"Voglio più vita" Roy Batty

N serie N6MAA10816

Androide replicante

Modello da combattimento Nexus 6

Destinazione: colonie extra-mondo (Blade Runner- regia Ridley Scott 1982)

"Io ne ho viste di cose che voi umani non potreste immaginarvi . . ."

Così inizia il più celebre monologo della storia del cinema, forse l' unica vera forma d'arte espressa dal secolo breve.

In questo immenso capolavoro cinematografico il regista, che come i suoi migliori colleghi ha assunto oramai il ruolo di profeta, mostra una volta di più la ribellione della macchina, in questo caso un sofisticato robot androide, nei confronti del suo artefice che, incapace di dargli appunto più vita, viene ucciso dalla sua disperata creatura da lui programmata per spegnersi, quindi morire, dopo appena 4 anni di vita.

E anche io, che sono solo un umano mortale, ne ho viste di cose, anzi ne ho immaginate ma nemmeno nelle più sfrenate fantasie o nei miei peggiori incubi avrei ipotizzato quello che si sta materializzando attorno a noi.

Ma procediamo con ordine.

Non ho mai avuto un’eccessiva simpatia per i miei simili, me compreso, per cui nutro scarsa considerazione se non risentimento vero e proprio nei confronti miei e del genere umano nel suo complesso. Forse perché nella mia breve vita ho visto la specie a cui appartengo proliferare mostruosamente, dilagando in maniera caotica e scomposta su tutto il pianeta lasciando dietro di sé devastazione e sudiciume, o forse perché l’ho vista trasformare ogni buona idea che aveva avuto in atroci macchine di morte, fino a farmi ritenere che anche le più eccelse opere d' arte da Lei prodotte galleggiassero su un mare di sangue versato in ogni tempo. Quando ero alle scuole medie, nelle ore di geografia, ci insegnavano che la popolazione umana ammontava a tre miliardi e mezzo di individui, e già mi sembrava un numero enorme di esseri umani che vagavano sulla terra.

Ora, appena cinquant'anni dopo, quel numero è più che raddoppiato e ognuno di loro, come me d' altronde, vuole vivere, godere, viaggiare e pretende di fare tutto questo il più comodamente e il più a lungo possibile prima che la trista mietitrice se lo porti via.

Sì, perché come ogni cosa che esiste anche l'uomo deve sottostare alla dura legge della decadenza e della morte solo che lui, a differenza di tutto il resto dell'universo, ne è perfettamente consapevole e ne è comprensibilmente ossessionato. Infatti, fin dagli albori della sua civiltà, questo “semidio in rovina “ come lo chiama Emerson, ha cercato affannosamente l’immortalità.

Dapprima in maniera simbolica, cercando di rendere eterna la propria fama di guerriero o di sovrano con mausolei sempre più grandi per poi cercare di preservare dalla morte e dalla corruzione persino le proprie spoglie mortali, con gli orribili risultati che possiamo ammirare, ad esempio, nei musei egizi sparsi per il mondo.

Tutti questi goffi tentativi, in realtà, non miravano ad una vittoria sulla morte in questo mondo ma erano finalizzati a favorire l’entrata del defunto nell’aldilà dove avrebbe vissuto in eterno nella perfezione assoluta del ricongiungimento con il proprio Dio a seconda della Tradizione nell’ambito della quale era vissuto. E in effetti questi tentativi appartenevano a tempi in cui la società umana era dominata dalla fede nella trascendenza divina mentre il nostro è il tempo della “morte di Dio” dove l’immanenza del mondo, ridotto alla sua sola realtà sensibile, nega senza pietà ogni ipotesi ultraterrena.

Ma la paura della morte e l' orrore nei confronti dei suoi araldi, malattia e vecchiaia, è più viva che mai e anzi, con il crollo delle antiche certezze su una vita ultraterrena nella pienezza della quale poteva esserne riscattata l' inevitabile fine su questa terra, tale paura si è fatta insopportabile tanto da generare un’aperta ribellione.

Oggi, questa disperata rivolta si raccoglie nel movimento scientifico e filosofico del Transumanesimo.

In quello che può essere definito il manifesto di tale movimento , la " lettera a Madre Natura " di Max More (evidente pseudonimo) si legge: . . . non accetteremo più di vivere sotto la tirannia dell' invecchiamento e della morte, e useremo le biotecnologie per dotarci di una vitalità permanente ed eliminare la nostra data di scadenza . . . . Accresceremo i poteri percettivi e cognitivi della specie grazie al potenziamento tecnologico degli organi di senso e delle capacità neuronali. Non ci rassegneremo più a una evoluzione cieca, bensì perseguiremo una totale libertà di scelta per quel che riguarda la forma e la funzione del corpo, affinando e incrementando le capacità fisiche e intellettive a livelli mai raggiunti nel corso della storia umana e non accetteremo più di vedere le nostre capacità confinate in forme biologiche a base di carbonio.

Coloro che si riconoscono nel Transumanesimo considerano infatti la vita stessa, destinata a finire perché prigioniera di un corpo mortale, come una malattia in sé da cui si può e si deve guarire nella certezza che prima o poi, la tecnologia, guiderà l' evoluzione della specie umana traghettandola al di là della tirannia della morte, aprendole le porte dell'immortalità in questo mondo.

Le tristi e sconcertanti perle di questo profano rosario cominciano con il tentativo, ovviamente da parte di élite dotate di un certo potere economico, di sospendere, per così dire, la corruzione che segue la morte nella speranza di poter “resuscitare" in un indistinto futuro, quando la loro malattia mortale, cancro o alzheimer che sia, potrà essere curabile.

Oggi, l' unica procedura in grado di soddisfare con qualche speranza di successo tale ambiziosa richiesta è la crioconservazione, vale a dire una procedura di congelamento dei cadaveri "freschi"(costo circa 200.000$) o soltanto delle teste (più a buon mercato: circa 80.000$) di coloro i quali ritengono, secondo il mantra dei transumanasti, che certamente, in un futuro più o meno prossimo, la biotecnologia sarà in grado di scongelarli, riportarli in vita e consegnare loro un nuovo "substrato" in cui depositare la loro mente resuscitata, magari, perché no, ultrapotenziata, ovviamente con un leggero ritocco della spesa.

Esistono già centri specializzati in questa pratica come la californiana Alcor, the world leader in cryonics, resa celebre dal reportage, divenuto best seller, Essere una macchina di Mark O' Connell del 2017, edito in Italia per i tipi de “ gli Adelphi”.

Questa ipotesi futuristica pone però alcuni seri problemi, il principale dei quali può riassumersi così: una volta che mi resuscitano dopo, mettiamo due secoli di frigorifero, io con quello che ho pagato mica voglio ritrovarmi tra 200 anni con la mia fetente carcassa che avevo quando sono morto! Voglio un corpo nuovo, bello, prestante e possibilmente immortale su cui scaricare, oggi si dice downloadare, la mia mente con tutta la sua memoria, sensibilità e peculiare personalità, se no che pago a fare?

E qui sgraniamo un’altra perla di questo allucinante, disperato rosario: come si fa a "scaricare" tutta l’unica e irripetibile personalità psicologica, intellettuale e caratteriale di un essere umano, praticamente la sua anima, in un computer in attesa che il Dio della robotica ci fornisca un esoscheletro adeguato?

Semplice: si reclutano su tutta la terra le migliori menti nerd, meglio geek, e le si convince, strapagandole, a caricare su mostruosi computer una quantità di dati infinita con lo scopo di crearne uno talmente veloce e potente nell' immagazzinare e nel computare quei dati, da riuscire a ricevere il download della mente umana con le sue infinite interconnessioni sinaptiche, sempre secondo l' assunto transumanista che un essere umano altro non sia che un computer con un hardware di carne e ossa e con un software a limitata capacità di calcolo e di acquisizione, quindi facilmente assimilabile da un grande e potentissimo leviatano cibernetico.

Se poi, ad esempio, in quel download di calcoli e dati che potrei essere io una volta scongelato, magari da un grande microonde, ci sarà anche il mio “principium individuationis” che mi rende unico e irripetibile, con il mio patrimonio spirituale di memorie e sensazioni accumulato in tutta una vita, è un problema trascurabile che i transumanisti non si pongono neppure, giacché in una concezione prettamente utilitaristica dell' intelligenza come la loro, simili corollari fantasiosi della mente umana non hanno grande importanza anzi, potrebbero anche risultare un inutile complicazione.

Perché l' intelligenza, dopo esserne stata fedele compagna, sta separandosi, quasi con fastidio, dalla consapevolezza .

Come ho detto, sgranando il rosario angosciante del Transumanesimo, un passaggio fondamentale in questo processo di transumanizzazione è la creazione di computer talmente potenti e veloci da poter supportare il download della mente umana. Proprio qui, quando il Datismo - altro delirio pseudo filosofico che impone un flusso inarrestabile di dati da immagazzinare, guarda caso, in supersistemi meglio noti come Big Data, e assai in voga presso i Tycoon della Silicon Valley -, si innesta nel Transumanesimo che, a mio avviso, nasceranno i problemi.

Perché i sogni transumanisti, purtroppo o per fortuna, rimarranno tali dato che, assai prima che gli stoccafissi surgelati della Alcor possano tornare alla vita, quel supercomputer che avremo creato per supportarci e traghettarci verso l' eternità, ritenendoci obsoleti e inutili a fini che solo lui conosce - come in un altro capolavoro cinematografico di fantascienza filosofica come fu “2001 Odissea nello spazio” - semplicemente non ci farà entrare e ci risponderà come Hal 9000 , il sofisticato computer al comando della missione, risponde a David Bowman che gli chiede di farlo rientrare nella astronave Discovery dopo una sortita nello spazio esterno: Mi dispiace David, purtroppo non posso farlo.

E la nostra specie, semplicemente, si dissolverà.