Un articolo pubblicato sulla rivista Science riporta i risultati dello studio di fossili di trilobiti trovati in condizioni eccezionali di conservazione in quella che è stata soprannominata la Pompei preistorica. Un team di ricercatori guidato dal professor Abderrazak El Alban dell'università francese di Poitiers ha esaminato fossili scoperti in Marocco che vennero sepolti da cenere vulcanica prodotta da un'eruzione avvenuta circa 515 milioni di anni fa. Quella cenere si è insinuata anche nel tratto digerente di vari esemplari e in generale ha creato calchi estremamente dettagliati che hanno offerto nuove informazioni sui trilobiti.
Tra le forme di vita dominanti nell'era Paleozoica, i trilobiti sono ben conosciuti ai paleontologi, i quali hanno classificato nel corso di decenni oltre 20.000 specie. Questa classe tassonomica di artropodi era diffusa in tutti gli oceani e mari del mondo e sparì in seguito all'estinzione di massa della fine del periodo Permiano avvenuta quasi 250 milioni di anni fa. Secondo vari paleontologi, i trilobiti erano in declino già prima di quell'estinzione rendendoli vulnerabili a eventi come il collasso degli ecosistemi avvenuto alla fine del Permiano.
I fossili di trilobite sono estremamente comuni ma nella stragrande maggioranza dei casi si tratta solo dell'esoscheletro, come è normale soprattutto per gli artropodi. Per questo motivo, le nostre conoscenze su di essi sono ancora incomplete e ogni fossile che include i tessuti molli è prezioso. In molti casi, i processi che generano i fossili ne causano lo schiacciamento o comunque li deformano e ciò aumenta l'importanza di quelli che ne conservano correttamente la forma.
Un'eruzione vulcanica avvenuta circa 515 milioni di anni fa nell'odierno Marocco potrebbe aver prodotto i migliori fossili di trilobite grazie a ceneri e sedimenti che ne hanno determinato una conservazione straordinaria, senza deformazioni. Il paragone con Pompei è dovuto al fatto che i trilobiti nell'odierno Marocco vennero investiti da ceneri vulcaniche proprio come gli abitanti della città italiana. Quelle ceneri hanno riempito anche l'ambiente marino e si sono insinuate anche nelle parti anatomiche più piccole dei trilobiti che vivevano nelle acque locali.
Questi fossili scoperti nel 2015 sono ancor più interessanti perché sono tra i più antichi trilobiti conosciuti. Ciò potrebbe aiutare a ricostruire la loro origine, che rappresenta uno dei misteri dato che tra 515 e 520 milioni di anni fa i loro fossili indicano che c'era già una notevole diversificazione in molte specie.
Gli autori di questo studio hanno sottoposto fossili di queste trilobiti a radiografie e anche micro-TAC, un adattamento della TAC utilizzata in ambito medico. Negli ultimi anni, varianti della TAC vengono utilizzate sempre più comunemente anche nel campo della paleontologia per esaminare fossili in modo approfondito senza il rischio di danneggiarli. Questi esami permettono tra le altre cose di ottenere ricostruzioni tridimensionali dei fossili e di ottenere dettagli impossibili da cogliere studiandoli solo a occhio.
Tra i dettagli dei trilobiti ottenuti ci sono quelli delle antenne, delle setole che ricoprivano le loro zampe e dei tratti digerenti. Alcuni dettagli non erano mai stati osservati finora nei trilobiti come le piccole appendici che veniva utilizzate per portare il cibo alla bocca oppure il cosiddetto labrum, un elemento anatomico che faceva parte del cavo orale dei trilobiti ed esiste in tutti gli artropodi moderni.
Generalmente, i trilobiti non sono considerati interessanti quanto altri animali preistorici come i dinosauri eppure sono esistiti per circa 300 milioni di anni. Si tratta di un enorme successo per una singola classe tassonomica ed è il motivo per cui sono oggetto di molti studi. Anche la loro parentela con gli altri artropodi non è chiara e ottenere maggiori dettagli delle loro caratteristiche anatomiche potrebbe aiutare a ottenere anche una ricostruzione più precisa dell'albero genealogico degli artropodi.