Nota soprattutto per la sua componente più giovane Anne, la famiglia Frank era tedesca. Composta da papà Otto, mamma Edith e Margot Betti, oltre alla piccola scrittrice, la famiglia era di Francoforte dove viveva in un quartiere misto, pur essendo di fede ebraica. Otto era un imprenditore, attento alle evoluzioni politiche e capace di capire quanto si andava rapidamente trasformando in Germania dopo la prima guerra mondiale, per la quale aveva combattuto, con le derive sempre più di estrema destra.
Nel 1933, quando Adolf Hitler divenne cancelliere, Otto e la moglie decisero di trasferire le figlie ad Aquisgrana, dalla nonna materna, dato che le manifestazioni antisemite diventavano sempre più frequenti e violente. Il papà ebbe un’interessante offerta da Robert Felix, proprietario dell’azienda Opekta produttrice di pectina per marmellate, di aprire una filiale aziendale nei Paesi Bassi.
Otto decise di accettare, ritenendo l’Olanda un paese vicino alla Germania anche dal punto di vista linguistico, adatto a trovare rifugio dalle derive razziste dalle quali la monarchia sembrava restare immune. Avendo perso la cittadinanza tedesca per legge, Frank si trasferì ad Amsterdam per occuparsi della nuova azienda: moglie e figlia maggiore lo raggiunsero nel dicembre 1933 e Anne, la figlia minore, nel febbraio 1934. La famiglia si trovò a vivere nel quartiere Rivierenbuurt, come già molte famiglie ebraiche tedesche avevano fatto. Nei Paesi Bassi Anne venne iscritta ad una scuola montessoriana.
La nuova sistemazione aveva ridato tranquillità alla famiglia, discretamente agiata, che poteva permettersi anche delle vacanze svizzere, mentre Otto nel 1938 aprì una seconda azienda per la distribuzione di sale da conservazione, erbe e spezie chiamata Pectacon. L’anno dopo la nonna materna fu costretta a raggiungerli per sottrarsi alle persecuzioni tedesche. Il fratello di Edith, invece, era stato arrestato durante la Notte dei Cristalli e deportato in un campo di concentramento, dal quale uscì esclusivamente perché in possesso di un visto per emigrare nei Paesi Bassi. Malgrado i racconti del cognato testimone oculare, Otto non si fece disarmare e mantenne la certezza di essere nel Paese giusto per difendersi dalla follia nazista.
Soltanto poco tempo dopo, il primo settembre 1939, la Germania di Hitler attaccò la Polonia e scoppiò una guerra che portò l’occupazione dei Paesi Bassi in pochi mesi, con la capitolazione e la regina Guglielmina che andava in esilio a Londra: l’incubo delle persecuzioni ritornò prepotente. Otto Frank cercò di avere un visto per gli Stati Uniti o Cuba, inutilmente, malgrado le conoscenze di persone molto vicine alla moglie del presidente Roosevelt. Con la capillare costanza già vista in Germania, anche agli ebrei dei Paesi occupati vennero tolti i diritti, fino ad isolarli e poi deportarli.
Anche i Frank dovettero cucire sui propri abiti la stella gialla che fungeva da riconoscimento; Anne fu costretta a lasciare la scuola. Otto fu costretto a cedere la proprietà delle proprie aziende ai suoi collaboratori non ebrei, altrimenti sarebbero state confiscate: in quel modo la produzione poteva continuare. Intanto cominciò ad organizzare l’alloggio segreto, un posto dove nascondersi, se lasciare il Paese era impossibile. Arrivò il compleanno di Anne del 1942, il 12 giugno, data fatidica perché le regalarono quel quadernetto che diverrà il suo famoso “Diario”.
I giorni passavano e l’idea di nascondersi diventava sempre più una realtà. Il nascondiglio si trovava nella sede dell’azienda, un edificio a tre piani dietro a quello principale: era costituito da due camerette con bagno; una camera più grande e un’altra piccola e un sottotetto. Lo si raggiungeva tramite una ripida scala chiusa da una porta davanti alla quale veniva messa una libreria. Li avrebbero aiutati con i rifornimenti la fidata segretaria Miep Gies e suo marito Jan, oltre che i collaboratori Kugler, Kleiman e Voskuijl.
Quando il 5 luglio 1942 arrivò l’avviso di comparizione per la deportazione in un campo di lavoro per Margot, da parte dell’Ufficio Centrale per l’Emigrazione ebraica, la famiglia Frank capì che era arrivato il momento per scomparire. Si trasferirono nell’alloggio segreto portando addosso tutti i vestiti possibili, anche se era estate, in modo da non dare nell’occhio, mentre la loro abitazione venne lasciata in subbuglio, come se fossero scappati in Svizzera, in modo da sviare i sospetti. Il 17 luglio partì da Amsterdam il primo treno di deportati diretto ad Auschwitz. Assieme ai Frank trovarono rifugio nell’alloggio Hermann, Auguste e Peter van Pels e Fritz Pfeffer. La pur difficile soluzione di salvezza terminò il 4 agosto 1944, per una delazione: la Gestapo irruppe nell’alloggio e arrestò gli otto rifugiati. Anne scrive nel suo diario che van Maaren, magazziniere della ditta, nutriva sospetti su qualcuno che poteva essere nascosto, ma non è mai stato dimostrato da chi fosse arrivata la soffiata.
Assieme ai clandestini vennero arrestati anche i due aiutanti Kugler e Kleiman che vennero trasferiti in carcere, poi in un campo di concentramento. Miep scappò, ma tornò nell’appartamento per prendere quanto più poteva, comprese le pagine del diario di Anne che erano state sparse per la stanza durante la perquisizione di polizia. Dopo un breve periodo di detenzione, tutti e otto i rifugiati dell’alloggio segreto vennero selezionati per essere trasferiti ad Auschwitz con quello che, il 3 settembre 1944, sarà l’ultimo convoglio in partenza per un campo di sterminio dai Paesi Bassi. Di loro sopravvisse soltanto Otto Frank, rifugiatosi per sottrarsi alla marcia della morte e presente alla liberazione sovietica di Auschwitz. Tornò a casa dopo mesi di peregrinazioni, ritrovandosi solo.