Definizione di maglia in due fonti e quattro variazioni:
Dizionario Oxford Languages
maglia /mà·glia/ sostantivo femminile 1. Ciascuno degli elementi costitutivi dei lavori a rete o a intreccio, caratterizzati dall'alternarsi di spazi pieni e vuoti in serie uniforme: avviare le m.; m. in trama, in catena; fig., con riferimento alle maglie della rete in quanto strumento di ostacolo, arresto, cattura. "restare preso nelle maglie di un intrigo" 2. Indumento di tessuto a maglia, aderente al torace, confezionato per essere indossato sulla pelle (m. di lana, di cotone ; la m. pesante) o come articolo di abbigliamento specialmente sportivo, talvolta addirittura come distintivo di una squadra (la m. azzurra della Nazionale italiana) o indicativo del primo posto in classifica di gare ciclistiche: es. maglia iridata.
Dizionario Treccani
màglia s. f. [dal provenz. malha, che è il lat. macŭla «macchia» e «lacuna, buco (in un tessuto a rete)»].
1. a. Intreccio di filati di lana, seta, cotone, ecc. legati assieme in anse più o meno strette sia manualmente, con apposite asticciole (ferri da calza) o con l’uncinetto, sia mediante particolari macchine: fare la m.; lavorare a m.; tessuti a m.; m. fitta, rada.
b. L’intero intreccio in cui le maglie si uniscono senza soluzione di continuità a formare un tessuto molto elastico: una gonna, un completo di maglia.
La morale, l’origine, la complicazione, l’atteggiamento
L’epidermide è elastica e flusso perpetuo dell’anatomia antropomorfa e zoomorfa. La sua densità e la sua stratificazione sono coadiuvate dal componente idrico lubrificante e dalla modularità cellulare che ne determina la concatenazione architettonica. La modularità è parte dello schema della natura e ogni schema ha un suo carisma espressivo e di conseguenza formale. La vita è di fatto una questione di forma. Forma è ogni cosa che i 5 sensi possono contemplare.
I sensi corrispondono agli organi di senso e sono: occhi, orecchie, bocca, naso e pelle che consentono all’uomo di interagire, a diversi livelli, con il mondo che lo circonda. A ognuno di questi organi corrisponde uno dei cinque sensi: agli occhi corrisponde la vista; all’orecchio corrisponde l’udito; alla bocca corrisponde il gusto; al naso corrisponde l’olfatto e alla pelle corrisponde il tatto. Vi è naturalmente l’addizionale del “Sesto senso” che nella sua immaterialità intuitiva/percettiva, agisce sull’eterico dell’immaginazione e della memoria: cinestesia o propriocezione.
Il tatto è la maniera della pelle che si fa ponte e al contempo schermo, perimetro, degli organi vitali, con tutto quanto si orchestra dell’atto di vivere in anatomia: per essa l’elasticità è essenziale.
L’elasticità è la morale del corpo perché in essa risiede la sua progressione attiva nell’attrito spaziale ma anche mentale e la sua maniera rispetto ad essi. La flessibilità è un carisma che rientra nel valore della mediazione tra l’atmosfera e la “pelle che si abita”.
Il compendio formale dell’elasticità epidermica è la sua nemesi nell’abito attraverso la maglieria che ne produce gli effetti etici attraverso l’intreccio e la sua sapienza.
L’abito è sinonimo di forma traslata del corpo umano e concetto morale di ponte tra l’io immaginativo e la realtà. La maglia ha la funzione principe di toccare, avvolgere, abbracciare le parti anatomiche con la più sincronica azione motoria che appartiene alla sua logica meccanica: l’elasticità. Proprio l’elasticità della maglia è l’espressione etica da cui trarre la morale della sua esperienza.
Il potere di dare dimensione alla planimetria umana è ancora più accentuato nella maglieria che possiede l’aderenza come esperienza grafica e tattile e la porosità alveolare a raccogliere luce e ombra in fasce muscolari di varie geometrie: macroscopica visione del mosaico epidermico. Grazie alla torsione e all’accavallamento nodulare, la maglieria usa la sua azione rampicante e la trazione continua per la corteccia del fusto umano e va ben oltre la funzione contenitiva dell’abito: essa raddoppia l’energia vitale di ogni pulsione anatomica e ne dichiara la modellabilità.
A riprova dell’energetica prestazione della maglia vi è il calzino che contravviene alla forza di gravità e si ancora tra tallone, malleolo, caviglia e polpaccio fin sul tibiale ad incorniciare, a volte, il ginocchio senza alcuna mano tesa dall’alto ma la sola capacità di appoggio e compressione all’atto della sua estensione.
Il termine calzino deriva dal latino calceus o calcius (calzatura) che viene da calx (calcagno).
I calzini più antichi sono egiziani e sono datati nel periodo compreso tra il 250 e il 420. Un esemplare di questa prima tipologia di calze è conservato al Victoria and Albert Museum di Londra dal 2012, e arriva direttamente dalla necropoli dell’antica Ossirinco, sul Nilo.
L’usanza di regalare i calzini a Natale nasce nel Medioevo, quando donare le calze era un gesto generoso e importante, uno scambio di favori tra nobili.
La BBC ha inserito i calzini tra i 100 oggetti che raccontano la storia del mondo, a sottolineare l’importanza di questo capo di abbigliamento nell’evoluzione dell’umanità, che, non a caso, è fatto di maglia.
La moda di questi anni ha riportato al centro la maglieria la sua estendibilità e cromia, il suo grafismo e la sua ossessione continua per i legami.
Da Raf Simons che per Prada immagina una maglieria lineare, monocroma e “intra-dimensionale”, a Matthieu Blazy che dell’intreccio è divenuto il cantore principe in Bottega Veneta; da questo magico accavallamento, di due strisce di nappa, si è allargato ad effetti Mongolia di lana o fibre naturali, esuberanti oltre perimetro, in pellicce che non sono di pelle ma di pregiato vello. Anche le tarsie dei colori e delle lavorazioni Aran o le grafiche Fair-Isle di Mati Ventrillon, che oltre alla sua produzione oggi è consulente anche per COS e altre case di moda.
Oppure il racconto impressionista di un ossessivo effetto puntinato che eleggono il Tweed come il parametro modellabile del tessile contemporaneo, parlandoci ancora del ritorno della giacca in maglia e di quell’accoglienza decostruita che da questo progetto deriva.
E ancora la forza del Jersey nei jumpsuit per tutti i sessi e della t-shirt, della sovraimpressione dei tratti antropomorfi, di lui e di lei, del loro rispettivo apparato genitale e del carisma anatomico che li confonde e distingue. Glenn Martens e JW Anderson, che sulla maglia evocano la pelle e quanto ad essa si confida, sono l’altra traccia del sistema reticolare della maglieria.
Le impronte del nostro passaggio sono quelle del nostro corpo, portatore di un pensiero che possiede il suo Zeitgeist. Esso si impagina, confortevole e naturale, nelle sue congenite volontà assolutistiche ma anche addizionato alla fibra e alla lana della tradizione.
Il presente è però andato oltre lo stadio del raccolto delle messi: nel nostro tempo vi sono i polimeri della chimica che nell’activewear trovano una comfort-zone ineguagliabile e una nuova modulazione dell’ostentare il carisma dell’atletico, o dell’abbondante, di chi si lascia “sbucare” dalle maglie di un intimo sempre meno intimo e da cappucci, elastici e coulisse che tutto fanno tranne che nascondere o rinforzare e che Gvasalia s’impegna a processare nei volumi dello spagnolo più celebre della moda: Balenciaga, per uscire dal canone e al contempo ripristinarlo attraverso lo stridore e la distanza da esso.
La forza della pelle e il camouflage dei volumi si compenetrano e rivelano il non distinguibile tra ciò che è azione anatomica e ciò che è esibizione: la maglia è la pelle di questo esercizio ed il suo medium elettivo forse che ci abbia irretito? E se sì: che cosa è questa rete se non una sua parente lontana?
Definizione di rete in due fonti e tre variazioni:
Dizionario oxford languages
rete /ré·te/ sostantivo femminile 1. Intreccio di fili annodati fra di loro, a maglie più o meno fitte, che nell'accezione più comune richiama la funzione di cattura ( r. da pesca ; tendere le r. ; tirare le r. ), alla quale, in senso fig., si associa quella di insidia, di allettamento, di lusinga ( è caduto nella r. ). 2. Estens. Qualsiasi intreccio di vario materiale, a forma diversa secondo lo scopo cui è destinato. "la r. del letto".
Dizionario Treccani
réte s. f. [lat. rēte]. 1. Intreccio di fili di materiale vario, incrociati e annodati tra loro regolarmente in modo che restino degli spazî liberi, detti maglie: il materiale (canapa, sparto, cocco e altre fibre vegetali; fibre artificiali; plastica; metalli), la grossezza dei fili, la larghezza e la forma delle maglie (quadrate, rombiche, esagonali o a losanga), le dimensioni e il tipo, sono diversi in relazione ai diversi usi.