"In a hole in the ground there lived a hobbit" così inizia lo Hobbit di Tolkien. Leggendo la frase per un attimo si può confondere la parola "hobbit" con "rabbit", il termine inglese che indica i conigli. E dove vivono gli hobbit? In buche sottoterra. Hobbit-rabbit: gli hobbit alla fine sono...conigli.
In realtà l’origine del termine “hobbit” è discussa. Qualcuno lega l’origine del termine ad un romanzo di H.S. Lewis, ovvero Babbitt. Altri ritengono che Tolkien possa aver storpiato il nome di alcune creature del folklore anglosassone, come gli hobgoblin o i bogle. Ma la rassomiglianza tra gli hobbit e i conigli è evidente, nonostante i primi siano comunque esseri umani. Tolkien stesso, interrogato sulla possibilità che i conigli potessero essere stati fonte di ispirazione per le sue creature, respinse l’idea sottolineando l’umanità dei suoi personaggi. Ma il sospetto persiste, non solo a causa dell’assonanza delle due parole in inglese, ma anche per la piccola statura dei “mezzuomini”, le loro abitazioni che ricordano le tane dei conigli, e se vogliamo anche una certa valenza simbolica: con gli hobbit Tolkien, fervente cristiano, voleva raccontare come il male venga sconfitto da qualcosa di umile.
E cosa c’é di più umile di un coniglio, l’animale che simbolicamente rappresenta il contraltare dell’orgoglioso leone? Inoltre lo studioso Donald O’Brien nota come la descrizione di Aragorn dell'inestimabile cotta di maglia di mithril di Frodo, "here's a pretty hobbit-skin to wrap an elven-princeling in", sia una "curiosa eco" della filastrocca inglese "To find a pretty rabbit-skin to wrap the baby bunting in.".Inoltre lo stesso Tolkien fornisce una sua etimologia per la parola hobbit che significherebbe “colui che scava buche”. Come i conigli.
Quasi certamente è quindi di derivazioni tolkieniana l’idea di unaltro scrittore inglese, Richard Adams, che nel 1972 pubblicò il best-seller “Watership Down” tradotto in italiano come “La collina dei conigli”, anche se l’autore sostenne sempre si trattasse di una fiaba inventata per le sue figlie.
La vicenda narra di una colonia di conigli, guidata dal prode Hazel (in italiano “Moscardo”) che, in seguito alle visioni del fratello Fiver (in italiano “Quintilio”) che vede la distruzione della conigliera, parte per un viaggio alla ricerca di una nuova patria che sarà poi la collina di Watership che dà il titolo all’opera. Come Tolkien, Adams si inventa una cultura totalmente fittizia: se Tolkien inventa le lingue elfiche, Adams inventa il “lapino”, la lingua dei conigli (evidente la derivazione dalla parola francese “lapin”) e dà ai conigli un patrimonio culturale, religioso e mitologico che ha la sua figura principale nel dio-eroe coniglio El-ahrairah.
Ma non c’é solo Tolkien in questa splendida opera della letteratura inglese del Novecento. C’è anche tanto Virgilio. Se lo sfondo ricorda quello dei Signore degli Anelli e dello Hobbit, la storia è l’Eneide trasposta nel mondo dei conigli.
Fiver-Quintilio “vede” la fine della conigliera esattamente come nell’Eneide, e nel mito greco in generale, Cassandra e Laocoonte vedono la fine di Troia apparecchiata da Ulisse con l’inganno del cavallo. Non a caso Richard Adams sceglie come epigrafe del primo capitolo alcune battute dell’ “Agamennone” di Eschilo nelle quali Cassandra narra al coro i suoi presentimenti di morte.
Hazel-Moscardo è Enea. Per alcuni tratti potrebbe ricordare anche il biblico Mosé. D’altronde le vicende di Mosé e di Enea, fondatori di una nuova Patria per un popolo che prima non l’aveva, presentano molte analogie: junghianamente parlando si potrebbe dire che l’archetipo è lo stesso. Ma la vicenda dei conigli di Adams è più vicina a quella virgiliana che non all’Esodo: Mosé libera degli schiavi, Enea trova una nuova patria ad un popolo di profughi cui è stata distrutta la Patria: ed è esattamente la vicenda di Watership Down.
Arrivati poi nella nuova patria, Moscardo e i suoi conigli dovranno affrontare un temibile nemico nel generale Vulneraria, un coniglio feroce che ha instaurato un regime militarista. Alcuni critici hanno visto richiami alla grande lettteratura distopica inglese, Orwell in primis, Ma potrebbe esserci anche un’eco di Turno, il feroce re del popoloitalico dei Rutuli che combatte i profughi troiani guidati da Enea.
Moscardo poi assurge a figura leggendaria e la sua morte ricorda quella di Enea, assunto tra gli dei dopo essere scomparso in un tempesta durante una battaglia contro gli Etruschi. Richard Adams diceva che era solo un racconto per le sue figlie, ma ha creato un’opera grandiosa, con richiami coltissimi ed epici. Un’epopea nel mondo dei conigli.