Nel 2001, quando uscì nelle sale cinematografiche Sen to Chihiro no kamikakushi (la misteriosa scomparsa di Sen e Chihiro, tradotto in italiano con La Città Incantata), ero studente all’università. Ricordo distintamente la frustrazione di non riuscire a capire i dialoghi in originale bene quanto avrei voluto. Sarebbe occorso un altro decennio, e una vita in Giappone, per riuscire a seguire i dialoghi anche senza prestare attenzione.
La Città Incantata è uno dei miei lungometraggi preferiti. La storia è raccontata ugualmente bene dai colori e dalla musica, dalle inquadrature e dalle battute dei protagonisti. C’è qualcosa di coinvolgente e profondamente toccante nel viaggio di Chihiro da bambina viziata a essere umano cosciente di sé. Parte della ragione risiede nel fatto che certi passaggi della sua storia, certi avvenimenti, sono “archetipici” nel senso che Jung attribuiva al termine: sono tappe della vita di ogni essere umano passato, presente e futuro, parte del DNA del nostro destino.
Miyazaki Hayao è solito intessere nelle proprie storie elementi tratti dallo shintō, la religione autoctona del Giappone. Si pensi ad esempio all’albero di canfora de Il mio vicino Totoro, o agli spiriti della foresta di Principessa Mononoke. Anche La Città Incantata contiene numerosi riferimenti allo shintō, ma trovo che il cristianesimo, e in particolare con lo gnosticismo, si presti ad essere una chiave di lettura più accessibile.
La trama del film è questa: Chihiro, una bambina giapponese apatica e viziata, si trasferisce da una metropoli a una cittadina di campagna. Per chi abita in città, inaka (campagna) è sinonimo di arretrato, rozzo, scomodo. Poiché sono in anticipo, i genitori decidono di fermarsi in quello che sembra un parco divertimenti dilapidato, entrando senza saperlo in un territorio dei kami, i numi della religione shintō. Mangiano il loro cibo senza permesso, ed esattamente come succede a Proserpina, l’avere consumato il cibo di un altro mondo li vincola ad esso: vengono trasformati in maiali.
Mentre scende l’oscurità e gli spiriti cominciano ad aggirarsi per i locali prima deserti, Chihiro scopre di non poter più fare ritorno da dove era venuta. Per salvare i propri genitori, Chihiro deve lavorare per la strega Yu Baba (la nonna dell’acqua calda, per via del fatto che sovrintende uno stabilimento termale in cui spiriti e kami vanno per ristorarsi).
Il passaggio di Chihiro al mondo degli spiriti richiede il sacrificio del proprio nome. La Strega Yu Baba si impossessa fisicamente del nome della bambina, trasformandolo da Chihiro 千尋 a Sen 千 (mille). L’unico modo in cui la bambina può fare ritorno al proprio mondo è recuperare il proprio nome, cioè la conoscenza di sé. Sen trova un prezioso alleato in Haku, un mago costretto a servire Yu Baba, che possiede la capacità di trasformarsi in drago. Tuttavia, anche lui, avendo perso il ricordo del proprio nome, è costretto a servire la strega.
Il rapporto fra Chihiro e Haku è simile a quello fra Sophia e Cristo nel testo gnostico Pistis Sophia. Nel racconto, Sophia cade dalla condizione di pienezza del Pleroma, che potremmo considerare come una sorta di paradiso, per il suo desiderio di conoscere ciò che non può essere conosciuto. Di conseguenza, diviene legata all’esistenza materiale. La teologia gnostica considerava la materia come una sorta di rivestimento che imprigionava l’anima, trattenendola a terra. Una volta liberata, l’anima si innalzava verso il cielo, mentre la materia rimaneva legata alla terra. Così è anche per Sophia, una volta guidata da Cristo attraverso i passaggi del suo cammino spirituale.
Haku fa due cose cruciali per Chihiro. Poiché gli esseri umani non possono esistere nel mondo degli spiriti, la bambina comincia a scomparire. Haku le dà da mangiare, vincolandola al mondo degli spiriti come era accaduto ai genitori di lei, ma permettendole così di agire per liberare sé stessa e i suoi genitori. La istruisce su cosa fare, e le raccomanda di non dimenticare il suo nome, perché è in questo modo che la strega Yu Baba esercita il dominio sugli altri.
Nel frammento 3 del Vangelo di Tommaso si legge: “Quando conoscerete voi stessi, sarete conosciuti e comprenderete che siete figli del Padre vivente. Ma se non vi conoscete, allora sarete nella povertà e sarete voi stessi la povertà”. L’inizio di tutta la conoscenza è il proprio nome, perché il nome è ciò che permette all’individuo di tracciare una distinzione fra “sé” e “ogni altra cosa”. Perdere il nome annulla questo confine, rendendo l’individuo indistinguibile da tutto il resto del mondo.
Chihiro, (ora Sen), si applica ad ogni sorta di lavori manuali, affrontando fatica, sporcizia e stanchezza. Questo è il segno della sua caduta da una condizione in cui non doveva fare nulla a una in cui la sua esistenza dipende dalla quantità e dalla qualità del suo lavoro. Così facendo, scopre una parte della propria natura della quale era ignara: caparbia, generosa, e coraggiosa. Ed esattamente come il lavoro fisico la irrobustisce nel corpo, così la tempra nel carattere.
Chihiro fa entrare per errore Kao nashi 顔ナシ(senza-volto, un altro riferimento all’assenza di identità), uno spirito caratterizzato da un appetito incontrollabile, all’interno dello stabilimento termale. Kao nashi tenta tutti i presenti creando oro dal nulla ed esigendo in cambio tutto il cibo che possono procurargli. In breve, passa anche a divorare i presenti, impadronendosi delle loro voci. Sen viene chiamata al suo cospetto, ma ora è una bambina diversa: consapevole di sé, siede composta e lo affronta pur avendone paura. Kao nashi, in mezzo a una stanza piena di inverosimili quantità di cibo, imbrattata e disordinata, a rappresentare il caos della materia senza controllo, la tenta con la promessa della ricchezza e del potere. Chihiro lo sconfigge nella maniera più semplice e logica possibile: dicendo che tutto quello che lui ha da offrire non è necessario.
In questo modo, Chihiro è passata dall’essere una bambina viziata a una giovane persona che si fa carico della responsabilità delle proprie azioni. È sufficientemente cresciuta per poter affrontare la prova finale e liberare i propri genitori.
La similitudine di Haku con Cristo è più sottile. Uno dei suoi tratti caratteristici è la capacità di trasformarsi in drago. Il drago è una creatura affine al serpente, ed è un “simbolo” come lo intendeva René Guenon nel contesto del Tradizionalismo: qualcosa capace di indicare contemporaneamente un concetto e il suo contrario. Il serpente è pericoloso perché il suo morso contiene il veleno, ma il veleno è anche la base dell’antidoto che lo contrasta. Inoltre, il serpente cambia pelle, che rimanda all’idea di rigenerazione e resurrezione, e conosce i segreti del mondo sotterraneo, cioè della morte, poiché vive nel sottosuolo.
Oltre a guidare Sen passo dopo passo, Haku compie un atto di coraggio che lo lascia sanguinante e in pericolo di vita. Quando Chihiro lo incontra di nuovo, è trasfigurato in forma di drago, e più grande di prima. Chihiro lo cavalca volando con lui, e improvvisamente ha un’intuizione che le permette di restituirgli il suo nome. Le scaglie di drago cadono dal corpo di Haku, in realtà lo spirito di un fiume, ed egli ritorna in forma umana, precipitando verso il basso insieme a Chihiro.
Nella scena seguente, Haku e Chihiro precipitano tenendosi per mano, e piangono di gioia. Le loro lacrime salgono verso l’alto, e poco prima di toccare terra, tenendosi per mano, i giovani risalgono volando verso l’alto. Avendo entrambi recuperato il proprio nome ed essendo ora uniti dall’amore, Haku e Sen hanno lasciato cadere la materia che li rivestiva, sia metaforicamente che fisicamente, e la loro anima è libera di ascendere.
Ora che è giunta al termine del proprio cammino iniziatico, Chihiro ha sviluppato la capacità di distinguere l’illusione della materia dalla realtà dello spirito. La strega Yu Baba le offre di liberare i suoi genitori e lasciarla tornare nel mondo degli esseri umani a condizione che riesca a indicare quali dei maiali sono suo padre e sua madre. Chihiro osserva gli animali, e risponde che i suoi genitori non sono fra loro. Il che, nella prospettiva gnostica, è vero fin dall’inizio. Nonostante la forma illusoria della materia, i suoi genitori non sono mai stati dei maiali.
Haku accompagna Chihiro al confine tra il mondo degli spiriti e quello degli esseri umani, e si separano promettendosi di incontrarsi di nuovo. I genitori di Chihiro la chiamano, e insieme fanno ritorno alla macchina, trovandola coperta di foglie. Segno che il tempo è effettivamente trascorso. Come all’inizio della storia, Chihiro è di nuovo la stessa bambina, con gli stessi genitori, nella stessa macchina, diretta verso la stessa esistenza, ma dentro di lei si è schiusa una consapevolezza diversa.