Il disegno anatomico maschile come espressione dell’energia, non solo muscolare ma anche anche spirituale. Il dialogo di Stefano Reolon con il corpo è una costante ricerca della bellezza, così come fecero i grandi maestri del Rinascimento: Leonardo, Michelangelo, Rubens. Le grandi menti dell’arte di cui Reolon, scenografo, costumista, pittore, disegnatore e fotografo, si ispira ed è degno e rappresentativo discepolo e continuatore.
Il lavoro dell’artista padovano, che fu assistente di Gaetano Castelli per alcuni dei più importanti programmi Rai, come “Fantastico”, si divide tra lo studio del corpo umano e quello delle architetture più vertiginose. Laureato, appunto, in Scenografia, all’Accademia di Belle Arti di Venezia, Reolon ha per anni trasmesso attraverso l’insegnamento le sue conoscenze a generazioni di studenti.
Incontriamo l’artista che ha il suo studio a Vigodarzere alle porte della Città del Santo, nello spazio Biosfera di Padova dove si tiene una sua esposizione personale in cui espone molti dei suoi studi e disegni preparatori. Un viaggio nella scenografia e nel nudo anatomico. L’artista ammette di avere una predilezione per i nudi maschili per la qualità di energia che sanno esprimere nella muscolatura in tensione plastica. “Volevo soprattutto raffigurare l’energia che l’anatomia virile, nelle sue fasce muscolari, è capace di trasmettere a chi guarda. Non si tratta nemmeno del nudo in sé, ma bensì della tensione che i muscoli sono in grado di creare. E dopo una ricerca durata anni, mi sento soddisfatto del risultato raggiunto malgrado continui a studiare e a disegnare. Adesso sono pronto per la figura femminile, un corpo che, per contrasto, ispira dolcezza, morbidezza di linee e accoglienza e sicuramente molto erotismo”. L’erotismo è comunque una nota dominante anche dei nudi maschili in Reolon.
“Sicuramente, io credo che il corpo sia erotico sempre. Anche nei corpi più sofferenti o maturi io trovo sempre una grande carica sensuale. Sono, infatti, innamorato di Rubens che è un post michelangiolesco e, ovviamente di Michelangelo, ma la carne in Rubens è magnificenza, quasi lusso. Adoro le donne rubensiane nella loro prosperosa femminilità. Quella era un’epoca in cui la donna sana era la donna prosperosa”. Ma Reolon è artista a tutto tondo e in grado di passare dall’erotismo dei nudi all’algida astrazione dell’architettura più complessa. Come si può ammirare nei bozzetti dei suoi meravigliosi fondali scenografici. “Sono un appassionato di colonne, e lo si può vedere chiaramente. La scenografia è parte integrante della mia arte, ho lavoro come assistente scenografo del grande Gaetano Castelli in televisione, anche come assistente personale della costumista Maria Letizia Amadei, un nome importante e una figura che andrebbe rivalutata e riscoperta.”. Alla Galleria Biosfera di Padova Stefano Reolon ha voluto mostrare le sue cartelline piene di disegni, di studi, di bozzetti, rivelare quella parte segreta che costituisce il lavoro preparatorio di ogni artista.
“Volevo godermi questi faldoni densi di contaminazioni tra disegni e scenografie, costumi, collage, foto, opere che non erano mai state esposte prima. Anche per vedere l’effetto che mi avrebbero fatto. Inoltre ho portato una sezione dedicata ai bozzetti dei costumi, è una parte che desideravo mostrare. Adoro la moda, il disegno dei costumi non è una forma d’arte frivola come si può pensare, necessita invece di una grande costruzione e cura del singolo dettaglio perché per fare un costume anche minimale c’è tantissima sapienza ed eleganza, vivacità e sovrabbondanza e mi diverte moltissimo, poi chiaramente bisogna passare attraverso la sartoria che richiede molto senso pratico”.
Con Reolon è un viaggio continuo, si passa dai costumi per la televisione agli studi per gli angeli michelangioleschi in sanguigna, con ogni dettaglio ripetuto singolarmente così come insegnavano i maestri rinascimentali, immagini resa più moderne dallo sguardo di Reolon. E poi l’apoteosi del segno scenografico con la metafora scenica della spiritualità. “Ho lavorato sul concetto delle chiese visionarie e questa è la “chiesa macchinario”, nel senso di una spiritualità che si muove, è agita, non è statica ma si evolve nel cammino intrapreso da ognuno.
Le colonne sono portanti e all’interno ci sono scale a chiocciola in cui camminano angeli ma anche esseri umani; è un enorme orologio, un macchinario che è anche in contatto con la natura, alla base infatti c’è un richiamo ai ponti di Venezia ma avrebbero dovuto esserci anche i pesci. E’ tutto realizzato a mano con riga, squadra e compasso, come un antico architetto ho voluto dare il senso della realizzazione dell’opera visionaria”. Visione come elemento trainante di una creatività autentica e di una sapienza infusa dai grandi maestri, Stefano Reolon va assaporato in ogni piccolo e minimo tratto della sua mano guidata da un genio antico.