Ancora oggi, anche se camminiamo in pieno in un nuovo millennio, restiamo legati a certe usanze e credenze che sono in fondo radicate nella nostra cultura e risalgono alla notte dei tempi; un legame che spesso è anche difficile da spiegare.
Ci sono degli usi che si attribuiscono, in un certo senso, al soprannaturale, ad un qualcosa che "non può essere spiegato con la ragione", e lo definiamo come parte ancestrale del cammino umano, legato ad un tempo in cui la vita intera era scandita da quello che chiamiamo superstizione o, da quelle credenze che portano bene e male o cose da fare o non fare per attrarre la fortuna o allontanare la cattiva sorte. Ci credo o non ci credo, non ci credo ma non si sa mai… Non è vero ma ci credo, dopo tutto non si sa mai... A voi la scelta.
Ma andiamo a scavare nel significato profondo e nascosto di queste superstizioni e dei relativi rituali, senza cadere, naturalmente, nell'imbroglio.
Ci sono dei riti, gesti che si fanno, parole che si dicono, atteggiamenti, simbologie legate alle circostanze dell’anno, alle stagioni, o alle feste religiose, ma spesso, in fondo, non ne conosciamo il significato.
Che il gatto nero porti sfortuna è una credenza universalmente nota. Quando il mio gatto nero attraversa la strada, vedo macchine che ancora si fermano meditabonde, ma la via è a senso unico, e resto a guardare prima di attraversare io stessa per dissipare ogni dubbio. Questa superstizione è molto antica ed è legata all'attraversamento della strada da un animale. Nell'antica Grecia, ad esempio, era la donnola che, se e quando attraversava la strada ad una persona, venivano gettati tre sassi oltre quel tratto, prima di passare.
Non si sa il motivo, ma in epoca medioevale, fu il gatto a prendere il posto della donnola, animale altrettanto notturno e predatore. L'ambivalenza del gatto e il terrore delle streghe, in questo periodo, trovano un forte legame; infatti in tutto il folklore europeo questo è l'animale del diavolo e delle streghe, sotto la cui sembianza essi si nascondono per nuocere agli uomini, in modo particolare nelle notti buie.
Rompere uno specchio è considerato un evento che porta molto male e in genere preannuncia la morte di un caro o quella del padrone di casa o, sette anni di sventura. È probabile che le sventure derivino dal fatto che lo specchio sia l'emblema della purezza, della riflessione e della verità, per questo fu sempre usato nelle pratiche divinatorie. Lo specchio rappresentava il doppio spirituale dell'uomo, la sua anima che aveva un'esistenza separata; per questo la sua rottura può essere vista come il frantumarsi dell'anima riflessa e preannuncerebbe la sua disgregazione.
Ma c'è anche un altro rituale che tutti conosciamo: aprire l'ombrello in casa porta male... l'ombrello si ricollega alla specie di parasole cerimoniale che accompagnava, nel passato, il sacerdote quando si recava ad impartire l'estrema unzione; tutto ciò che si ricollega alla morte veniva visto, e forse ancora oggi viene visto, come segno di cattivo auspicio.
Quanti invece passano sotto una scala o la raggirano? La scala appoggiata ad una parete va a disegnare un triangolo, antica figura ritenuta magica. Il passare sotto la scala, sembra che vada a rompere questo triangolo magico; oppure un’altra tradizione ci dice che si vanno a disturbare gli spiriti che salgono in cielo tramite la scala, che è vista nella tradizione come simbolo dell'ascesa al cielo.
Ma anche il pane messo capovolto sulla tavola è interpretato come un cattivo segno: sembra proprio pronunciare il capovolgimento degli interessi della famiglia, un cattivo raccolto o, addirittura la morte del padrone di casa. Ma questa simbologia investe anche la sfera religiosa. Durante la preparazione tradizionale del pane veniva incisa una croce sulla parte superiore della pasta. Per questo motivo tenere il pane rovesciato equivaleva quasi ad una bestemmia. Esiste comunque anche una tradizione alquanto bizzarra, legata al passato: "Non si deve mettere in tavola il pane capovolto perché così viene apparecchiata la tavola del boia". Anche se questo non era vero, l'interesse della credenza sta nell'idea stessa del rovesciamento della sacralità del pane con la negatività del boia.
Presagio di sventura è anche il versare l'olio, i cui effetti negativi si vogliono neutralizzare spargendo sopra del sale. La spiegazione può essere di carattere razionale ed economico, data dal costo di questo prezioso elemento; ma vi si attribuisce, fin dall'antichità, anche una valenza simbolica data dai suoi molteplici usi sia cerimoniali, sia terapeutici. farmaco, lenitivo, combustibile, appare come fondamentale rimedio per molti mali nella medicina antica e in quella popolare. Vi è inoltre l'unzione rituale dei re, quella delle offerte sacrificali, nel corso del tempo l'unzione degli infermi assunse il significato di preparazione alla morte. Quindi il suo significato associato all’estrema unzione venne considerato come segno di sventura.
Concludo, intanto, questa parte sulle credenze legate alla cattiva sorte, augurandovi buona fortuna, con i rituali legati alla fortuna, cioè, a quelle circostanze, gesti e ai quali la tradizione riconosce la capacità di prefigurare il corso favorevole degli eventi o addirittura di poter agire in modo positivo su di essi.
Inizio con lo scongiuro, forse, più conosciuto che è quello di fare le corna. Probabilmente deriva dalla tradizione contadina di appendere un paio di corna di bove alla porta della stalla per proteggere il bestiame dal malocchio; ma anche il gesto stesso del fare le corna era molto diffuso, specie nel sud Italia, per proteggere dal malocchio e tenere lontana la sfortuna. Ma il gesto è legato, in modo particolare, ad un antichissimo complesso rituale incentrato sugli animali (e, appunto, sulle loro corna). In modo particolare viene messa in evidenza la loro forza e vigoria. L'uso di usare un corno come amuleto portafortuna è attestato fin dall'età paleolitica e non si vi si nega anche l'accostamento alla sfera sessuale.
Ma chi non ricorre al toccare ferro per scongiurare le disgrazie che possono derivare dall'incontro con un fattore negativo, come il passaggio di un carro funebre. Il gesto scaramantico attinge comunque al carattere sacro che fin dai tempi più remoti viene attribuito a questo metallo, considerato come elemento sacro capace di emanare energie positive, ma anche negative, forse ricondotte alla possibilità di forgiare con questo metallo potenti strumenti. L'arma distruttiva, però, poteva essere anche rivolta verso gli spiriti maligni e quindi trasformarsi in un amuleto. Infatti, amuleti di ferro sono forgiati in varie forme come protezione dalle forze del male.
E il ferro di cavallo? Forse anche perché rivolto verso l'alto ricorda la forma delle corna e quindi ne assume il potere. Pensate che fin dall'epoca romana aveva un impiego magico. Ma il ferro di cavallo ricorda anche la forma della luna crescente, ma anche i poteri magici del materiale con il quale è fatto. Vi era, comunque, l'usanza di collocare il ferro di cavallo a protezione della casa, in modo particolare rivolto verso l'alto.
Il ragno, invece, porta guadagno. Presagio di buona fortuna non andava ucciso e nemmeno rimuovere le ragnatele dalle stalle. Il ragno, sembra preannunciare il crollo di un edificio e viene, inoltre, usato per curare molte malattie e la sua tela si riteneva che avesse la proprietà di arrestare il sangue delle ferite. Molti dei ragni che comunemente si vedono nelle case ricordano un po' la forma della croce, da qui, forse, l'auspicio di buona fortuna.
Chi non ha mai cercato un quadrifoglio in un prato o, trovandolo per caso, non ha esclamato: che fortuna! Nella tradizione popolare il quadrifoglio tiene lontano il demonio, preserva dai mali o li guarisce e, addirittura, rende invisibile a chi lo porta con sé. Opinione comune e diffusa che guarda questa credenza è legata alla sua rarità nonché alla difficoltà di trovarne uno, anche se sembra già esistente nella Francia del XV Sec. Ma già nell'antichità il quadrifoglio era ritenuto efficace contro i morsi di numerosi serpenti e degli scorpioni.
Voglio terminare con il fiocco appeso alla porta per la nascita di un bambino. Sembra che gli antichi ateniesi avessero l'usanza di appendere alla porta di casa bende e nastri di lana quando nasceva un bambino, per difendere il bambino e la madre da spiriti maligni in un momento così delicato della loro vita. Inizialmente i fiocchi erano di colore bianco, solo in tempi più recenti si è diffuso, dall'Italia settentrionale, l'uso di distinguere il sesso con i colori celeste e rosa.
Ma, i nastri sono legati anche ai pacchetti, ai doni, soprattutto rossi a Natale, quasi simbolo stesso della festività.
Il nastro rosso, infatti, lega la fortuna e ostacola gli influssi del male. È una tradizione inoltre baciarsi sotto un ramoscello di vischio, tradizione che non a caso deriva dalla cultura anglosassone. Gli antichi credevano che il vischio fosse una pianta caduta dal cielo con il fulmine, per le sue proprietà di crescere senza radici, ed era vista come un segno divino per l'albero sul quale cresceva e fin che restava tra i suoi rami, nessun male poteva colpire il dio della quercia.
Ma a chi non è mai caduto del vino sulla tavola e ha detto "è di buona fortuna"? Si crede che il significato benaugurante dello spargere il vino sulla tavola, sia un'eco del culto di Bacco a cui veniva sacrificato il primo vino nuovo dell'anno. Ma il versare del vino non può che significare abbondanza di questo nettare degli dei, quindi indica anche il passaggio dell'abbondanza. Mangiare le lenticchie a Capodanno è forse una delle tradizioni più seguite e forti, non mancano mai nel cenone di S. Silvestro. Infatti sia l'uva che le lenticchie ricordano la forma delle monete che ci si augura siano abbondanti per l'anno a venire. È soprattutto l'uva che viene vista come simbolo di abbondanza e prosperità, ma per essere veramente efficace, nella tradizione romana, l'uva deve essere regalata. Questo fa quindi pensare alle strenne, o doni che gli antichi romani usavano scambiarsi alle calende di gennaio come buon augurio.
Oltre ai buoni auspici e alle credenze legate alla buona sorte, ci sono anche superstizioni legate alla sfortuna, come quello di incontrare una donna o un prete a Capodanno. Il fatto che siano le donne a portare sventura ha origini antichissime nel tempo, forse perché possono ricordare il peccato originale di Eva. Ma anche l'incontro di un prete è ritenuto simbolo di sventura: sembra preannunciare la morte entro l'anno.
Chi non ha mai rovesciato del sale e per allontanare la sfortuna ne ha gettato un pizzico dietro le spalle? Una delle caratteristiche del sale è la sua inalterabilità, assieme alla capacità di conservare i corpi animali dal deperimento; per queste sue caratteristiche di eternità e incorruttibilità, si crede che il sale sia temuto dalle streghe e dal diavolo, per cui il gettare un pizzico di sale dietro le spalle è un rito che va a neutralizzare le forze negative.
Non pretendo di esaurire in queste poche righe il vasto panorama della superstizione tradizionale, voglio concludere anche io con uno scongiuro: incrociando le dita, che vi sia piaciuto questo articolo.