I Campi Flegrei (dal greco antico φλέγω?, phlégō, "brucio"), sono ubicati a settentrione di Napoli, rappresentano una area di origine vulcanica delimitata dal Mar Tirreno a occidente, dal promontorio di Miseno a nord-ovest e dall’isola di Nisida a sud-ovest. La geologia unica dell'area è testimoniata da rocce trachitiche, calcari, pozzolana e tufi, formatesi attraverso millenni di eventi geologici e vulcanici. Il golfo dei Campi Flegrei è soggetto a bradisismo, un fenomeno che provoca periodici sollevamenti e abbassamenti del suolo, legato all’attività vulcanica sottostante.

image host Rielaborazione dal sito Ulixes

Storicamente, questo territorio è stato un sito privilegiato per gli abitanti antropici grazie alla fecondità del suolo, ricco di zolfo e azoto, alle condizioni meteoclimatiche ideali per la prossimità del mare. Le comunità locali hanno sempre esercitato pesca, coltivazione e commercio, aiutati dalla agevole accessibilità alla costa, che rese possibile l’insediamento di comunità greche e romane come Cuma, Puteoli (l'odierna Pozzuoli), Baia e Miseno.

In età presente, la specificità dell’habitat e delle proprietà geo pedologiche del territorio flegreo ha attratto investimenti nel campo manifatturieri, metallurgico ecc… e una consistente presenza antropica, creando un paesaggio esclusivo per le sue elementi materiali e non, e conoscitivo, da un’analisi delle interazioni tra terroir e l’antropogeografia, vagliando le connessioni di vulnerabilità sociale e rischi ambientali, cioè quando gli effetti sull'ambiente non possono essere previsti con sufficiente livello di sicurezza, ma solo in termini di sicurezza potenziali.

Peculiarità Geologico-Ambientali dei Campi Flegrei

Sono contraddistinti da un composito passato di dinamismi vulcanico e sismici, con due avvenimenti fondamentali che li hanno plasmati:
- l'eruzione dell'Ignimbrite Campana, avvenuta circa 39.000 anni fa, ha coperto un'area vasta quanto l'intera pianura campana, estendendosi per circa 2400 kmq, da allora si sono avute oltre 60 eruzioni minori, che diedero origine nel 1158 alla Solfatara e nel 1538 al Monte Nuovo con la distruzione del villaggio medievale di Tripergole;
- l’eruzione del Tufo Giallo Napoletano, un ampio deposito di rocce piroclastiche creato circa 12000 anni fa, che sono estesamente sparse perimetralmente lungo il bordo e all’ interno della caldera.

La caldera (latino călĭdārĭus, caldo; da cui deriva anche lo spagnolo caldera) dei Campi Flegrei è disseminata da molteplici cavità eruttive diventate laghi o insenature a cagione dell'erosione e dell'accesso di acqua marina, La zona prosegue a modificarsi con dinamismo vulcanico secondario, come fumarole, sorgenti termali, ed una sismicità ciclica, il bradisismo, movimento lento del suolo che lo arreca sollevamento o subsidenza della zona interessata. Lo svolgimento del bradisisma è riconoscibile al Serapeo di Pozzuoli, ove nelle colonne marmoree i fori prodotti dai litodomi, datteri di mare, indicano chiaramente il livello più alto a cui è giunta in passato l'acqua del mare (6,50 m).

Recenti teorie sulle dinamiche del magma della caldera flegrea

La caldera dei Campi Flegrei, considerata il vulcano più rischioso del continente europeo, ora è in uno stato di agitazione dal 2000, con intervalli di mutamento irregolari dalla metà degli anni del secolo scorsi ai giorni nostri, forniti da indicatori ricavati da elementi petrologici e geochimici amalgamati con algoritmi di simulazione, sono stati individuati nuovi dettagli sulle cause della sua odierna attività. I cambiamenti geochimici osservati nelle fumarole della Solfatara sono attribuiti al degassamento di un grande volume di magma (circa 3 chilometri cubici) a una profondità di circa 8 chilometri. Questo degassamento riscalda e frattura la crosta superiore, causando sismicità superficiale e deformazione.

Il trasferimento del magma avviene a circa 8 chilometri di profondità, mentre la deformazione e la sismicità si verificano nei primi 4 chilometri della caldera. Queste informazioni sono cruciali per migliorare le strategie di monitoraggio e previsione delle eruzioni future. Lo studio sottolinea l'importanza dei dati petrologici e geochimici nell'esplorare la dinamica della parte profonda del sistema idraulico e nel rilevare episodi di ricarica magmatica in zone della crosta inferiore, dove il magma si trasferisce senza causare terremoti.

Le caldere sono formate dal cedimento del suolo durante le eruzioni, i territori mostrano: reiterati terremoti, bradisismi con sollevamenti e abbassamenti del terreno accompagnati da un rilevante emissione di calore, rendendo problematico presumere le eruzioni per molteplici interazioni tra magma e il sistema vulcanico. La salita di massa lavica a basse profondità, iniziata nel 2019, ha turbato lo spostamento dei fluidi idrotermali, una manifestazione analoga al periodo 1982-84, che indica che l'immagazzinamento di magma è in comune con lo sviluppo delle caldere. Controllare velocemente questi mutamenti è decisivo per presumere e configurare l'evoluzione delle caldere instabili e la loro ipotizzabile eruzione.

image host Mappa di localizzazione della caldera dei Campi Flegrei e delle fumarole della Solfatara (tratta da Research article 10.1029/2021JB023773. Nuove intuizioni sulla dinamica del magma recente sotto la caldera dei Campi Flegrei (Italia) da evidenze petrologiche e geochimiche G. Buono1, A. Paonita2, L. Pappalardo1, S. Caliro1 , A. Tramelli1 e G. Chiodini.

Conclusioni

Le caldere sono depressioni vulcaniche che si formano quando il terreno crolla durante enormi eruzioni vulcaniche. Spesso mostrano disordini pronunciati, con frequenti terremoti, sollevamento del suolo e un notevole flusso di calore e massa, che vengono monitorati dai vulcanologi per prevedere le eruzioni. Tuttavia, poiché questa attività è dovuta alle complesse interazioni tra magma e sistema idrotermale immagazzinato sotto il vulcano, è sempre difficile prevedere l'evoluzione dei disordini verso condizioni critiche fino all'eruzione.

L'aumento della sismicità, l'emissione di gas e il sollevamento del suolo sono indicatori di instabilità nelle caldere del Quaternario. Dal 2012, con l'innalzamento del livello di allerta, questi fenomeni nella caldera dei Campi Flegrei stanno suscitando crescenti preoccupazioni in un'area così densamente popolata. Finora, non abbiamo rilevato l'iniezione di magma fresco nel sistema superficiale, lasciando incertezze sulla prossimità di un'eruzione. Tuttavia, presentiamo prove di riempimenti episodici di magma e fluidi magmatici in serbatoi superficiali e profondi sotto l'area di risorgiva, rivelati da una nuova tomografia sismica 4D (spazio e tempo) completamente non lineare.

Le tracce transitorie nei tomogrammi mostrano l'ascesa di lotti di magma a basse profondità, fenomeno che potrebbe essere iniziato nel 2019, perturbando la circolazione superficiale dei fluidi idrotermali. La presenza di una firma simile durante l'episodio del 1982-84 suggerisce che l'accumulo di lotti di magma potrebbe essere un processo comune di crescita della caldera. La capacità di monitorare rapidamente i cambiamenti associati alla risalita del magma è cruciale per prevedere e modellare l'evoluzione delle caldere instabili e la loro possibile inclinazione a eruttare.

I Campi Flegrei sono un territorio ricco di risorse naturali, geologiche, archeologiche e industriali, oltre a un patrimonio immateriale fatto di tradizioni, usi e valori. Le diverse culture ed economie hanno creato un insieme di risorse identitarie uniche, che, unite alle emergenze archeologiche e sismico-vulcaniche, rendono i Campi Flegrei un "supervulcano" che ha generato un territorio ad alta densità demografica, dove l'uomo cerca di convivere con una natura instabile. Questo richiede una gestione del rischio che consideri la componente temporale, data la rapidità dei cambiamenti geomorfologici.

In sintesi, i Campi Flegrei rappresentano un territorio di eccezionale importanza naturalistica e culturale, in continua evoluzione, con un paesaggio unico plasmato da secoli di storia e attività umana.