A fine giugno, a Castelfranco Veneto, l’associazione Sottosopra, realtà attiva nel campo culturale della cittadina trevigiana, ha dato vita ad una vera e propria rivoluzione enologica, non tradendo il nome di sovversiva origine che la contraddistingue.
Gli adombrati giardini che abbracciano il Castello medievale sono diventati il palcoscenico di un primo atto di tutto rispetto. Veri e propri banchi dell’oste disseminati sotto le fronde monumentali di silenziosi cedri dell’Himalaya, con un unico fil rouge ad accompagnare questa pièce sensoriale: la promozione della biodiversità vitivinicola ed il rispetto della materia prima.
Protagonisti i vini naturali e biologici di numerosi produttori veneti, ma non solo. L'Italia, infatti, è una terra ricca di tradizioni vinicole secolari e di una varietà incredibile di vitigni autoctoni, più di 500 diffusi in tutto il paese. Negli ultimi anni, si è sviluppato un movimento sempre più energico verso la produzione di vini naturali e biologici, che rappresentano un approccio sostenibile e rispettoso dell'ambiente, raccontando l'incontro tra la natura, la passione dei viticoltori e la ricerca di nuove strade per una produzione autentica e di alta qualità.
Questa tipologia di vini, come suggerisce il nome stesso, non prevede l’utilizzo di prodotti chimici sintetici, come pesticidi e fertilizzanti, e l'aggiunta, durante il processo di vinificazione, di additivi o correzioni artificiali. I viticoltori, custodi sensibili di questa filosofia millenaria, danno priorità a pratiche agricole tradizionali che consentono al vino di esprimere il meglio delle caratteristiche del terroir, in armonia con la natura, valorizzando le proprietà intrinseche e le varietà delle uve utilizzate.
Un aspetto fondamentale perché i vini possano essere ritenuti naturali e biologici è la fermentazione spontanea. A differenza dei vini convenzionali, in cui si aggiungono lieviti selezionati, i produttori lasciano che la fermentazione si svolga in modo naturale, grazie ai lieviti indigeni ed ai fermenti presenti naturalmente sulla buccia dell'uva, prediligendo l’invecchiamento in botti di legno. Ciò conferisce una complessità e una personalità uniche, riflettendo le peculiarità del territorio e delle uve stesse, nella loro complessità aromatica e gustativa.
Questo impegno verso una sostenibilità autentica, ha portato ad un aumento della biodiversità e alla salvaguardia di antiche varietà di uve autoctone, ripopolando lentamente le dolci colline che le accoglievano. Passeggiando tra i giardini quindi, ho avuto la possibilità di conoscere produttori attenti e consapevoli, profondamente innamorati del frutto – letteralmente – del loro lavoro.
Ecco quindi 5 vini naturali e biologici da non lasciarsi scappare.
Mottolo Bianco – prod. Faedesfa I Colli Euganei, in provincia di Padova, sono nati da eruzioni di lava basaltica. Su queste terre vulcaniche ricche di carbonato di calcio, crescono le viti di Faedesfa. Serprina 80% e Trebbiano 20%, fermentato e affinato in botti di rovere degli anni Settanta. Nasce così un vino fresco, vivace, con sentore di fiori bianchi. L’etichetta, da sola, vale l’assaggio.
Argilla Bianco – prod. Terén
A Sacile, in provincia di Pordenone, al confine occidentale con le colline venete di Conegliano, l’azienda agricola Terén lavora dodici ettari di viti. Il vino, prodotto con uve di Tocai Giallo in purezza, deve il suo nome al terreno argilloso. Dopo otto mesi di fermentazione e affinamento in cemento, finisce in botti di acacia per sei mesi, lasciando note di mandorla amara e miele. Un bianco fermo ma, come lo definisce il suo produttore, “una medicina dello spirito”.
Margherita – prod. Le Vigne di Marco
Le Vigne di Marco è un produttore giovane e dinamico, che dal 2018 porta avanti un progetto di connessione con la sua terra: ci troviamo di nuovo nei Colli Euganei. Il suo è un 100% raboso veronese ancestrale, prodotto senza l’aggiunta di anidride solforosa. Fermentato in bottiglia e travasato tre volte, lo rendono un vino pieno al palato ed estremamente profumato.
Il grigio – prod. Massimo Coletti
Il nome, quasi regale, lo annuncia: è un 100% pinot grigio, prodotto sulle colline dai pendii gentili di Conegliano, in provincia di Treviso. Le viti crescono su suolo sabbioso alluvionale e le sue uve vengono coltivate e vendemmiate rigorosamente a mano. È un vino giovane, che con i suoi 4 giorni di macerazione, conserva freschezza e sapidità. Prima di degustarlo, è preferibile che sia scaraffato.
Melampo – prod. Villa Picta
Nel cuore della provincia di Mantova, il giovane proprietario di Villa Picta, è attento al rispetto delle sue piante e dell’ecosistema sviluppato tra le viti. Melampo è frutto della vinificazione di un blend di 3 uvaggi autoctoni a bacca bianca, rifermentato in bottiglia spontaneamente. Al naso ricorda agrumi e gelsomino, al palato è fresco ma strutturato.
Ciò che accomuna tutti questi vini e produttori è la capacità di raccontare la storia del loro territorio, rispettandolo ed esaltandolo. Combinano l’arte della viticoltura tradizionale con l’innovazione sostenibile, rappresentando un ritorno alle radici e preservando tradizioni antiche che, oramai, sono sempre più dimenticate.