C’è una ballerina che danza con il male, che prende per mano la paura e ne fa arte. C’è una donna, prima di tutto, che spinge la vita sul ciglio del precipizio. E poi volteggia. Lei si chiama Erica Brindisi, ha 32 anni, da cinque e mezzo ha scoperto di avere la sclerosi multipla. “Il 15 settembre 2006 – racconta - i medici mi diagnosticarono la Sm, potrei dirti anche l’ora esatta in cui ciò avvenne. Gli americani hanno l’11 settembre, io ho il 15”. Una forza da dentro le imbriglia i muscoli, le inguanta il corpo che per lei è strumento di lavoro e vita dall’età di sei anni, da quando cioè indossò per la prima volta le scarpette. E’ così la sclerosi, una degenerazione del sistema nervoso che attacca la mielina, la guaina di rivestimento dei neuroni usata dal cervello per trasmettere gli impulsi ai tessuti.

Eppure Erica danza, salta sui tabù della scienza come un'anomalia imprevedibile: lei atleta e lei malata nel fisico. Insieme a suo marito Giuseppe Rossetti, un grande uomo che sta dietro a una grande donna, un giorno del 2010 capì d’essere più tosta è invitò il destino sul palcoscenico. Nacque così un singolare pezzo di teatro danza, una performance che in mezzora di evoluzioni spazza via conformismi e remore: “Decidemmo insomma di mettere in scena la malattia – raccontano Erica e “Giuse” – di farne musica e ballo per dimostrare che la sclerosi multipla si può battere”.

Lo spettacolo si chiama “SMania di vivere” e le maiuscole non sono un refuso. Sul palco ci sono Erica e una stampella, sua compagna di vita dal 2006. L’esibizione dura trenta minuti e sintetizza gli stadi esistenziali della malattia: Scoperta, Accettazione, Sconfitta (morale almeno) del male “che può togliermi le gambe ma non la razionalità”. A margine, di solito, segue un dibattito con il pubblico. Partita da un piccolo teatro di provincia, a Rovoleto di Cadeo nel piacentino, la piéce ha conquistato Vicenza, Rovereto, Forlì, Fontanellato (Parma), Pontenure (Piacenza), Milano, Como, Foggia, Messina, Busto Arsizio (Varese), Parma, Roma. Il ricavato, ogni volta, è andato alle Aism, le sedi locali dell’Associazione italiana sclerosi multipla. Lo scorso 30 novembre, poi, l’apoteosi: esibizione addirittura al teatro “Principessa Grace” del Principato di Monaco alla presenza di Carolina.

Le musiche e le parole le ha composte Giuseppe, la roccia da cui germoglia questo fuscello tenace che è Erica: chi li guarda sente che i due insieme possono tutto con la forza misteriosa di un sorriso e di una follia contagiosi. I testi li ha scritti anche Margherita Gargiulo, che in un passaggio dello spettacolo parla di una notte senza stelle improvvisamente calata sull’anima. “Ma la fiamma della mia danza – è la chiusa – ha trasformato la mia vita in una lunga notte illuminata dalla luce delle stelle, (…) in una porta aperta ad accogliere le mie e le sofferenze altrui”.

Un attimo però. Piano con le lacrime facili: “Ci tengo a non passare per la ‘ragazza coraggio’ - mette in chiaro Erica – per la poveretta che tutti vengono a guardare perché malata, né voglio che si pensi all’utilizzo strumentale della malattia che è e resta un’esperienza drammatica e terribile”. Ma è dalle quinte angosciose della quotidianità, dalle corsie degli ospedali e dai bip delle risonanze che minano lo spirito insieme alla mielina che spicca il volo Erica e quanti vedono nella sua stampella un simbolo.

E’ la vittoria reale di questi “dirty dancing” dell’ostinazione: non la guarigione fisica ma l’assimilazione della malattia, dunque il principio del suo faticoso annullamento. E ancora di più: l’identificazione di centinaia di persone. I teatri d’Italia si riempiono all’arrivo di Erica, la gente scrive sul loro blog cose che teneva dentro chissà da quanto tempo. Erica racconta di giovani che, dopo aver visto lo spettacolo, sono tornati a casa cambiati: hanno tirato fuori la malattia dal fondo della coscienza nella quale l’avevano stipata e, per la prima volta dopo tanto tempo, hanno vissuto.

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