Si chiama Codice Rosso e, non a caso, è l’ultimo provvedimento in vigore in ordine di tempo in Italia per contrastare la violenza sulle donne. Non è un caso perché l’Italia da anni fa segnare numeri ancora troppo lontani dalla norma (se di normalità si può realmente parlare in questi contesti).
Nei primi mesi del 2024, ad esempio, sono 20 le donne morte in Italia, di cui almeno 18 uccise in ambito familiare e affettivo. Il primo caso è stato quello della 71enne Rosa D’Ascenzo, uccisa dal marito che poi ha simulato una caduta dovuta a un malore. L’uomo è stato scoperto, l’avrebbe uccisa con un utensile di casa, forse una padella. Poi i casi sono aumentati.
Ha fatto molto scalpore, ad esempio, l’omicidio di Sara Buratin, 41enne uccisa in casa della madre. L’omicidio è avvenuto ad opera dell’ex compagno che poi è fuggito e si è suicidato lanciandosi nel fiume che lambisce la cittadina di Bovolenta, in provincia di Padova. La donna, mamma di una bambina di 15 anni, è stata uccisa con diverse coltellate.
Il 5 aprile scorso, infine, si è segnato alle cronache un altro femminicidio. A morire è stata Nathalie Laisne, 22 anni, trovata morta in una chiesetta diroccata a La Salle, in Valle d’Aosta. È stato accusato per il femminicidio un ragazzo di 21 anni, italiano con origini egiziane, poi scappato in Francia.
La lista, purtroppo, è lunga. Nel 2024, in neanche 5 mesi, sono stati commessi 60 omicidi, 3 in più rispetto all’anno precedente. A riportarlo è il report del Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale. Dal primo gennaio, inoltre, gli omicidi commessi in ambito familiare o affettivo sono stati 29, uno in più rispetto all’anno precedente, di cui, come detto, 18 sono donne, due in meno però rispetto all’anno 2023.
In diminuzione anche le uccisioni commesse da partner o ex che fanno segnare quota 8, cinque in meno all’anno scorso. In totale, gli omicidi volontari commessi in Italia nel 2023 furono 334, tra cui 120 donne, di cui 97 morte in ambito familiare o affettivo.
Numeri che fanno rabbrividire, seppure in certi casi in flessione. Importante, inoltre, sottolineare la differenza di termini utilizzati in questi report. Come ha evidenziato la campagna “Basta!”, infatti, come “femminicidi” si identificano in senso stretto solo quei casi in cui il partner o ex o un altro soggetto in ambito familiare/affettivo uccide una donna, in special modo quando il movente è legato ad una voglia di possesso o ad una incapacità di accettare la separazione.
Ed è sulla scorta di tutte queste considerazioni che nel 2019 in Italia è entrato in vigore il Codice Rosso prima menzionato. La Legge italiana, infatti, ha ampliato di gran lunga le fattispecie di reato per quanto riguarda le violenze ai danni delle donne. Sono stati aggiunti i reati di sfregio del volto, diffusione illecita di immagini o video (il cosiddetto “revenge porn”), costrizione o induzione al matrimonio e violazione dei provvedimenti di allontanamento. Aumentate anche le pene, che arrivano anche a sanzioni pecuniarie di 15mila euro e condanne in carcere fino a 14 anni. Un primo passo per una lotta che, tuttavia, non può e non deve riguardare solo le istituzioni e i tribunali.
Un cambiamento radicale, infatti, deve necessariamente passare dalla società civile, dalle famiglie e dalle scuole. Un cambiamento culturale radicale nella concezione della donna e dei sentimenti, a volte esasperati e analizzati in maniera errata. Un grido d’allarme che hanno colto in particolare le associazioni italiane che, negli ultimi anni, hanno aumentato il loro impegno con iniziative, anche “fai da te”, molto innovative.
Da anni, ad esempio, l’associazione Donnexstrada ha attuato un particolare progetto che consente alle ragazze in strada che si sentano in pericolo di trovare “compagnia telefonica” mentre sono sole, a qualsiasi ora del giorno, fino al loro rientro a casa.
Su questa falsariga è anche l’iniziativa “Scrivimi quando arrivi”, lanciata da una studentessa di Bologna, Samia Outia, che ha creato un gruppo Whatsapp in cui le ragazze in qualsiasi momento possono scrivere e cercare sostegno e compagnia mentre sono in strada e si sentono seguite o in pericolo. “Scrivi quando arrivi” è, infatti, il messaggio che si invia quando si torna a casa e si è al sicuro.
Degna di nota è anche l’iniziativa di Differenza Donna con Dedem e DMP Electronics. Grazie a questo progetto, in tutta Italia sono state installate circa 50 cabine fototessera con all’interno uno speciale bottone: basterà entrare, pigiare sulla “Pink Box” e aprire il collegamento con il call center 1522, il numero nazionale antiviolenza e stalking.
Un’oasi di sicurezza in mezzo alla quotidianità, perché, in fondo, la violenza sulle donne è, purtroppo, realtà di tutti i giorni. La violenza sulle donne è in mezzo a noi, nei ceffoni dati alle fidanzate, negli spintoni dati alla moglie, nelle offese e nelle accuse alle ragazze. La violenza è di bocca, di mente, di mani.
Non c’è altra via: bisogna cambiare le coscienze. La ferita è profonda ma siamo ancora in tempo per passare da Codice Rosso a Codice Verde.