È risaputo che il mondo dell’intrattenimento ha subito, nel corso degli ultimi anni, un ridimensionamento dovuto all’era post Covid. Molte case di produzione e molteplici teatri italiani hanno dovuto fare i conti con un vero azzeramento del sistema. Molti hanno dovuto prendere atto delle problematiche e della crisi, alcuni, imperterriti, hanno continuato a fare dello spettacolo la propria vita.
È il caso del Teatro “Al Massimo” di Palermo. L’autore del progetto dell’attuale Teatro “Al Massimo” (in origine CineTeatro Massimo), è Giovan Battista Santangelo (1889-1966), un ingegnere formatosi alla scuola di Ernesto Basile, da cui trasse lo scrupolo del buon mestiere e l’essenza del gusto.
Il palazzo del Massimo è una mirabile struttura in cemento armato che mostra palesemente quanto l’architetto avesse tratto di positivo dall’esperienza teorica e pratica che s’era fatta in Europa nei decenni precedenti. Dovette guardare a edifici di spettacolo e in ispecie a quel famoso Théatre des Champs Elysée (1910-1911) di Parigi che Perret aveva realizzato con strutture in cemento armato.
Tecnica che s’adattava specialmente alla realizzazione di grandi spazi coperti e nella quale confluiva l’esperienza di architetti quali Guimard e Horta. Quando Santangelo concepì la struttura del Massimo l’Art Nouveau aveva già risolto il problema della conciliazione tra struttura portante e forma architettonica nel senso che la struttura era essa stessa architettura e forma. L’École polytechnique s’era coniugata con l’Académie des Beaux Arts.
Tale conciliata unità è appunto nell’involucro del Massimo, nella tessitura composta e ferma della griglia delle finestre, nell’asciutta profilatura delle alte paraste, nella salda gabbia architettonica che stringe l’insieme. Son ben poca cosa in rapporto alla forte sintassi strutturale dell’edificio le deboli citazioni neocinquecentesche dei frontoncini, quelle ‘Secessione viennese’ dei fregi al colmo delle paraste o quelle tipicamente basiliane delle mensole modulate sulla linea di marcapiano del primo ordine.
Anche nella sala la tribuna superiore è impostata su un asciutto gioco di travi portanti e solamente la curvatura angolare dei palchetti denunzia nostalgie Art Nouveau. L’atelier Bevilacqua provvide a fornire la decorazione che infiorettò la liscia stesura delle pareti. L’aspetto estetico racconta parte della storia di questo frequentatissimo teatro magistralmente diretto da Aldo Morgante; uomo di teatro d’altri tempi, galantuomo e scopritore di talenti. Nella seconda metà degli anni Sessanta Morgante ha i suoi primi esiti nell’attività professionale, come documentarista cinematografico. Su commissione di Enti istituzionali turistici, dirige due film: “La civiltà dei Fenici in Sicilia” e “Gela ieri e oggi”. I film sono girati, in sedici millimetri con Arriflex e colonna ottica. Uno degli impegni professionali più intensi e formativi è il Festival Pop di Palermo nelle tre edizioni ’70, ’71, ’72.
È il terzo grande raduno europeo dopo Woodstock e White, ma in assoluto il primo grande Festival mediterraneo. Morgante, come coproduttore, lavora al fianco di Joe Napoli uno dei più grandi produttori americani. Da Palermo, per merito loro, passano per la prima volta e spesso per l’unica, artisti come Duke Ellington, Aretha Franklin, Elsa Soares. Tra il ’75 e il ’76 dirige il Piccolo Teatro Città di Palermo, nel quale si forma la nuova drammaturgia palermitana. Nella stagione ’77-78 con la Coop. Teatro Studio Uno rileva il Teatro Dante di Palermo con 840 posti, assumendone la Presidenza e la Direzione Artistica sino al 1999, e ne fa, nel giro di pochi anni, uno dei Teatri di distribuzione e di produzione più importanti di Palermo e dell’intero territorio siciliano; la suddetta Coop. Teatro Studio Uno è stata ammessa al contributo dal Ministero per il Turismo e Spettacolo dal 1987 al 1994. Rimarchevole la produzione con la Aldo Morgante Production di Palermo della Compagnia “La principessa della Czardas”, di cui ne ha assunto la Direzione Artistica nella stagione ’87-88, con Orchestra in buca, e Compagnia di canto e recitazione per complessive centoventi persone, protagonista Sandro Massimini, con tournée nei migliori teatri italiani; la suddetta Compagnia è stata ammessa al contributo dal Ministero per il Turismo e per lo spettacolo per la Stagione 1987/1988.
Negli anfiteatri greci della Sicilia ha organizzato e diretto spettacoli di danza classica e moderna. Per sei stagioni ha prodotto e allestito spettacoli con les etoiles: Liliana Cosi e Marinel Stefanescu. Ho avuto il privilegio di lavorare con Morgante, la sua passione e la sua caparbietà permettono alla città di Palermo di godere di un faro teatrale che illumina una intera regione. I corridoi del Teatro “Al massimo” profumano di magia, hanno un cuore antico in quanto arredati con tutte le locandine degli spettacoli che hanno lasciato un segno all’interno di questo importante teatro.
L’impegno professionale di Aldo Morgante nel settore è stato confermato dal fatto che il Teatro “Al Massimo” è adesso un Teatro Stabile riconosciuto dal Ministero per i Beni Culturali, unica realtà siciliana di teatro stabile ad iniziativa privata, che conta al suo attivo circa 12.000 abbonati e produce spettacoli di qualità.
Conta da parecchi anni su di un pubblico particolarmente attento ed affettuoso che segue la sua attività ed esprime il proprio consenso dimostrando in tal senso l’efficienza e l’efficacia del suo operato.
Negli anni 2003 si è inoltre si è occupato della circuitazione degli spettacoli nell’intera Sicilia in qualità di Direttore Organizzativo dell’Ass.ne Circuito Teatro Regione Sicilia, organismo finanziato per il triennio 2003/2005 dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Lunga vita al teatro siciliano, lunga vita al teatro “Al Massimo”!