Il matrimonio era stato un sogno, ma appena possibile salutammo parenti e amici per salire sull’elitaxi che ci avrebbe accompagnato al porto di Boca Chica. Lì, ci saremmo imbarcati per arrivare al nostro albergo, il Resort della Six Sens “Spiritual Moon”.
Il viaggio di nozze si rivelò presto una straordinaria realtà. La cabina era magnifica, e nulla di ciò che vedevamo poteva paragonarsi alle pur dettagliate descrizioni ricevute dall’agenzia di viaggio. Distesi nelle nostre cuccette mano nella mano, l’eccitazione arrivò al suo apice quando la nave da crociera accese i motori e partì lentamente, lasciando sotto di sé gli ormeggi che la tenevano agganciata al molo. La prima notte a bordo della Starship fu a dir poco magica. Non avevo mai immaginato fosse possibile fare l’amore in un modo così straordinariamente appagante.
Superate le divertenti e curiose perplessità dovute alla straordinarietà della situazione, presto capimmo come muoverci, abbracciarci; e unirci, tenendoci teneramente stretti l’un l’altra, sempre restando all’interno del nostro morbido sacco matrimoniale, che era molto opportunamente ancorato al letto. Fare l’amore in quelle condizioni fu un’esperienza straordinaria, che ripetemmo più volte, e per un tempo che mi sembrò lunghissimo. Infine, cedemmo alla fatica delle emozioni e ci addormentammo galleggiando teneramente nei nostri sogni.
Aprii gli occhi assonnata e confusa. Istintivamente cercai l’orologio che ero certa di aver poggiato accanto al letto prima di coricarmi, ma non trovai neppure il comodino. Per un istante fui presa dal panico, non avendo consapevolezza di dove mi trovassi, poi tornai alla realtà. Non sapevo che ore fossero, ma realizzai che non importava. Il tempo non sarebbe esistito per una settimana, se non per ricordare gli appuntamenti per le escursioni guidate. Lentamente, con movimenti calcolati, mi liberai aprendo la chiusura in velcro del sacco e mi avvicinai all’oblò della nave. La luna era così enorme e vicina che per un attimo rimasi senza fiato. Presto saremmo arrivati all’hotel, e pensai alle avventure che ci attendevano una volta acclimatati. Già la prima tappa sarebbe stata eccezionale, visitando il più importante sito archeologico del mare della Tranquillità, il memoriale di Apollo 11, dove giacevano le vestigia della prima storica missione scesa sulla Luna cento anni prima.
Questa introduzione vuole richiamare l’attenzione del lettore su una delle incognite più importanti dell’esplorazione spaziale del futuro; la procreazione naturale fra un uomo e una donna nello Spazio.
L’umanità si appresta in questo secolo a diventare una specie multi-planetaria. Un cammino che è già stato avviato dalla NASA e dall’Agenzia Spaziale Cinese che, con i loro attuali sforzi di ricerca scientifica legata allo sviluppo di comunità nello Spazio, stanno già guardando al futuro. A un’epoca relativamente vicina in cui le persone potrebbero vivere per lungo tempo a bordo di stazioni spaziali nazionali o private, condurre missioni di colonizzazione sulla Luna e su Marte, o, più semplicemente, realizzare il sogno di una vacanza nello Spazio.
È ormai un fatto che molti imprenditori stanno lavorando perché nei prossimi anni si possa accedere allo Spazio in modo sempre più economico e sicuro. L’obiettivo di visionari come Elon Musk, patron di SpaceX ma ne potremmo citare molti altri, non è solo quello di sviluppare la scienza e realizzare maggiori profitti, ma anche di permettere ai futuri cittadini dello Spazio di partire per una vacanza intorno alla Terra, o per un viaggio che li possa portare a visitare la Luna o Marte. La presenza su questi due pianeti (possiamo considerare la Luna come tale) dei primi avamposti scientifici, aprirà la strada alla costruzione dei primi insediamenti industriali, che a loro volta daranno vita a nuclei abitativi permanenti, fondamentali per la nascita delle future città marziane. E in questa epocale trasformazione non mancheranno certo i turisti spaziali.
L’Homo Sapiens, quindi, avrà presto la possibilità di spezzare le catene che lo tengono relegato sulla Terra, per diventare l’Homo Cosmicus. All’inizio saranno scienziati, poi ricercatori e operai delle industrie, e quando l’accesso allo Spazio diverrà alla portata di tutti, l’espansione dell’uomo nel Sistema Solare sarà fatta anche da turisti, esploratori solitari e avventurieri. Una espansione nell’ultima frontiera che riporterà alla memoria la corsa all’oro del lontano West del XIX secolo.
Tutto ciò oggi può apparire come una lontana fantasia, ma in realtà è questa la direzione che ha intrapreso l’esplorazione umana dello Spazio. Un’avventura alla scoperta di nuovi mondi, nella quale uomini e donne vivranno una vita “ordinaria” in una situazione “straordinaria”. Una nuova umanità che oltre a lavorare, mangiare e riposarsi, porterà al nascere di nuove simpatie o ne rafforzerà di esistenti. Che siano coppie stabili o nate dall’amicizia, inevitabilmente vi sarà un mutamento naturale nei loro comportamenti che permetterà all’umanità nata sulla Terra, di trasformarsi e di espandersi oltre i confini del nostro pianeta, diventando una specie multi-planetaria. Una trasformazione che oltre all’adattamento psicologico e ambientale, passerà anche dalla naturale necessità di far nascere una nuova progenie spaziale. Ma per farlo le coppie dovranno imparare nuovamente a far sesso, un atto così semplicemente naturale che nello Spazio però può diventare un’impresa, pur sempre piacevole, ma complicata.
Per quanto ne sappiamo, ancora nessuno ha mai fatto sesso nello spazio, ma proprio l'avvento del turismo spaziale potrebbe cambiare le cose. Per questo motivo, alcuni ricercatori sostengono che lo studio dell'intimità e della sessualità extraterrestre, noto anche come "sessuologia spaziale" o "astro-sessuologia", debba diventare una priorità da parte delle agenzie spaziali. È quello che sostiene la ricerca pubblicata il 14 luglio 2023 sulla rivista Current Sexual Health Reports, dove gli autori Simon Dubé, ricercatore presso il Kinsey Institute, e Maria Santaguida, dottoranda presso la Concordia University, dopo aver esaminato tutte le ricerche disponibili sulla sessualità nello spazio, hanno concluso che l’argomento ha un urgente bisogno di maggiore attenzione. In una intervista rilasciata a Business Insider, Simon Dubé ha dichiarato che la mancanza di una ricerca seria in questo campo, potrebbe portare le agenzie spaziali a sottovalutare la sessuologia spaziale, rendendola non urgente o poco importante, magari aspettando che sorgano prima i problemi, piuttosto che cercare anticipatamente di avere le conoscenze necessarie a consentire la piena e sicura espressione dell'erotismo umano nello spazio.
È quanto mai chiaro che fare sesso nello Spazio o sui pianeti, sarà un atto non solo naturale ma cruciale se vogliamo sperare di diventare una specie multi-planetaria.
Anche se nessuno ha ancora avuto rapporti sessuali nello spazio, sebbene in passato siano circolate storie piccanti al riguardo, questa funzione umana di base dovrà necessariamente essere presa in considerazione. Infatti, aspetti pericolosi come le radiazioni e i cambiamenti di gravità potrebbero rendere il sesso e la gravidanza molto difficile. Senza contare lo stress di vivere in un ambiente isolato, confinato ed estremo; con un numero limitato di persone e per lunghi periodi di tempo. Problemi che dovranno essere affrontati prima di pensare di poter vivere tra le stelle, perché il sesso non è solo una necessità procreativa, ma è anche uno degli aspetti fondamentali per la salute mentale e lo sviluppo di relazioni sociali. Rapporti che potrebbero aiutare le persone impiegate nello Spazio a vivere più serenamente, e in questo modo riuscire a normalizzare le loro vite.
Fare sesso nello Spazio, inoltre, comporterà nuove sfide logistiche da superare, e potrebbe rivelarsi più difficile di quanto si possa pensare, tenendo conto che l’ assenza di peso impedirà una unione convenzionale. Necessariamente agli inizi richiederà molta sperimentazione, e l’argomento, seppur facile all’umorismo, è in realtà molto serio ma è fattuale, perché si tratta di una necessità inderogabile per lo sviluppo di future colonie permanenti sulla Luna e Marte.
Un primo e finora unico esempio d’innovazione in questo campo è la tuta per coppie spaziali ideata dalla scrittrice e attrice americana Vanna Bonta, che nel 2006 presentò alla stampa un vestito di sua concezione chiamato “2Suit”. Un pratico indumento di volo che ha la possibilità di unirsi a un altra 2Suit, per consentire a due persone di rimanere strettamente vicine in ambienti a bassa gravità. Sebbene avesse molte altre potenziali applicazioni, il suo scopo principale, come evidenziato dalla stessa inventrice, era quello di consentire di far sesso nello spazio, grazie alla possibilità di chiudersi nelle tute insieme al proprio partner. A dar seguito alla invenzione furono i produttori della serie televisiva “The Universe” di History Channel, che contattarono Vanna Bonta nel 2008, offrendosi di produrne due prototipi e di inviare la Bonta e suo marito, su un aereo attrezzato per simulare brevi periodi di assenza di gravità (seguendo particolari traiettorie paraboliche) per testarla. La loro esperienza è visibile nell’episodio di The Universe (Stagione 3 - Episodio 4 "Sex in Space"), dove è possibile vederla fluttuare abbracciata a suo marito, uniti dalle tute di sua concezione. Il documentario si concludeva affermando che la 2Suit “è un piccolo passo per l'umanità che colonizzerà l'universo".
Ma impedire al partner di fluttuare via durante il coito non è l'unico problema. La mancanza di gravità potrebbe influenzare pesantemente la fisiologia, soprattutto potrebbe influenzarla in modo diverso da individuo a individuo. Sebbene vi siano prove che alcuni astronauti sono stati in grado di avere erezioni nello spazio, i drastici cambiamenti ambientali potrebbero creare ulteriori sfide con l’eccitazione, la lubrificazione e il flusso sanguigno. Probabilmente l’utilizzo di “sex toys” potrà aiutare, ma dovranno essere adattati all’utilizzo nello Spazio. Dovranno essere leggeri, discreti, facilmente pulibili e produrre pochi o nessun rifiuto, perché anche il recupero dei “fluidi” potrebbe diventare problematico in microgravità. Diversamente, fare sesso sulla Luna o su Marte avrà minori svantaggi, ma i pericoli potrebbero essere maggiori se non si terrà conto che i propri corpi peseranno molti chili meno che sulla Terra. In conclusione, sarà necessario fare pratica, e chissà se mai un giorno si conosceranno i nomi dei primi fortunati sperimentatori, sebbene voci di corridoio abbiano rivelato che qualche astronauta lo avrebbe già sperimentato, ma possiamo solo fare delle ipotesi.
Nella recente storia dell’esplorazione dello Spazio, esistono almeno due missioni che sembrano essere delle buone candidate al presunto “primo coito spaziale”.
La prima è quella della cosmonauta russa Svetlana Savitskaya, la seconda donna a volare nello Spazio dopo Valentina Tereskova, che il 19 agosto 1982 partì con la Soyuz T-7, insieme ai compagni Leonid Popov e Aleksandr Serebrov, per una missione di otto giorni a bordo della stazione spaziale sovietica Salyut-7. Ad aspettarli c’erano i cosmonauti Anatoly Berezovoi e Valentin Lebedev, che erano a bordo già da tre mesi. Questa fu la prima missione mista nella storia dell’esplorazione spaziale. Nel libro Höllenritt durch Raum und Zeit (2019 - Penguin Verlag) l'astronauta tedesco Ulrich Walter riporta una confidenza ricevuta da Oleg Gazenko, biologo russo ed ex direttore dell’Istituto per i problemi biomedici spaziali di Mosca, secondo il quale il volo era stato pianificato con lo scopo preciso di sperimentare un incontro sessuale nello Spazio. Una voce che poi venne fermamente smentita dai diretti interessati.
La seconda missione imputabile ebbe luogo nel 1992, quando la NASA lanciò lo Space Shuttle STS 47 Endeavour. L’equipaggio era composto da sette astronauti: il comandante Robert Gibson; il pilota Curtis Brown; il comandante del carico Mark Lee; lo specialista del carico Mamoru Mohri, e gli specialisti di missione Jay Apt; Mae Jemison e Nancy Jan Davis. A questo gruppo faceva parte una coppia molto speciale. Si trattava di Jan Davis e Mark Lee, che si erano sposati in gran segreto pochi mesi prima. Il motivo di tale riservatezza era che la NASA non doveva assolutamente venire a saperlo, pena la loro esclusione dal volo. Va detto che al tempo, sebbene non vi fossero ordini scritti al riguardo, l’Agenzia non permetteva a coppie sposate di compiere missioni insieme nello spazio, e tutto questo aggiunge un po' di romanticismo alla storia. Mark Lee e Jan Davis, si erano innamorati durante l'addestramento per la loro missione con lo Shuttle, e riuscirono a tenere tutto nel più stretto riserbo fino a settembre 1992, quando ormai era troppo tardi per la NASA per sostituirli. I due “sposini”, quindi, sono stati la prima coppia ufficiale ad aver volato nello Spazio. E per loro possiamo esserne certi si trattò di una "luna di miele" indimenticabile. Dopo la missione, “solleticati” dalla singolare notizia i quotidiani iniziarono a scrivere articoli, più o meno piccanti, sulla possibilità che la coppia avesse mai consumato il loro matrimonio nello Spazio. La notizia iniziò a circolare con sempre maggiore insistenza, al punto che la NASA e i due protagonisti smentirono quanto ipotizzato, dichiarando che la pianificazione della missione e le responsabilità legate alle loro mansioni, non avrebbero permesso in alcun modo di essere distratti per avere un rapporto sessuale a bordo dello shuttle. Ma porsi la domanda se ciò detto sia poi del tutto vero, resta valida ancora oggi.
Immaginando come saranno i prossimi voli turistici spaziali e gli insediamenti umani che nasceranno sulla Luna e su Marte, non vi è alcun dubbio che faremo sesso nello Spazio, non solo per il piacere di farlo, ma, soprattutto, per garantire il futuro dell'umanità fuori dal nostro pianeta. Prima però si dovranno necessariamente chiarire molti aspetti del sesso e della sua fisiologia, che ancora oggi sono in gran parte sconosciuti, e per farlo la sperimentazione non dovrà farsi attendere ancora per molto tempo.
Chi saranno poi i primi fortunati, beh… questo, forse, non verremo mai a saperlo.