Il nostro corpo come il nostro cuore ha bisogno dello spirito delle parole per ritrovare la forza dei suoni primigeni, per risentire il calore della condivisione e la consolazione del nostro riscoprirci anime antiche.

Non sono parole narranti bensì respiri che prendono linfa dalla vicinanza con il soffio vitale e si fanno percepire come tramite di emozioni, di sensazioni intense e sottili, di lacrime e sorrisi.

Parole che camminano con noi sul tessuto virtuoso dei ricordi e ritrovano una lontana sorgente di innocenza che alimenta il desiderio di bellezza e purissima empatia.

Parole visionarie che sanno spalancare lo sguardo di chi non ritrova più la gioia della leggerezza nel sottile dipanarsi di invisibili fili argentati.

Parole che ci sfiorano nell’attimo fuggente di un gesto, flebili voci che attraversano l’aria come un battito d’ali: minuscola brezza, soffio iridescente che accarezza piccole gioie dimenticate, che accoglie il manifestarsi dello stupore, l’abbraccio della meraviglia anche quando questa si fa compagna del dolore. Stupore e meraviglia ci permetteranno di vedere oltre il visibile.

Lo stupore si manifesta con intensità, quasi con violenza come accade per i grandi sentimenti; è una visione, una epifania che ci fa vedere le cose con occhi curiosi, che ci fa sobbalzare il cuore e rimanere senza le parole che popolano il silenzio: un miscuglio di sorpresa, di straniamento, talora di tenerezza e di gioia. Dolore e felicità si rinnovano nello stupore.

Ci sono parole che, se custodite con cura e gentilezza, germogliano e ci aiutano ad ampliare il nostro sguardo sulla vita, soprattutto su ciò che non riusciamo a comprendere: il male, l’ingiustizia, la fuggevolezza del bello.

È assai piacevole lasciarsi trasportare dalle parole, farsene avvincere, lasciarne libera la potenza, ascoltarne il suono, assecondarle nei loro voli, accettare la loro capacità di spostarsi nei territori più impervi, ammirare la loro forza, quieta pur nel vortice dei sentimenti. Ascoltare il suono delle cose è divenuto un esercizio costante.

La mente spossata, percossa dalle onde dell’infinito oceano dell’esistenza trova riposo nella grande pace della poesia che, come una preziosa coppa, permette al dolore di essere contenuto, di dimensionarsi in una forma, di trovare un’armonia che sembra nascere dalla potenza guaritrice, dal potere salvifico del verbo.

Ho chiesto alle parole di permettermi di rispondere loro con un altro gioco che per l’intero mese di febbraio accompagnerà ogni giornata.

Sarà un breve pensiero quotidiano al quale le parole, ventinove, daranno voce e che, come il biscotto cinese della fortuna, indicherà una direzione da seguire, quasi come un amuleto di parola.

Uno
Spalanca il tuo sguardo sulla gioia e falla entrare nel tuo cuore.

Due
In silenzio ascoltiamo il respiro dell’universo e lasciamo tacere ogni timore.

Tre
Segui il tuo desiderio. Allora troverai verdi distese di prato, camminerai accanto a lucenti ruscelli e sentirai il suono del bene.

Quattro
Affronta le tue paure. Guardale dritto negli occhi, impara a riconoscerle, sforzati di essere gentile con loro.

Cinque
Impariamo a vedere e ad ascoltare i tanti piccoli segni che ci aiutano a proseguire lungo il cammino della fiducia.

Sei
Impariamo a praticare la gentilezza che è gocciolio di pioggia sull’albero sfiorito.

Sette
Contempliamo le rose color lavanda, percepiamo la loro fragranza: spirito che si dischiude nella sfumatura dell’alba.

Otto
Asseconda il ritmo della tua anima, fai ciò che ti suggerisce e scegli la bellezza.

Nove
Respira il respiro del mare, lasciati sfiorare dal tepore del sole, lasciati scorrere come schiuma sull’onda.

Dieci
Scegli il tuo palcoscenico. Il teatro della vita saprà emozionarti ed emozionare chi ti ha scelto come attore.

Undici
Non lasciare che la tristezza ti cammini a fianco, spalanca gli occhi con meraviglia e affidati.

Dodici
Regalati lo stupore e cerca l’incanto del mistero, guarda il mondo con gli occhi di un bambino.

Tredici
Lascia che sia l’intuizione a guidarti, segui i tuoi sogni, coltiva le tue attitudini, assapora il tempo dell’attesa, non avere fretta, lascia che le cose seguano il loro corso.

Quattordici
Accarezza chi ti sta accanto con dolce tenerezza e scambia un abbraccio con chi ami.

Quindici
Se hai degli obiettivi, impegnati con forza, ma rimani leggero se non riesci a raggiungerli. Altri te ne verranno suggeriti e ti stupirai.

Sedici
Ascolta in silenzio, lontano dal rumore del mondo, sentirai il respiro del tuo cuore.

Diciassette
Batti i piedi e balla, batti i piedi e sfiora la terra, alza le mani e balla al ritmo del vento.

Diciotto
Immergiti nel profondo di antiche memorie, contempla la bellezza delle Muse che intonano luminose melodie.

Diciannove
Non aver timore di cadere, procedi con il tuo passo, percorri la via che porta alla scoperta.

Venti
Passeggia sull’umido prato, osserva il cielo, lasciati sfiorare dalla brezza, ammira le stelle in cielo.

Ventuno
Lasciati toccare dai suoni, lascia che il tuo corpo vibri all’unisono con l’armonia dell’universo.

Ventidue
Luce rossa fra l’ombra dei pini.
Il sole tramonta nell’oceano.
La luna succede al tramonto,
il giorno alla luna che fugge

Abbiamo bisogno di lasciarci andare, di entrare nel processo naturale e di farci assorbire dal mutamento.

Ventitré
Non lasciamo che pensieri, rancori e dubbi legati al passato ci seguano fino al presente creando conflitto. Cerchiamo di agire in modo privo di conseguenze.

Ventiquattro
Faccio respirare i ricordi, libero le immagini della mia mente dalla tristezza.

Venticinque
Torno ad alimentare una parola creatrice di mondi per ripescare cose, figure, immagini dagli abissi del tempo.

Ventisei
Con dolcezza soffermati nelle stanze della fantasia alla ricerca di profumi inebrianti.

Ventisette
Accogli l’antica benedizione come un auspicio di felicità per condividere la vita con paziente amorevolezza.

Ventotto
La distrazione è lo stato mentale che momentaneamente ci porta lontano, ma non per vedere meglio. La distrazione ci lascia in una dimensione sfocata e confusa, ci consegna all’esperienza del buio interiore.

Ventinove
Quando diventiamo più morbidi, quando smettiamo di resistere le nostre cicatrici scompaiono. Prenderci cura di noi stessi è un modo per guarire dalle vecchie ferite.

“Essere scrittore” dice Pamuk “è prendere coscienza delle ferite segrete che portiamo in noi e delle quali non siamo spesso consapevoli.

La parola e la sua forza immaginifica creano una condizione di singolarità, ci mettono in grado di essere osservatori, di guardare le cose sotto nuova luce, di comprenderle così da donarci una visione pacificata: una forma di perdono che amplia il nostro spazio di esperienza, anche l’esperienza del dolore.

Nel cielo affaticato dal confronto con il passato si è mostrata la potenzialità di nuove fioriture, una mirabile sensazione di rinascita, la consapevolezza che la vita risponde sempre prepotentemente portandoci tutto ciò di cui abbiamo bisogno.