Quest'estate, trovando un po' di tempo libero e approfittando di un fresco giardino, ho temporaneamente accantonato i miei studi sui sistemi complessi per dedicarmi alla lettura di due libri. Il primo è il monumentale romanzo di Riccardo Bacchelli, Il mulino del Po, che intendevo leggere da tempo, essendo stato affascinato dalla sua prosa in Il diavolo di Pontelungo. Il secondo è il manuale universitario di Dee Unlaub Silverthorn del 2020, Fisiologia umana. Un approccio integrato, Pearson Italia, che ho deciso di studiare per superare il disagio di non comprendere come vorrei le spiegazioni dei medici che mi curano.
La lingua di Bacchelli è ampia, rigogliosa, analitica, con giravolte e sospensioni che bisogna seguire con partecipazione totale. Uguale attenzione richiede il libro di fisiologia, anche se ho scoperto che sono sufficienti conoscenze di base di fisica e chimica per leggerlo senza difficoltà.
Con sorpresa, già nel primo capitolo del manuale, la complessità è tornata a farmi visita, quando l’autrice afferma:
Molti sistemi complessi (inclusi quelli del corpo umano) possiedono proprietà emergenti, cioè proprietà che non possono essere previste esclusivamente sulla base della conoscenza delle componenti individuali del sistema. Una proprietà emergente non è una proprietà di ciascuna singola componente del sistema ed è più grande della semplice somma delle parti individuali del sistema. Le proprietà emergenti derivano da interazioni complesse e non lineari tra diversi componenti. […] Chi avrebbe potuto prevedere che la giusta combinazione di elementi in molecole e l'assemblaggio delle molecole potrebbe tradursi in un organismo vivente? Fra le proprietà emergenti più complesse degli esseri umani vi sono le emozioni, l'intelligenza e altri aspetti del funzionamento cerebrale, nessuno dei quali può essere previsto dalla conoscenza delle proprietà individuali delle cellule nervose. […] ora gli scienziati si stanno rendendo conto che il fatto di sapere che una proteina viene prodotta in una particolare cellula non è sempre in grado di dirci il significato di quella proteina e per quella cellula, tessuto o funzione dell'organismo. (pp. 1-2)
L’autrice avverte che lo studio della fisiologia del corpo umano richiede di considerare vari livelli di organizzazione: molecole, cellule, tessuti, organi, apparati, organismo, popolazione, e, anche se l’oggetto dello studio sono gli apparati del corpo umano (circolatorio, digerente, endocrino, immunitario, ecc.), bisogna continuare a spostarsi da un apparato all’altro per tener conto delle loro interazioni, e muoversi verso l’alto e verso il basso dal momento che le funzionalità degli apparati sono determinate da ciò che avviene negli altri livelli. Ad esempio, la variazione della pressione sanguigna (apparato circolatorio) è influenzata dai liquidi corporei, il cui volume è regolato dai reni (apparato urinario). Inoltre, il volume dei liquidi è influenzato dalla sudorazione (funzione dell’apparato tegumentario). Per dar conto di questa complessa materia la lingua italiana non è sufficiente: è necessario descrivere disposizioni spaziali, strutture, processi e cicli con una dovizia di immagini, diagrammi e tabelle.
La difficoltà di tener conto di una molteplicità di interazioni tra livelli diversi di analisi mi ha ricondotto a un articolo del 2005, ripubblicato nel 20181 , in cui Edgar Morin, nume tutelare della complessità, distingue tra una Complessità Ristretta e una Complessità Generalizzata.
La Complessità Ristretta si basa sul concetto di sistema complesso, i cui comportamenti sono difficili da analizzare e prevedere per il gran numero di interazioni non-lineari e per i sottosistemi annidati uno nell’altro, ognuno con specifiche proprietà e funzionalità. Tuttavia, secondo Morin, la Complessità Ristretta, focalizzandosi sulle ‘leggi della complessità’ rimane all’interno del programma scientifico della scienza classica.
Afferma Morin (tradotto dal francese):
Quando cerchiamo le leggi della complessità, continuiamo ad appendere la complessità come una specie di vagone dietro la vera locomotiva, quella che produce le leggi. Si è formato un ibrido tra i principi della scienza classica e i progressi che si spingono oltre. In realtà, evitiamo il problema fondamentale della complessità, che è epistemologico, cognitivo, paradigmatico. In un certo senso, riconosciamo la complessità, ma decomplessificandola. Di conseguenza, apriamo la breccia, poi cerchiamo di tapparla: il paradigma della scienza classica rimane, solo incrinato. (p.9)
La ricerca delle leggi dei sistemi complessi odora troppo di determinismo riduzionista. Afferma Morin che:
Al principio del determinismo generalizzato si deve sostituire un principio che concepisce una relazione tra l’ordine, il disordine e l’organizzazione. Rimanendo ben intesi che l’ordine non significa solo leggi, ma anche le stabilità, le regolarità e i cicli organizzatori, e che il disordine non è solo la dispersione, la disintegrazione, ma può essere anche l’incidente, le collisioni, le irregolarità. (p.9)
Insomma, secondo i principi della complessità generalizzata ciò che va ricercato sono le forme in cui si esprimono le relazioni organizzative tra ordine e disordine. Mi preme sottolineare che l’ampliamento dell’oggetto di studio dalle ‘leggi della complessità’ alle ‘forme della complessità’ non è una questione che riguarda solo scienziati e ricercatori, ma è una indicazione per tutti noi: è un invito a cogliere la ricchezza del mondo con uno sguardo nuovo, a considerare nella nostra esperienza quotidiana l’importanza del dettaglio, della singolarità, della varietà, del caso, delle sfumature, della individualità, e il loro ruolo nella costruzione delle forme con cui si manifesta la ricchezza del mondo intorno a noi.
Devo dire che per lunghi anni, influenzato dalla mia passione per la fisica, avevo riservato l’esplorazione delle forme della complessità all’arte e alla letteratura, mentre nello studio dei sistemi complessi mi dedicavo a formulare regole e leggi generali, possibilmente in linguaggio matematico. Ora, nei silenziosi pomeriggi estivi, riscoprivo in un manuale di fisiologia cosa significa conoscere in pratica la varietà delle forme emergenti. Cosa ancora più inaspettata, con un certo godimento, ritrovavo che tra un testo letterario (Il mulino del Po) e un testo scientifico (il manuale di biologia) vi sono molte più parentele di quante ne potessi immaginare.
Note
1 Edgar Morin (2018), “Complexité restreinte, complexité générale", in Edgar Morin et Laurent Bibard (sous la direction de), Complexité et organizations. Faire face aux défis de demain, Groupe Eyrolles, Paris, 2018, pp. 3-33.