Da un po’ di tempo si parla delle dichiarazioni del cantautore e chitarrista Alex Britti in merito al fatto che studiare uno strumento musicale uccida l’ispirazione. La frase di Britti è pero solo l’ultimo episodio di una serie di dibattiti che si consuma da decenni tra musicisti.

C’è chi dice che i musicisti che studiano al conservatorio non siano poi capaci di suonare senza leggere uno spartito, o che studiare le regole dell’armonia tolga il piacere della sperimentazione. Si citano le grandi leggende della musica rock che non sapevano leggere uno spartito musicale come Jimi Hendrix, o i geni assoluti come Jaco Pastorius.

Credo che prima di ogni riflessione o schieramento si debba comprendere cos’è lo studio della musica.

Chiunque metta le mani su uno strumento musicale dovrà necessariamente imparare diteggiature, posizioni e accordi. Sostenere che un musicista possa suonare in perfetta incoscienza è profondamente sbagliato.

Si può studiare musica in tantissimi modi: seguendo un corso in una scuola o trascorrendo ore a imparare a orecchio le canzoni dei nostri artisti preferiti, imitare i suoni prodotti dagli altri, cercare scale a furia di posizionare le dita a caso sullo strumento. In entrambi i casi quello che si sta facendo è studiare.

Magari Alex Britti si riferiva allo studiare musica in senso classico, quindi frequentare una scuola, prendere un diploma e conoscere le regole di teoria e armonia.

Studiare teoria e armonia può certamente influire sul processo creativo: mi confronto spesso con un maestro che insegna armonia che ha una conoscenza molto più approfondita della mia in termini di progressioni armoniche, e il nostro approccio alla musica è molto diverso.

Mi è capitato di discutere con lui su una sequenza di accordi che al mio orecchio era corretta, interessante e piacevole ma che lui affermava essere scorretta a livello armonico. La sua conoscenza teorica, la sua oggettività, si è ovviamente imposta sul mio gusto personale.

Durante il processo di composizione, conoscere le regole dell’armonia può aiutare a velocizzare il lavoro, ma procedere a tentativi, per quanto sia un procedimento più lungo, potrebbe consentire di trovare quell’accordo dissonante che può invece dare un tocco inaspettato alla canzone?

Un’altra riflessione da fare riguarda il mestiere di musicista.

Ci sono i musicisti che hanno un’attitudine alla composizione e possono creare una carriera basandosi sulla loro originalità, estro e personalità. In questo caso ogni musicista potrà suonare per tutta la vita senza conoscere le regole teoriche, perché il suo percorso musicale si baserà interamente sulla sua creatività.

Ma un musicista o una musicista che non conosca le regole di teoria e armonia, e che non sia in grado di leggere uno spartito, difficilmente troverà lavoro come orchestrale o turnista a livello professionale.

È altresì vero che possedere una preparazione teorica non significa essere automaticamente in grado di suonare bene. Studiare è un conto, suonare è un altro.

Ho conosciuto musicisti diplomati che non erano in grado di andare a tempo o di improvvisare su un brano: nessun corso di musica può sopperire a una mancanza di esperienza, istinto o talento. Sto seguendo un corso di produzione musicale online con Mark Ronson, il grande produttore che ha firmato dischi come Back to Black di Amy Winehouse o Uptown Funk di Bruno Mars.

Durante il corso, Ronson confessa la sua ignoranza in termini di teoria, ma non sostiene di non aver studiato; ribadisce più volte che studiare musica può anche significare imparare a suonare a orecchio tutte le parti di un disco, per assorbire le progressioni degli accordi e interiorizzarle, in modo da farle proprie.

Grandi composizioni sono nate giocando con una nota sola, così come altre sono frutto dello studio ripetuto e approfondito di una scala (vedi Kind of Blue di Miles Davis); pensare di poter definire a priori se un approccio sia giusto o sbagliato significherebbe negare le infinite possibilità di una forma d’arte.

Personalmente credo che la frase “lo studio uccide la creatività” sia una frase troppo generica per essere dichiarata vera o falsa. Un grande talento può valere di più di tanti anni di studio o tanti anni di studio possono compensare la mancanza di talento?

Lo studio può offrire tantissimi strumenti per stimolare la creatività, di fronte a una tela bianca farebbe una bella differenza disporre di 3 o di 30 colori, di 1 o 5 pennelli diversi, no?

Ma per dipingere un quadro, cosi come comporre una canzone, bisogna avere qualcosa da dire, indipendentemente dagli strumenti a disposizione.