Un articolo pubblicato sulla rivista Journal of Archaeological Science: Reports riporta i risultati di un lavoro di approssimazione facciale di un esemplare di Homo heidelbergensis, un ominino che visse tra 600.000 e 100.000 anni fa in diversi continenti. Un team di ricercatori ha usato lo stato dell'arte di tecniche informatiche per predire quali caratteristiche del volto avrebbe potuto avere un Homo heidelbergensis. Per questo studio è stato usato come riferimento il cosiddetto “cranio di Petralona”, uno dei fossili umani a noi pervenuti più completi del periodo Pleistocene Medio.
Tuttavia il cranio è privo di mandibola, a tal proposito i ricercatori l'hanno integrato con la cosiddetta “mandibola di Mauer”, indicata anche come Mauer 1, il primo fossile attribuito a Homo heidelbergensis. Il risultato è un volto molto somigliante ma allo stesso tempo diverso dagli umani moderni. La specie Homo heidelbergensis è poco conosciuta rispetto agli altri vari ominini, a causa della disponibilità di scheletri incompleti. La mandibola di Mauer venne scoperta nel 1907, ma trascorsero diversi decenni prima che i paleoantropologi cominciassero a usare comunemente il nome “Homo heidelbergensis” per classificare i vari fossili scoperti nel corso del tempo.
Il cranio di Petralona venne scoperto nel 1960, per molti anni ha avuto una classificazione controversa finché non è stato raggiunto un generale consenso nei confronti della sua identificazione: si stabilì che il cranio era di un Homo heidelbergensis. Ancora oggi sono in corso molteplici discussioni riguardanti i fossili che potrebbero appartenere a questa specie, proprio per questo ci sono scienziati che ritengono corretta invece l’attribuzione ad altre specie di ominini. Certe similitudini con l’Homo sapiens e altre con i Neanderthal possono rendere difficile l'attribuzione di fossili costituiti molte volte soltanto da poche ossa.
L'insieme delle caratteristiche che caratterizzava un Homo heidelbergensis rende anche difficile ricostruire le parentele con gli altri ominini. Probabilmente si è evoluto da Homo ergaster, come viene spesso chiamato l'Homo erectus africano, ma per il resto permangono molti dubbi. Alcuni paleoantropologi ritengono che sia un antenato comune di Homo sapiens e Neanderthal, ma le opinioni sono discordanti.
I ritrovamenti archeologici associati a quelli di fossili attribuiti a Homo heidelbergensis indicano che questa specie sapeva costruire rifugi e cacciava animali anche di grossa taglia, dato che ossa di specie come elefanti, ippopotami e rinoceronti sono state trovate assieme a quelle di questi ominini con tracce di macellazione.
Questo studio non è certo il primo a cercare di dare un volto a un ominino, che si tratti di un lontano parente o un familiare più vicino degli umani moderni. Tecniche forensi sono state già applicate a Neanderthal e Homo heidelbergensis per cercare di ricostruire il loro aspetto. In questo lavoro, condotto usando il cranio di Petralona completato dalla mandibola di Mauer, è stata usata una sofisticata tecnica informatica di approssimazione facciale.
Il lavoro di approssimazione è basato anche sulle analisi fatta per capire a chi esso appartenesse. Le caratteristiche indicano che si trattava di un uomo che non aveva più di 35 anni. Tutto questi elementi hanno reso possibile ricreare un ipotetico volto che per certi versi è molto umano, secondo molti aspetti i tratti somatici degli Homo heidelbergensis probabilmente erano piuttosto simili a quelli degli umani moderni. Una differenza è data dall’arcata sopraccigliare maggiormente pronunciata e dalla fronte più inclinata rispetto a quella media degli umani moderni.
Il nome stesso della tecnica utilizzata implica un'approssimazione, l'applicazione a specie diverse da Homo sapiens aumenta l'incertezza a causa delle informazioni limitate che disponiamo su questi antichi umani. Tuttavia, le tecniche moderne possono aiutare a dare un volto a ominini oggi estinti, che si tratti di antenati o cugini degli umani moderni.