Federcontribuenti ha inaugurato un'iniziativa all'avanguardia, che mira a trasformare terreni agricoli abbandonati in risorse produttive attraverso la coltivazione del bambù gigante. Marco Paccagnella, presidente dell'associazione, ha presentato il progetto illustrando come questa soluzione possa contribuire alla riforestazione e alla sostenibilità economica.

Secondo un rapporto Agea 2023, in Italia ci sono circa 3,6 milioni di ettari di terreni agricoli inutilizzati, e questo progetto intende sfruttarli per la coltivazione del bambù Moso. “Il bambù gigante è una pianta rizomatosa che ricresce più forte dopo il taglio, rendendola una risorsa sostenibile con oltre 1500 usi brevettati”, spiega Paccagnella sottolineando che questa “È un'ottima alternativa alle materie prime inquinanti, promuovendo un'economia circolare e prodotti interamente Made in Italy”. È un materiale ecologico poiché rigenera rapidamente e non richiede pesticidi o fertilizzanti chimici.

Un aspetto chiave del progetto è la capacità del bambù di assorbire CO2, conforme alla normativa UNI/PdR 156/2024, sviluppata dal Politecnico di Milano e validata dall'ente certificatore Rina. Questo permette agli agricoltori di partecipare al mercato della compensazione della carbon footprint, convertendo l'assorbimento di CO2 in carbon token vendibili. Per le imprese, compensare le emissioni di CO2 non solo migliora la reputazione aziendale, ma facilita anche l'accesso a finanziamenti green con condizioni vantaggiose.

Paccagnella descrive il progetto come “complesso e ambizioso”, evidenziando le opportunità che offre nel settore della green economy. Federcontribuenti supporta i propri associati con un team di esperti, facilitando l'ingresso in questo innovativo mercato. Un ulteriore vantaggio del progetto è la creazione di un marketplace per la cessione dei crediti fiscali derivanti dalle attività di riforestazione con il bambù, migliorando la liquidità delle aziende e incentivando ulteriori investimenti in progetti sostenibili.

Ma cosa rende il bambù gigante, in particolare il Moso, una scelta così efficace per questo tipo di progetto? Conosciuto anche come Phyllostachys edulis, il bambù Moso è una delle varietà più importanti tra le 1500 presenti sulla Terra. Con foglie leggere e fitte, può raggiungere i 20-25 metri di altezza con diametri che variano dagli 8 ai 14 centimetri. Oltre alla sua capacità di assorbire CO2 in misura maggiore rispetto a una foresta tradizionale, il bambù Moso è molto resistente, molto più resistente e versatile di alcuni legni pregiati trovando applicazione in oltre 1500 usi industriali e manifatturieri, dal tessile all'agricoltura, fino alle costruzioni.

Dal punto di vista botanico, il bambù appartiene alla famiglia delle graminacee ed è classificato come un’erba piuttosto che un legno. Le diverse specie di bambù variano notevolmente in termini di dimensioni, colore e proprietà meccaniche. Ad esempio, alcune specie giganti possono raggiungere i 30 metri di altezza, mentre altre non superano il metro.

Le dimensioni e la qualità del bambù possono variare anche in base alle condizioni climatiche: i culmi più grandi si sviluppano in climi fertili e umidi, mentre quelli più piccoli in climi aridi. I rizomi del bambù, che sono parti sotterranee delle piante, ancorano il bambù al suolo e ne facilitano la crescita. Questa caratteristica rende il bambù particolarmente adatto alla riforestazione su terreni poveri, aiutando a stabilizzare il suolo e ripristinare le falde acquifere. A differenza di un albero, il culmo del bambù non cresce in spessore, ma in lunghezza, con le varie sezioni del gambo già presenti fin dall'inizio e che si sviluppano come i tubi di un telescopio.

Con questo progetto, Federcontribuenti non solo promuove la sostenibilità ambientale, ma anche lo sviluppo economico delle PMI agricole italiane, puntando a un futuro più verde e prospero. Per ulteriori dettagli, è possibile consultare la piattaforma dedicata ai calcoli dei carbon credit all'indirizzo Federcontribuenti Carbon Credit.