Il Monte Abu si trova in India a sud della catena degli Aravalli, con la cima più alta a 1.772 metri s.l.m., una formazione geologica risalente al Precambriano e quindi una delle più antiche al mondo. Monte Abu è una località turistica e religiosa del Rajasthan, con un’aria fresca e deliziosa anche se da luglio a metà settembre è soggetta ai monsoni; un tempo la si poteva raggiungere solo a cavallo, ora c’è una strada asfaltata. Durante il lungo periodo della colonizzazione britannica dell’India, iniziata nel 1845 e terminata nel 1947, Monte Abu è stato il quartier generale delle truppe britanniche e la vicina città omonima è stata la sede di un famoso sanatorio per i soldati ammalati.
Oggi la città è un luogo in cui i giovani vanno spesso in luna di miele e, dati i numerosi templi Hindu che si trovano nel territorio, è sede di molti pellegrinaggi. A dire il vero, non molto lontano, esiste uno dei templi marmorei non hindu più belli al mondo, il tempio giainista di Dilwara, caratterizzato da una raffinatezza architettonica straordinaria. Insomma, la città di Monte Abu, in alcuni periodi dell’anno diventa molto caotica, rumorosa, ma interessante. Offre di tutto, caffè, ristoranti, persino Mcdonald’s, locande di terzo ordine e hotel per nababbi, passeggiate meravigliose con paesaggi incantevoli, trekking per amanti di questo sport i cui percorsi attraversano foreste di conifere decidue e subtropicali e un’infinità di altre piante: tamarindi, jacarande, susine del Bengala, palme spinose, querce, pini, salici, eucalipti giganti, piante di guaiava e un’infinità di ficus dei cui frutti le scimmie vanno ghiotte.
In ultimo in questa località si possono fare gite in barca in quanto nelle vicinanze si trova il lago Nakhi che secondo la mitologia non ha un’origine naturale, come tutti i laghi del mondo, ma fu scavato con le unghie di un dio hindu! Per completare il quadro, in città c’è un centro spirituale di meditazione yoga molto noto in cui si riuniscono praticanti che provengono da tutto il mondo.
Nonostante il turismo di massa soprattutto a fine anno e d’estate, chi va a Monte Abu per le sue attrattive naturalistiche e religiose resta comunque affascinato dal luogo. Nei pressi del lago Nakhi si trova una formazione rocciosa, la Toad rock, che in inglese vuol dire “roccia del rospo”; qui spesso è facile incrociare una scimmia meravigliosa Semnopithecus entellus (fino a qualche decennio fa questa specie veniva chiamata più comunemente Presbytis entellus) che di questa zona è l’emblema. Gli indiani la chiamano “hanuman langur”. Hanuman è il nome di uno degli dei della mitologia hindu e viene commemorato in molti templi e rappresentato, appunto, con una faccia di entello e un corpo umano.
Sul Monte Abu oltre agli entelli vive una grande quantità di altri animali: pipistrelli, orsi labiali, zibetti, volpi, lupi, pangolini, manguste, porcospini, cervi, cinghiali, sciacalli, iene e leopardi. Sino alla fine dell’Ottocento erano presenti il leone e la tigre, poi definitivamente scomparsi a causa della loro caccia spietata durante il colonialismo.
Su questo monte fortunatamente è collocata anche una Riserva naturale (o meglio un Santuario) dedita alla conservazione della flora e della fauna locali, nonostante tutte le problematiche che possono creare località di questo genere a tutta la natura. Si tratta del Monte Abu Wildlife Sanctuary con una estensione di 290 km2 collocato su di un altopiano poco distante dal tempio di Dilwara. Il Santuario è visitabile e ci sono ben 17 sentieri che possono essere tutti percorsi a piedi e alcuni anche a cavallo. Al suo interno è collocata la nota Toad rock. In alcuni punti si può perfino campeggiare.
Nonostante tutto, all’interno del Santuario vivono ancora 7 gruppi di entelli, mediamente composti da una ventina di individui, tutti, quindi, a stretto contatto con l’uomo; un gruppo in particolare è facile vederlo gironzolare nei pressi della stazione degli autobus per “elemosinare” cibo ai pellegrini e quando questi si rifiutano di darglielo glielo rubano astutamente. Altri gruppi fanno spesso spola tra il Santuario e i margini della vicina città di Monte Abu fondamentalmente per le stesse ragioni. Fortunatamente a Monte Abu, ma generalmente in tutta l’India, le scimmie, in primo luogo quelle che appartengono a questa specie, vengono tollerate dalla popolazione locale. Sono ritenute sacre.
Queste scimmie sono singolari, nel senso che la maternità assume un ruolo fondamentale per il mantenimento delle loro posizioni sociali nel gruppo di appartenenza o uno strumento per entrare nelle alte sfere della gerarchia del gruppo o per migliorarla. Una femmina più figli ha, tanto più ha la probabilità di guadagnare posizioni di prestigio sociale. L’attaccamento alla prole va quindi al di là del puro e semplice rapporto affettivo che normalmente si stabilisce tra una madre e la propria prole. Infatti il desiderio di diventare una mamma è talmente forte che in questa specie è frequentissimo l’infant sharing, cioè la condivisione delle cure della prole soprattutto da parte di femmine imparentate che ancora non hanno figli ma che sono in procinto di averli e che desiderano farli il più presto possibile.
Questo crea ovviamente degli attriti e le lotte interne a volte diventano feroci. Infatti quando un maschio dominante non si sente più sicuro della sua paternità si spinge a sopprimere il piccolo che non ritiene il frutto di una relazione avuta con sua madre, commettendo di fatto un infanticidio. Nonostante questo riprovevole comportamento che ritroviamo in molti altri mammiferi, questa scimmia meravigliosa resta uno degli animali più belli, intelligenti e eleganti del regno animale.