L’undicesima tappa del progetto Journey into Fragility, curata da Joachim Arndt, si è appena conclusa in Brasile – dopo Ghana, Svizzera, Madagascar, Abu Dhabi, Cina, Singapore, Costa Rica, Galles, Islanda e Francia – e si è ispirata alla settima tesi della Carta per la Terra e per l’Uomo di Massimo Marasso: L’antropocentrismo, fenomeno che connota in profondità la civiltà occidentale degli ultimi secoli, è il responsabile principale della crisi ecologica.
Il tema della tappa in Brasile è stato l’antropocentrismo, inteso come elemento caratterizzante della culturale occidentale e come coscienza collettiva in rapporto al sistema ecologico, sociale e culturale. Il progetto si è concentrato sulle aree urbane, giacché quasi il 50% della popolazione mondiale vive nelle città, e sulla giustapposizione tra diverse realtà sociali e culturali che caratterizzano la vita nelle metropoli. L’undicesima tappa si è svolta a Rio de Janeiro e San Paolo (Brasile), due delle città più popolate al mondo, che stanno vivendo un forte boom economico accompagnato da forti ineguaglianze sociali. La tappa di Journey into Fragility ha fatto parte del progetto di Transnational Dialogues Caravan Brazil: Change Utopia, durante il quale artisti, filosofi, ricercatori, attivisti e professionisti sono stati invitati a discutere e criticare la realtà presente per immaginare alternative future e cercare insieme nuove scale di valori.
Le due settimane in Brasile hanno permesso di entrare in contatto sia con diverse realtà artistiche alternative sia con centri d’arte istituzionali come Punto Aurora, PIVO Gallery, SESC Pompeia, Phosphorus, Casa do Povo a San Paolo and Studio – X, Fabrica Bhering (TAL), MAR (Museo de Arte do Rio), MAC (Museo de Arte Contemporanea), Casa Giromundo a Rio de Janeiro.
Per il progetto Journey into Fragility è stato particolarmente interessante il dibattito The Urban, Communities and Education che si è tenuto a SESC Pompeia (San Paolo), durante il quale si è discusso del significato di partecipazione civile e protesta e sul ruolo dell’arte come elemento trasformatore della protesta in attivismo sociale costruttivo. Nello Studio-X (Rio de Janeiro) l’incontro si è focalizzato sugli interventi artistici e i processi di rigenerazione urbana, enfatizzando la complessità delle realtà urbane come l’interconnessioni tra diversi strati sociali, influenze politiche ed economiche. Grazie a questa tappa Journey into Fragility collaborerà con diverse realtà artistiche brasiliane al fine di ideare e realizzare una piattaforma interattiva sulla coscienza collettiva.
Per la dodicesima e ultima tappa di Journey into Fragility Maria Rebecca Ballestra realizzerà un progetto collaborativo coinvolgendo artisti da tutto il mondo. Il lavoro finale NOWHERE consisterà di una mappa di costellazioni dove ogni stella sarà un’opera d’arte 5 x 5 cm realizzata da un diverso artista. Ogni opera sarà ispirata al problema ambientale del buco dell’ozono e/o alla decima tesi della Carta per la Terra e per l’Uomo: Puntare ad una restaurazione di forme del passato o perseguire un ideale di armonia spontanea con la natura equivale a compiere un consolatorio salto fuori dal nostro orizzonte storico. Gli artisti che hanno già aderito al progetto sono: Elsa Cha, Anders Andreas, Vittore Baboni, Marie Denis, Virginia Zanetti, Rachela Abbate, Flavia Bigi.
Per maggiori informazioni:
AdAC (Archivio d’Arte Contemporanea)
Università degli Studi di Genova
Via Balbi, 4
16126 Genova
T: +39 0102095978
journeyintofragility@gmail.com
www.journeyintofragility.com