C'erano, di Marta, tante cose che mi davano sui nervi (anzi, mi mandavano ai matti) - e non dico alcune di queste stesse cose, lo ammetto, non mi dessero la molla, ma solo in particolari e precise situazioni, fuori dalle quali quelle cose riprendevano a mandarmi in bestia - e una di queste cose, non la più consistente (la più consistente era il vortice di storie riguardo i suoi ex entro il quale con encomiabile costanza Marta mi ingabbiava), concerneva la data di nascita. Marta era nata il 29 dicembre. E il dettaglio anagrafico, ancorché dettaglio, quando ci prestavo attenzione, mi dava il mal di testa.

"Andiamo, Marta! Cresci un po'. La storia con Luca risale ormai a dieci anni fa. Hai trentacinque anni e..."
"Trentaquattro"
"Trentaquattro? Ma se sei del '97! Vuoi che non lo sappia? Spendo una barca di soldi ogni anno per..."
"Sì, ma ho ancora trentaquattro anni"
"Ma sei nell'anno dei trentacinque"
"Sì, ma li compio il 29 dicembre"
"Be', mese più mese meno..."
"Ma se siamo a Maggio!"
"Io..."
"Non ho nemmeno trentaquattro anni e mezzo. Mancano sette mesi ai miei trentacinque"
"Il tempo passa molto più veloce di quanto credi, cara. E l'anno prossimo avrai trentasei anni"
"Eh no. L'anno prossimo avrò trentacinque anni..."
"Ma se è il 2024"
"E che c'entra?"
"Se sei del '97, nel '24 avrai trentasei anni"
"Eeeh, adesso sei tu a esagerare"
"Ti senti l'eterna piccina perché compi gli anni tardi? Forse per questo non cresci mai. Sai cosa ti dico? La data di nascita può essere un deterrente allo sviluppo psichic..."
"Me lo diceva anche Paolo"
"Mi fai venire il mal di testa. Ho bisogno di un'aspirina. E di un Bourbon. Sei una donna di quasi trentasei anni che pensa di averne trentaquattro"
"Perché è così! Ne ho ancora trentaquattro!"
"Sì, gioia, sei ancora una pupina, tesoro"
"Non darmi nomi. Mi ricordi Gigi"
"Gi...? Scommetto questa faccenda della trentaseienne trentaquattrenne ti fa essere parecchio indulgente verso te stessa. Non ho nemmeno ancora trentacinque anni, ti dici, nei momenti bui, per rincuorarti"
"La mia psico dice che..."
"Non mi interessa la tua psico. È ora che cresci, Marta!"
"Va bene. D'accordo. L'hai detto. Prendo nota. Detto da uno che pensa che io sia una trentaseienne e invece non sono nemmeno ancora una trentacinquenne essendo una trentaquattrenne, che tra sette mesi, sette, il 29 dicembre, e adesso, se non erro, siamo a maggio, se non erro, siamo all'11 Maggio, compirà i suoi trentacinque anni d'età... be', detto da uno così occhiuto, così sgamato, prendo nota"

Marta era tutta rossa. Come stesse dicendo chissà cosa. Come se quelle parole nascondessero altre parole. E in fondo, sapevamo entrambi quali erano... L'orologio biologico corre tanto quanto la lancetta dell'orologio a cucù in sala. E usare la clessidra per non sentire il tac dei secondi non ferm...

"Ma lo sai che ti odio?! Lo sai che ti odio?!" strillava adesso Marta. Dai trilli agli strilli, come dalle stelle alle stalle. La voce trillante di Marta era così melodiosa... Avrebbe potuto fare parte di un concerto di campanellini, Marta. Eh sì, la voce di Marta era un campanellino, e chi era l'Ulisse Pavlov di turno a seguirla anche in fondo a un pozzo? Io, naturalmente. Il cretino. Piacere. Ulisse Pavlov. Ridete. Lo so. Ma io non rido. Non rido. D'altra parte le voci per me sono fondamentali. Al punto che passavo sopra ai difettucci di Marta. Sapevo quali fossero. Fondamentalmente una tavola da surf con due listoni di pino per gambe. E quanto ai piedi... Ma la voce. Quella voce... Così melodiosa... Ma sapeva come rendermi isterico, se voleva, quella voce! Dai trilli agli strilli, come dico. E non erano, di Marta, nemmeno questi tre (gli ex, gli strilli e la data di nascita) i particolari a mandarmi più in orbita con la rabbia. C'era ben altro. Ben altro. Ma ringraziando il Cielo, conservo ancora un briciolo di rispetto per me stesso, per mettermi qui a raccontarle. Quel che ho detto mi pare già sufficiente.