Come nasce la tua passione per la moda?

Fin da piccola mi sono sempre un po’ persa nei miei disegni, un cliché forse del “disegnavo sempre”, ma i miei disegni erano le mie storie, quelle che immaginavo e fantasticavo. Disegnavo sempre davvero, alla scuola materna, alle elementari, a casa…andavo bene a scuola, ma ad ogni pausa scarabocchiavo qualcosa. Con il tempo mi sono avvicinata alla pittura, sperimentando con acrilici, tempere e acquarelli e frequentando corsi dopo scuola. In adolescenza, la passione per la fotografia ha fatto emergere il mio interesse per la moda, affascinandomi con le sue infinite possibilità creative. Ero rapita da quei programmi americani sulla moda che MTV mandava e riuscivo a sognare ad occhi aperti.

Quando è stato fondato il brand e dove avviene la produzione?

Il brand è stato lanciato ufficialmente nel settembre 2020, con il debutto in passerella a Palazzo Brancaccio durante la Roma Fashion Week di Altaroma. Prima del lancio, ci sono stati mesi di intenso lavoro dietro le quinte: lo studio dell’identità del marchio, del messaggio che volevo trasmettere attraverso le mie creazioni, e la ricerca di un logo che fosse distintivo, riconoscibile e che mi rappresentasse pienamente. La produzione, rigorosamente Made in Italy, è affidata all'azienda di famiglia, che da oltre venticinque anni si dedica all’alta confezione, mantenendo viva la tradizione del tailoring italiano. Il nostro core business è rappresentato dallo studio minuzioso del capospalla, tra cui cappotti, blazer e completi. Francesca Cottone (il brand) non si limita a creare abiti, ma vuole narrare una storia di identità e di tradizione. Il target di riferimento, che si estende dalla raffinata golden age coreana ai consumatori globali più attenti, comprende coloro che sanno apprezzare la sartoria. Questo target, cerca capi che parlano di cura artigianale e di un'estetica pulita, capace di valorizzare l'individualità senza fronzoli.

Tre aggettivi per descrivere il brand Francesca Cottone?

Minimal, accurato, fine.

Cosa significa per te artigianalità?

Per me l'artigianalità nella moda rappresenta la qualità; significa creare con passione, amore, con attenzione ai dettagli e significa avere rispetto per la tradizione e per quelle caratteristiche che hanno sempre contraddistinto l’Italia. Credo che l'artigianalità riesca ad unire la creatività e la tecnica, e il valore aggiunto che possiamo dare noi giovani è quello di ristudiarli e rilanciarli in una chiave moderna, fresca, mantenendo elevata la qualità di ogni prodotto.

Il vostro Made in Italy si riconosce per?

Mi piace definire il mio brand “timeless”, ovvero senza tempo. Credo che un buon prodotto Made in Italy debba rimanere invariato, nonostante il passar del tempo, e anzi, acquistare ancora più valore. Questo è uno dei miei obiettivi: creare capi senza tempo, degli evergreen. Francesca Cottone si rivolge a un pubblico globale, dove lil minimalismo e l'eleganza dialogano con culture diverse, creando una sintesi perfetta di tradizione e innovazione. Il brand parla a chi è alla ricerca di un'eleganza che trascende il tempo e le tendenze, un'eleganza che vive nell'essenza stessa del design e nella cura artigianale dei dettagli.

Le collezioni firmate Francesca Cottone si caratterizzano per essere un mix eclettico di design, attenzione al dettaglio, ampie palette colori e ricercatezza dei tessuti. Quali sono i tessuti che prediligi?

Mi piace moltissimo fare ricerca tessile. Nelle collezioni estive prediligo il 100% lino o il cotone riciclato, come quello usato per la mia ultima collezione SS25, presentata a Seoul, entrambi con un’ampia palette colori. Per gli invernali, amo trattare l’eco-pelle, viscose e frescolana per i completi, lane pesanti ed eco-pellicce per i cappotti. L'attenzione ai dettagli è anche molto importante nella ricerca dei tessuti. I capispalla di Francesca Cottone non sono solo un esercizio tecnico, ma un'arte che trasforma il tessuto in vestibilità. È qui che emerge il vero potere della semplicità: nella capacità di creare capi che sembrano fatti su misura. La collezione minimal del brand esprime un equilibrio perfetto tra forma e sostanza, dove ogni dettaglio è studiato con cura. Qui, i colori tenui si sposano armoniosamente con un design che esalta l'essenzialità. Le tinte delicate e neutre—dal beige morbido ai grigi sofisticati—creano una palette cromatica che amplifica l'eleganza naturale dei capi. Non ci sono eccessi, solo una sobrietà pensata per esaltare la bellezza di chi li indossa, lasciando che la personalità emerga con garbo e senza ostentazioni.

Hai frequentato l’Istituto Marangoni dove hai studiato Fashion Styling, successivamente ti sei laureata in Fashion Design. Quali sono gli insegnamenti che ti sono tornati utili per fondare il tuo brand?

Ho appreso molto attraverso la mia gavetta negli uffici di moda e la mia esperienza come stylist junior per diversi brand e ho imparato ad avere tanta costanza e coraggio e, soprattutto, tanta forza di volontà, capace di tenere alta la motivazione, perché non è sempre facile, e la motivazione è capace di elevare tutti questi valori.

Data la tua giovane età quali difficoltà hai dovuto riscontrare e attraversare per fondare il tuo brand?

Una delle sfide più grandi è stata sicuramente cercare di emergere in un settore competitivo e saturo come quello della moda. Ma credo e spero che con perseveranza, studio e tenacia il proprio spazietto si riesca a prendere. Ho imparato che la determinazione, la passione e la motivazione soprattutto, sono fondamentali. Gestire tutto, dal design alla produzione, è stato ed è tuttora impegnativo. Ho dovuto creare una rete di collaboratori e capire come bilanciare fiducia, creatività e sostenibilità economica. Non è stato facile, ma ogni ostacolo mi ha aiutata a crescere e a rafforzare la mia visione del brand.

Consigli per i giovani che intendono fondare un brand nel mondo del fashion?

Credo che uno dei consigli più importanti, che posso dare, sia quello di creare un'identità forte e riconoscibile, che rappresenti davvero chi si è e cosa si vuol comunicare attraverso il proprio brand. Essere curiosi. Cercare il confronto e non averne paura, è anche grazie a questo che si cresce e si imparano cose nuove. Ma due cose sono per me imprescindibili da tutto: l’educazione e il rispetto verso gli altri.

Le tue campagne vendita hanno toccato città della moda come Seoul, New York, Milano, Parigi. Differenze tra mercato italiano ed estero?

Credo che il mercato della moda italiano si distingue per il forte legame con tradizione e lusso, dove ogni capo racconta una storia di cultura e maestria. Oggi pare stia tornando quella passione e quell’attaccamento per la sartoria intesa come abilità pratica, che dà più valore agli abiti, un ritorno alla tradizione che si era persa e che sta tornando con questo amore del Made in Italy che viene richiesto in quasi tutto il mondo. All’estero, in mercati come quello americano o asiatico, prevale a mio parere l'innovazione e la sperimentazione. Mentre in Corea ho notato una maggiore apertura al mix di stili e curiosità per la moda concettuale. La moda coreana si distingue per la sua attenzione al dettaglio, sperimentando silhouette, colori e materiali, influenzata ovviamente dal K-fashion e dallo street style. Questo la rende dinamica e all'avanguardia delle tendenze globali. In mezzo a tendenze fugaci e paesaggi in continua evoluzione, il minimalismo si impone come un faro di eleganza e raffinatezza. Le linee pulite e sobrie, che definiscono ogni capo della mia nuova collezione, incarnano questa estetica senza tempo, capace di resistere al passare delle mode e alle sfide del tempo.

La capitale della moda secondo Francesca?

Ormai nel 2024 possono essere considerate “capitali della moda” molte città, ognuna caratterizzata da un concept riconoscibile e contestualizzato al momento sociale e/o storico del paese. Potrebbe essere capitale della moda Parigi, considerata regina dell’alta moda. Milano, con il prêt-à-porter e l’eccellenza della qualità del Made in Italy; o Londra con la sua moda audace e più sperimentale; o New York con il focus su innovazione e accessibilità e molte altre. Credo che ognuna di queste città abbia un ruolo nel definire le tendenze globali. Parlando personalmente, la Milano fashion week ha il mio cuore, forse perché a diciotto anni mi sono trasferita a Milano proprio per studiare moda e ho fatto i miei primi lavori durante la fashion week.

Ho avuto la fortuna di debuttare in passerella con Altaroma nel 2020, per poi sfilare a Milano con la Mazzini Eventi Production per un progetto organizzato da MGA Entertainment. Successivamente ho portato la mia collezione SS24 a New York, a Manhattan nel settembre 2022, e oggi sono appena tornata dalla mia ultima sfilata a Seoul, in Corea. Esperienza emozionante, che come sempre mi lascia un’enorme carica emotiva. Aver conosciuto nuove persone del settore, confrontarmi con altri addetti ai lavori, è stata una settimana di crescita e formazione. In un'epoca in cui tutto cambia e si evolve rapidamente, c'è una bellezza immutabile che resiste e si rinnova. La mia nuova collezione celebra proprio questo: la fusione tra il "tempo e l'essenza", le qualità senza tempo che rimangono salde anche mentre il mondo intorno a noi si trasforma.