Ha un sorriso gentile Mark Bradford, è altissimo e racconta le disparità del mondo attraverso le sue opere. Collage di immagini che emergono da una lavorazione con carta, calce, sabbie e materiale pubblicitario raccolto qua e là, un percorso che evidenzia il vivere contraddittorio e violento della società attuale. Il mondo intero è l’osservato speciale di Bradford.
Nato a Los Angeles nel 1961, è considerato oggi uno dei più grandi artisti contemporanei e una delle 100 personalità più influenti. È un’”astrazione sociale” quella compiuta da Bradford, cresciuto dalla madre parrucchiera, fin da ragazzino si è cimentato in mille lavori che lo hanno portato a decifrare quella che è la sua personalissima ricerca artistica. Artista visivo, Bradford costruisce mappe su tela, sculture e installazioni che mettono sotto i riflettori le stratificazioni dense di un tempo fatto di ingiustizie da cui non sembra esserci uscita. Strati di carta incollati, perché la materia ci invade e ci pervade, strisce e forme che delineano mappe esistenziali, geografiche e valoriali che l’artista americano lavora, scava, incide senza mai stancarsi.
È intensissimo il lavoro di Bradford, faticoso, complesso, ricco, quasi esorbitante. Il risultato, però, è sempre di un impatto visivo che non lascia scampo: il messaggio è nel mezzo e questo è un traguardo sempre raggiunto dall’artista statunitense. Il tentativo di Bradford è quello di disegnare percorsi di frontiera in cui emergono i flussi umani di rifugiati che non trovano approdo, una geografia dell’umano che è prima di tutto rispetto dei diritti di ognuno. Nelle contraddizioni Bradford sembra leggere la necessità di un impegno da parte dell’artista di testimonianza e di visione.
È quanto emerge anche dalla sua personale che si tiene a Monaco promossa dalla galleria internazionale Hauser & Wirth dal titolo Nobody knows the trouble I’ve seen, una frase tratta da uno spiritual cantato degli schiavi africani, e che conferma, ancora una volta, la volontà dell’artista di dare voce agli ultimi. La mostra è visitabile fino a maggio 2024. L’esposizione alla Hauser & Wirth di Monaco trae spunto dal ciclo degli arazzi olandesi del XV secolo in cui un gruppo di cacciatori tenta di catturare l’Unicorno che, nella simbologia cristiana è il Cristo, ma nell’interpretazione di Bradford sono tutti coloro che vengono emarginati, i rifugiati, i poveri gli esclusi, i discriminati. Anche la tematica gender è presente nella rappresentazione visiva.
Il processo creativo dell’artista losangelino è lungo e assolutamente unico. Bradford ha iniziato a sperimentare molti tipi di carta: dai cartelloni pubblicitari, alle veline usate dai parrucchieri, fino alle locandine dei film e ai poster commerciali che promettevano “miracoli” alla povera gente nei quartieri popolari. L’artista incolla sulla tela le immagini selezionate e le lavora con calce, colla e mastice con vari strati di carta per poi scavare le superficie e far emergere ciò che ritiene rilevante. In buona sostanza, per Bradford tutti i materiali hanno una loro dignità se possono rappresentare un concetto e un’esperienza.
Nato nel sud di Los Angeles, Bradford si è trasferito nel quartiere balneare di Santa Monica con sua madre all'età di 11 anni. Durante tutta la sua infanzia ha lavorato nel salone di bellezza di sua madre a Leimert Park dove ha sviluppato per la prima volta una curiosità per l'espressione artistica e creativa.
Bradford ha conseguito il BFA presso il California Institute of the Arts (CalArts) di Valencia nel 1995 e il suo MFA presso il CalArts nel 1997. Nel 2017 ha rappresentato gli Stati Uniti alla 57a Biennale di Venezia con la sua mostra personale “Tomorrow is Another Day”. A complemento della presentazione al Padiglione degli Stati Uniti e in linea con la sua pratica di coinvolgere le comunità emarginate, Bradford ha lanciato Process Collettivo, un progetto a sei partnership annuale con la cooperativa sociale Rio Terà dei Pensieri che offre formazione professionale e opportunità di lavoro a uomini e donne detenuti a Venezia e dintorni.
Dopo la Biennale, "Tomorrow is Another Day" si è recato al Baltimore Museum of Art, dove ha collaborato con il Greenmount West Community Center (GWCC), uno spazio artistico comunitario che offre risorse educative alle famiglie di Baltimora. Le recenti mostre personali del lavoro di Bradford includono "Masses and Movements" presso Hauser & Wirth Menorca (2021), "End Papers" (2020) presso il Modern Art Museum di Fort Worth; ‘Cerberus’ (2019) presso Hauser & Wirth Londra; e “Los Angeles” (2019) al Long Museum West Bund, Shanghai.