Cari lettori, con i miei scritti vi faccio pensare, ridere, emozionare, sobbalzare dalle sedie e spesso vi faccio anche rimanere a bocca aperta. Per questi motivi mi sono preso la briga di assolvere al compito più difficile di tutti, quello cioè di spiegarvi perché noi, ma proprio tutti noi (io compreso) siamo completamente anormali rispetto al mondo che ci circonda.
E’ il compito più difficile, ve lo assicuro: provate a dire a un matto che è matto e vediamo che vi risponde. E soprattutto, se colui che prova a dirlo agli altri è matto pure lui, la cosa è ancora meno credibile. Quindi essendo tutti noi, come vi dicevo, rappresentanti di quel mondo che possiamo riassumere in una parola, e cioè “follia” (e vi assicuro: se qualcuno pensa di non farne parte è ancora più matto dei matti stessi...) proviamo ad andar dietro a questo postulato e vediamo cosa succede.
Stabiliamo subito una cosa, tutto sommato buona: se io son matto e se pure voi che mi state leggendo tanto regolari non siete, possiamo capirci perfettamente. Siamo sulla stessa lunghezza d’onda e già questa non è certo cosa da poco. Solo dei matti infatti possono trascorrere minuti e a volte ore intere a leggere, scrivere, riflettere, pensare, addirittura provare emozioni con l’arte, la cultura, la poesia, la musica, la filosofia, la scienza e tutte le altre follie umane.
Peraltro siamo in una società dove solitamente nessuno prova a comprendere né tantomeno a capire il prossimo. Volete degli esempi?
Provate a scrivere un banale commento su un social, un qualsiasi social: neanche trascorreranno 30 secondi e compariranno dal nulla, in men che non si dica, almeno due o tre presunti “normali” (o almeno ritenuti tali visto che sono la maggioranza di chi ci circonda) che, nascosti e occultati dai nomignoli più assurdi (pardon, nickname) risponderanno male, inizieranno ad offendere, dicendo che il vostro saluto è la dimostrazione della vostra malafede, del vostro disimpegno, del vostro uniformarvi all’ipocrisia dilagante, perchè la “verità” la sanno solo loro. In pochi secondi sarete costretti a dimostrare che i matti non siete voi. Il mondo è stravolto.
Spesso questi presunti normali vi dicono che siete ancora più matti perché siete convinti di sapere, pur conoscendo solo la superficie delle cose e di ignorare la “vera” realtà, quella che solo loro e chi la pensa come loro apprendono grazie a misteriose quanto incontrollabili informazioni.
Ed è assolutamente inutile spiegar loro che avete conquistato le vostre opinioni perché avete studiato, perché avete approfondito, verificando anche di persona la veridicità dell’argomento: loro, solo loro hanno in mano la “verità”, certificata solitamente da misteriosi blog, scritti da titolatissimi e perfetti sconosciuti, oppure notificata dall’ufficio stampa della resistenza agli alieni mascherati da banchieri, quei lucertoloni mascherati che dominano il mondo.
Per inteso: non amo i banchieri, mi sono più simpatici i poveri bancari. Questo non mi autorizza a considerare la categoria colpevole di tutti i mali del mondo. Insomma, non c’è niente da fare; potete dire e fare qualunque cosa ma i matti siete sempre voi. Anzi, siamo tutti noi.
Facciamocene una ragione, cari amici. Questo è il mondo. Accettiamolo per come è: staremo un po’ meglio noi e faremo stare un po’ meglio coloro che ci vivono accanto. Quindi va bene, va benissimo così. Anzi, sapete cosa vi dico? Io sarò pure matto ma intanto, quelli che da anni e anni vivono seduti al buio, dietro una tastiera, a non fare un cazzo dalla mattina alla sera, a sparlare di tutto e di tutti, sono loro. Insomma: se noi siamo i matti (e non sprecheremo neanche un secondo in più per negarlo) quelli sono dei poveri coglioni.
Faccio un altro esempio. Ogni tanto salta fuori un matto, un matto vero, di quelli come noi insomma, che osa dire che la Bellezza non è in realtà “ciò che piace” e che non bisogna confonderla con il gusto personale. Il relativismo coniugato con gli ideali, infatti, è una balla gigantesca che ha preso piede nei nostri sciagurati tempi: si confonde il gusto individuale con il senso di Umanità. E infatti i risultati si vedono.
Mi rivolgo a te, caro il mio fattone digitale: la Bellezza è una cosa seria ed è una cosa oggettiva, mica dipende dal gusto di qualcuno. Neppure dal mio o dal vostro. Il gusto infatti è del tutto personale e relativo ma può essere allenato, coltivato, smussato, approfondito, raffinato: occorre studiare, ricercare, passare notti insonni prima di poter dare dei giudizi che vadano oltre al gusto personale. Questo è uno dei problemi attuali, tipici di ogni società cosiddetta avanzata, apparentemente insormontabili e più difficili da affrontare: la maggioranza delle persone parla (o scrive) prima di riflettere. Con l’avanzare della tecnologia, peraltro, concentrarsi è ancora più difficile e quindi siamo di fronte al classico cane che si morde la coda.
Vi faccio giusto un esempio: se ci rechiamo a cenare in un ristorante dove lo chef dietro ai fornelli ha trascorso anni di studi, sperimentazioni, approfondimenti, osservando ogni sfumatura riguardante le consistenze, i profumi, i sapori e poi arriva il primo cretino che lo denigra con una recensione negativa preferendogli le sue consuete paninoteche, ecco quello non è, o non dovrebbe essere, un problema dello chef: è un problema del cretino.
Se, trascorrendo qualche giorno a Firenze, corriamo dietro ai saldi delle boutiques senza andare a trascorrere qualche ora di ossigeno e di meraviglia agli Uffizi, quello è un problema nostro, non certo di Michelangelo! Se qualcuno preferisce, anziché dare un senso alla vita e godere della Bellezza, riempire di ragnatele quella spugna inutile che galleggia inerte all’interno della sua scatola cranica, son fatti suoi, non è colpa di nessun altro. In ogni caso, ricordiamocelo sempre, al giorno d’oggi quella è la normalità e tutti gli altri sono gli anormali. Quindi, lo ripeto, i matti siamo noi. Ora forse vi ho convinto.
Ecco, che ci caschino anche i ragazzi in questa presunta “normalità” non è cosa né sana né giusta. I ragazzi potrebbero e dovrebbero usare il loro tempo per cambiare il mondo. Anche se, ricordiamolo a noi stessi, il mondo lo abbiamo provato a rovinare in tutti i modi proprio noi, con una caparbietà demenziale, roba che neanche Willie il Coyote ha la stessa costanza nel cadere nei burroni malgrado le infinite invenzioni impossibili che s’inventa per catturare lo struzzo irriverente.
Quando vediamo le signore rifatte ballare in casa e postare un video al giorno su Tik Tok con un vestito sempre diverso o dei quarantenni mezzo biotti, con la pancia che arriva alle ginocchia, saltare sulle note di “Gnagnam Style”... beh... anche per dei matti come noi, tutto questo diventa abbastanza insopportabile. Anche i matti hanno un limite.
Morale della favola: che cosa significano in fondo le parole “normale” e “anormale”? E’ una domanda che tutti noi dobbiamo porci, non è affatto una cosa scontata. Anzi, la nostra bussola è di continuo scombussolata dagli eventi che capitano quotidianamente, ingigantiti dall’informazione e dai media. E’ un problema che si era già posto, per esempio, Franco Battiato quando intitolò proprio una delle sue principali canzoni-manifesto Centro di gravità permanente. La sua citazione proveniva da Gurdjieff e la citazione di Gurdjieff, a sua volta, proveniva dagli antichi Maestri.
Nessuna nostra azione, nessun nostro sentimento, nessun nostro pensiero può dirsi veramente libero se prima non risolviamo questo dilemma e prendiamo una posizione chiara.
Faremmo altrimenti quello che succede un po’ a tutti: indignarsi di continuo, per un motivo o per un altro, a seconda di quella che crediamo essere l’ideologia su cui abbiamo posto il nostro atto di fede. Come se fosse una religione, con simboli e dogmi ben precisi da rispettare o, peggio, come se fosse il tifo per una squadra di calcio a cui tenere, a prescindere dal buon senso.
Guarda caso l’ideologia è più che mai viva e vegeta, altro che! Ha solo cambiato vestito, proprio perché in realtà tutti in fondo hanno bisogno anche oggi di avere un centro di gravità permanente, vero o falso che sia.
Peccato che, in qualunque ideologia, il centro di tutto è immobile, calato dall’alto e voluto da qualcun altro. Non è ricavato da noi ma è indotto da qualcuno che ha profondamente bisogno di noi, qualcuno che ha un bisogno estremo della nostra approvazione, sia che questa si esprima con un acquisto (se si tratta di economia) sia con un voto (se si tratta di un partito politico).
Davvero possiamo dirci liberi se i binari che percorriamo sono stati fissati e predisposti da qualcun altro e la tappa da raggiungere è già stata decisa prima di noi? Da qualcuno che, peraltro, nella stragrande maggioranza dei casi si dipinge o viene dipinto come un genio ma che, in realtà, è solo un altro povero cretino qualsiasi, capace semplicemente di convincere meglio il prossimo rispetto a tanti altri.
Siamo davvero liberi quando diciamo di sì ogni volta al capo branco rabbioso di turno che ci dice cosa pensare, cosa decidere, cosa fare, cosa comprare, cosa votare? I capobranco di oggi, in genere, non sono né molto intelligenti né particolarmente preparati: vengono scelti principalmente per la propria capacità di indurre nel prossimo pensieri, sentimenti e azioni, decisi a monte.
Io, amici miei, non ho né capi né padroni. Spero anche voi. D’altro canto siamo matti, mica scemi...
Erasmo da Rotterdam, nel 1509, scrisse l’Elogio della Follia. Non diceva cose molto diverse da quelle che vi sto dicendo io, anche se sono passati più di 500 anni.
La lotta da sempre, fin dagli albori della storia, è tra “umano” e “disumano” oppure, usando gli stessi termini che ho usato ora io, tra matti e coglioni. Scegliete da che parte stare. Siete ancora indecisi? E allora vi spiego quale è la vera differenza tra i due: i matti, qualche volta, possono anche essere un po’ coglioni ma i coglioni restano coglioni sempre.
Il che vuol dire che i matti possono anche qualche volta fingere d’essere un po’ coglioni, perché non vogliono più perdere tempo ma i coglioni sono condannati a restare tali per sempre. Ricordatevelo, amici miei: ci vuole una certa intelligenza per essere dei veri matti. Non è cosa da tutti.