Secondo l’intelligenza artificiale, ora imperante, in sostanza, nel nostro cervello non c’è niente di biologicamente essenziale da cui possano emergere uno stato di coscienza o altri stati mentali: qualsiasi sistema dotato di potere causale, per esempio una macchina fatta di oggetti inanimati (silicio, computer, bit di informazione, semiconduttori, eccetera, volendo, persino lattine!) assemblati in un certo modo e che alla fine costituiscono una macchina molto complessa, può sostituire tutte le nostre attività mentali. È chiaro che sostenendo un’idea del genere si annulla ogni stato mentale prodotto da un’attività neurale, cioè quella del nostro cervello.
Allora la domanda è: che cosa stanno a fare i nostri neuroni nel cervello? Con l’intelligenza artificiale, ma anche con altri strumenti molto simili, si vorrebbero cancellate, almeno il tentativo è questo, tutte le realtà psicologiche della nostra mente ontologicamente soggettive, vissute in prima persona, uniche e indivisibili. Il fatto è che una gioia, un dolore provato per la scomparsa di un nostro congiunto o altro di questo genere sono parte della nostra coscienza soggettiva e queste emozioni non potranno mai essere sostituite da meccanismi artificiali. Inoltre, il mio dolore non potrà mai essere identico al dolore di un altro, nonostante venga scatenato da uno stesso evento, così come un’emozione non potrà mai essere percepita allo stesso modo da ognuno di noi.
Altro punto essenziale è che gli stati mentali che vive ciascun individuo non possono essere identificati esattamente con quelli del cervello, sono molto più complessi. Il mentale non potrà mai essere come il fisico. Non ammetterlo significherebbe non sostenere l’esistenza della coscienza. Perché queste idee si sono diffuse e insinuate nella gente comune? Perché sono il frutto di un perdurare della concezione dualistica della nostra mente, ovvero l’anima da una parte e il corpo da un’altra.
Il dualismo cartesiano ha avuto comunque un valore, anche se minimo: nel XVII secolo è servito a separare il corpo dall’anima, pertanto a risolvere molti problemi con la Chiesa del tempo e quindi a consentire lo studio libero e scientifico del corpo umano e dei suoi organi. Così è nata la medicina interna e moderna. Nonostante ciò, il dualismo è perdurato nel tempo sebbene con sfumature diverse, per esempio con il dualismo cosiddetto di sostanza e il dualismo cosiddetto di proprietà, teorie molto più attuali di quelle cartesiane, anche se poi non tanto diverse dalle vecchie teorie dualistiche.
I sostenitori del dualismo di proprietà dissero che il mentale e il fisico si riferiscono a entità separate e con proprietà distinte, in definitiva quanto sostenevano i cartesiani. Per quanto riguarda quello di sostanza si sostenne che il cervello e la mente costituiscono due tipi diversi di sostanza o materia senza però possederne le proprietà. Se un cervello non ha nessuna proprietà a che cosa serve? Serve solo a consumare ossigeno? A questo punto non so quale dei due dualismi sia il peggiore.
Il punto però è che, oltre ai dualisti, vennero poi i monisti (secondo i quali le entità mentali sono identiche a quelle fisiche) (teoria dell’identità), poi i panpsichisti, sostenitori di una coscienza universale che non è nel nostro cervello, ma in tutte le cose quindi anche in quelle inanimate dell’universo, poi ci furono addirittura i trialisti per i quali esistono tre realtà, quella fisica, quella mentale e quella culturale, quest’ultima con tutte le sue sfumature persino matematiche e dei numeri, per finire con i verificazionisti i quali dissero che ciò che esiste è solo ciò che si può verificare scientificamente e che, dal momento che la coscienza non può essere sottoposta a questa verifica, essa non esiste.
In sostanza i verificazionisti sono dei negazionisti più agguerriti dei dualisti, i quali almeno hanno sempre ammesso l’esistenza della mente e quindi anche della coscienza o volendo dell’anima. Poi arrivarono i comportamentisti logici che, a differenza dei negazionisti, ripescarono la mente ritenendola però solo disposizionale, cioè affermando che per sapere se un sistema (o un individuo) possegga una mente, o non la possegga, basta osservare il suo comportamento esteriore, quando sappiamo benissimo che il comportamento esteriore non coincide sempre con il pensiero o con le intenzioni di chi lo manifesta.
Prima ancora c’erano stati i behavioristi (una scuola americana di comportamentisti radicali per i quali non esiste nessuna forma di coscienza e quindi nemmeno di mente e tutto è praticamente istinto). Per completare il quadro arrivarono poi i connessionisti i quali ritennero che si potessero costruire dei computer simili al nostro cervello e che fossero in grado di svolgere tutte le nostre funzioni psicologiche, senza pensare che i computer o i robot per quanto possano essere complessi, fare calcoli astronomici, risolvere molti nostri problemi materiali, sono costituiti da materiale inerte, da silicio, alluminio, coltan, semiconduttori e quant’altro, ma mai da cellule biologiche e quindi nemmeno da quelle nervose.
Vediamo perché il connessionismo è inadeguato, almeno nelle sue finalità. Per far girare un calcolatore, anche quello che è servito per far arrivare degli uomini sulla Luna, basta inserire algoritmi nel suo programma, ma il punto è che noi esseri umani, come tutti gli animali, non abbiamo algoritmi in testa ma cellule nervose che nel caso dell’uomo sono circa 100 miliardi e che collegate tra loro da un minimo di 1.000 a un massimo di 10.000 sinapsi per ciascun neurone, costituiscono un sistema biologico molto complesso, più complesso del nostro universo e quindi ancor più del calcolatore più grande del mondo.
Ammesso che ogni singolo neurone sia in uno stato di aperto o chiuso (1/0), il che non può essere vero perché una cellula nervosa è molto più complessa di un sistema aperto/chiuso, considerando 2 elevato alla 14° potenza (dove l’11° potenza si riferisce ai 100 miliardi di neuroni e la 3° potenza alle 1.000 possibili sinapsi (nella minore delle ipotesi), otterremo un numero astronomico, cioè centinaia di trilioni di stati nervosi. Se dovessimo teoricamente contarli uno a uno impiegheremmo 32 milioni di anni. Nessun calcolatore al mondo può simulare un processo mentale complesso come questo, cioè come quello del nostro cervello.
Inoltre, e non è un fatto secondario, i programmi implementati nei calcolatori non sono mai mentali, sono materiali, fisici, nonostante siano stati scritti da un essere umano e quindi escogitati dalla sua mente. Si può dire al massimo che parte della mente del programmatore sia stata implementata in quella artificiale di un calcolatore, ma nel nostro cervello in verità non si implementa niente.
In conclusione nessun calcolatore potrà mai riprodurre una realtà biologica come quella del nostro cervello. Non si potrà mai costruire un modello per la manipolazione simbolica della nostra mente con bit di informazione, con un software che possa sostituirsi a quanto accade nel nostro cervello; per intenderci, la nostra coscienza non è che una proprietà che emerge dal nostro cervello, non è il cervello, tantomeno quello di un calcolatore.