lunedì 20 marzo 1995, una bella giornata di sole primaverile come tante altre. Sono quasi le 8.00 del mattino e nella metropolitana di Tōkyō alcuni uomini dissimulati tra la folla perforano con la punta appositamente affilata di un ombrello delle sacche di plastica ripiene di uno strano liquido oleoso.
“Il primo treno che è arrivato era pieno zeppo. L’ora esatta non la ricordo, dovevano essere le sette e mezza. L’ho lasciato passare. Nel treno seguente, la carrozza di testa era per metà vuota. Non ci potevo credere, cos’era successo? Ad ogni modo era una fortuna insperata, sono salito dall’ultima porta. Per terra ho visto del liquido sparso, e accanto un pacco avvolto in carta da giornale. Sembrava che il liquido fuoriuscisse dal pacco. “Cosa può essere?”, mi sono chiesto un po’ inquieto. La gente non si avvicinava e si spostava tutta nella parte anteriore del vagone. “Che strano”, ho pensato, ci sono passato alla larga e sono andato a sedermi con gli altri. Qualcuno ha aperto un finestrino. Perché c’era un odore fastidioso. […] Ho cominciato a sentirmi malissimo. Mi sono accovacciato a terra tremando come una foglia. Ho vomitato tutto quello che avevo nello stomaco. Dovevo sembrare davvero messo male in arnese, perché alcune persone mi sono venute vicino. […] Ormai sapevo che si trattava di un gas tossico. All’inizio non avevo capito, pensavo di avere male agli occhi a causa di quell’odore strano. Poi però stavo troppo male. […] Sono rimasto all’ospedale quattro giorni” (Murakami 2003, pp. 169-170).
Quella mattina di marzo, cinque fanatici della setta religiosa Aum Shinrikyō si erano mischiati tra la folla dei pendolari di Tōkyō nascondendo un potentissimo gas nervino in forma liquida, il sarin, all’interno di vari sacchetti di plastica ricoperti da carta di giornale che erano poi stati abbandonati, dopo essere stati perforati, sul pavimento di vagoni e stazioni prestabilite. La gente aveva cominciato a lacrimare, tremare, vomitare, collassare, ad avere convulsioni, a faticare a respirare: il sarin, potentissima arma chimica sperimentata in origine dai nazisti, in quanto agente nervino colpisce infatti il sistema nervoso provocando difficoltà respiratorie e contrazione delle pupille cui segue una progressiva perdita di controllo delle funzioni motorie giungendo, nei casi più gravi, a indurre le vittime in uno stato comatoso cui segue la morte per soffocamento. A Tōkyō il gas, disperdendosi nell’aria, arrivò a intossicare quasi seimila persone e a ucciderne dodici.
I cinque membri della setta, su quei treni e in quelle stazioni, agivano per conto del leader dell’Aum Shinrikyō, Shōkō Asahara, e per la realizzazione dei suoi “piani salvifici”: nella dottrina di questo nuovo movimento religioso giapponese, miscuglio di influenze buddhiste, taoiste, induiste e cristiane, è di centrale importanza la teoria secondo cui l’Armageddon, che sopraggiungerà per mezzo dell’utilizzo di armi di distruzione di massa, siano esse armi nucleari, chimiche o biologiche, porterà attraverso la distruzione o quasi-distruzione del mondo al rinnovo e dunque alla purificazione del genere umano. Il fanatismo di Shōkō Asahara spinse quest’ultimo a ritenere che proprio a lui fosse stato assegnato il compito di distruggere il mondo per salvarlo, quindi il progetto apocalittico di realizzare quelle armi letali che avrebbero condotto all’Armageddon.
Dopo un lungo processo che la stampa giapponese ha battezzato “il giudizio del secolo”, nel 2004 Shōkō Asahara è stato dichiarato colpevole di avere ideato e progettato l’attacco terroristico alla metropolitana di Tōkyō, accusato di numerosi altri crimini quali sequestro di persona e omicidio della moglie e del figlio di un anno, e condannato a morte per impiccagione. “Asahara ha trasformato la setta in un culto con l'unico desiderio di regnare in Giappone e diventarne il Re, sfruttando successo e doni dei suoi adepti si è armato; ha costruito mille fucili e ha cercato di prendere il controllo della capitale e ha minacciato e ucciso chi vi si opponeva. I crimini di Asahara non si sono fermati di fronte alla morte delle vittime, ma sono diventati atti di terrorismo indiscriminato. Viziosi, brutali, senza pietà questi atti premeditati sono nati e cresciuti sotto il segno del culto” ha affermato il giudice che lo ha condannato. Anche altri membri della setta, accusati di implicazione, sono stati condannati alla pena capitale o all’ergastolo.