L'architettura influenza le forme del costume e della moda dalle gradinate delle Ziggurat (citta Sumere) che sembrano dividere in balze il corpo della Kaunakes (Costume Sumero in lana e pelle di pecora) alle guglie dello stile Gotico che si modellano nella veste allungata del Bliaut (1) fino al concetto essenziale della divisa e del guardaroba modulare dell'Era Moderna che riprende il Modernismo dei Grattacieli di Ludwig Mies Van der Rohe.
Nascita della sartoria nel tardo gotico: la moda come maniera nasce in questo periodo
Nella moda e nel costume più in generale vi sono lavorazioni e raccordi produttivi che si connettono ad un sistema di comunicazione legato ad altri mondi e che attraverso lo stile si producono nell’abbigliamento. Nella statuaria greca, ad esempio, possiamo osservare la statua della Kore n. 670, risalente al 520-510 A.C., la quale indossa una veste in maglia i cui intrecci di tre fili di ordito su tre di trama parlano di un rapporto ti tre su tre oppure di tre su sette. Tale proporzione pare sia data dalla numerologia di carattere religioso. Anche oggi marchi come Off-White usano grafiche il cui significato arriva da un altro contesto come quello delle insegne stradali e aeroportuali e comunque rimandano ad altri mondi a cui ispirarsi.
Il Transport Alphabet e il Rail Alphabet, creati dallo studio di grafica di Jock Kinneir & Margaret Calvert, hanno influenzato lo stile di Virgil Abloh che, come laureato in architettura all’Illinois Institute of Technology di Chicago, era a conoscenza di questi importanti studi di grafica legati alla rete autostradale del Regno Unito, negli anni ’50 e al sistema ferroviario e poi anche aeroportuale.
Le grafiche e le lingue nei loro diversi idiomi sono state sempre presenti nella storia dei linguaggi della moda. Valentino Garavani creò, in concomitanza con la prima del Golfo, per la Haute Couture, Primavera/Estate, 1991, un abito da sera, per il gran finale, che riportava la parola “Pace” nelle principali lingue del mondo. Fu invece Christian Dior, per la sua Couture della Primavera/Estate del 1951, che omaggiava la linea “Naturale” e la linea “Ovale” a creare un abito da cocktail, fondo bianco crema, con grafica nera, che riportava, in ideogrammi del cinese arcaico, il testo dei sintomi di un improvviso mal di stomaco nell’abito denominato “Quiproquo”. Il testo in questione deriva dalla "Lettera di Bellyache" presumibilmente fatta da Zhang Xu (VIII sec.), Un maestro del corsivo (il "Santo maledetto") durante la dinastia Tang.
Prima ancora Elsa Schiaparelli, nel 1927, creò il concetto di maglieria trompe l’oeil, attraverso le abili mani di una magliaia armena in esilio a Parigi: Aroosiag Mikaelian, detta Mike, che con una complessa tecnica di legatura da doppio filo riuscì a realizzare il profilo di una camicia con fiocco e polsi, portata sotto una maglia, realizzandola solo in termini di effetto ottico, bicromatico, dunque puramente grafico. Sempre Schiaparelli, nel 1935, creò la prima stampa di un giornale, su un tessuto.
La seta in questione venne sovraimpressa con gli articoli che riguardavano, la fortuna critica della stessa sarta di origini italiane.
Per Schiaparelli il lavoro illusorio si fece strada attraverso le collaborazioni con i rappresentanti del Surrealismo: Dalì, Man Ray, e con autori come Jean Cocteau che elaborarono per essa profili di donne che divenivano vasi fioriti a seconda del punto di osservazione.
La storia della grafica è stata influenzata grandemente dalle lezioni autoriali della regina del Rosa Shocking. John Galliano ha fatto della stampa del giornale, sul tessuto, un suo medium narrativo. Franco Moschino, ha usato le pagine della Gazzetta per un suo celebre tailleur “Rosa” del 1993, Gli abiti di questo irriverente creativo, originario di Abbiategrasso, venivano ricamati con il loro prezzo in bella vista o con slogan che ben presto diventavano dei cult: “La classe non è acqua”, stampato sui costumi da bagno, la storpiatura del suo cognome in Moschifo, fino a slogan come “Fashion Fashioff”, “Bullchic” o “Stop the fashion system!”.
Yves Saint Laurent omaggiò Cocteau nella FW 1980/81 citando la “Schiap” (così veniva soprannominata) della FW 1937/38 sopra citata.
Oggi la T-Shirt è comunicazione grazie al linguaggio dichiarativo di soggetti creativi come Katharine Hamnett e al lessico dei processori provocatori della moda.
Da quando lo scrittore F. Scott Fitzgerald ha utilizzato la parola “T-shirt” per la prima volta nel suo romanzo del 1920 “This Side of Paradise”, questo semplice capo ha acquisito un’importanza sempre maggiore rappresentando il perfetto esempio di come la moda possa offrire molto più del “semplice” abbigliamento.
Le t-shirt sono divenute una tela per trattare temi sensibili come quello dell’AIDS, e a dimostrare ciò c’è una storica foto di Nelson Mandela che indossa una t-shirt bianca con una copy che recita “HIV Positive”.
Virgil Abloh l’ha utilizzata per raccontare gli stadi di coscienza che può raggiungere la nostra società attraverso una scritta creata per il Rapper Frank Ocean, nel 2017, e che affronta il tema ancora scomodo dell’omosessualità, specialmente nel mondo Rap. Su di essa ha posto il seguente messaggio: «Perché essere razzista, sessista, omofobo o transfobico quando potresti semplicemente stare zitto?» Questa è la misura di ciò che può aiutare ad uscire dall’equivoco attraverso la conoscenza che ciò che si indossa ci informa, da sempre, sugli stati d’essere del nostro viverci abitanti della storia e al contempo traghettatori dell’equivoco, impostati per il “Quiproquo” ma per favorire il discernimento verso il chiarimento.