In una calda mattina d’estate il Direttore del Centro di incubazione e condizionamento di Londra Centrale fa entrare gli studenti tirocinanti nel “Reparto infantile. Sala di condizionamento neopavloviano”. Siamo all’interno del celebre Brave New World pubblicato da Aldous Huxley nel 1932 e nel mondo descritto dall’autore la procreazione viene ormai affidata integralmente all’eugenetica.
La società è divisa in caste i cui appartenenti sono siglati da una lettera dell’alfabeto greco (ecco a cosa serviranno le lingue antiche): gli Alfa, i Beta, i Gamma, i Delta e gli Epsilon. A questo scopo il Centro di incubazione produce individui con particolari propensioni innate che necessitano però di essere corroborate da uno dei migliori ritrovati della psicologia comportamentista: il condizionamento.
Gli individui Delta sono destinati dallo Stato ad attività pratiche. Fondamentale è quindi che essi, grazie al condizionamento indotto artificialmente, maturino un odio “istintivo” per i libri e per i fiori. Nel Reparto infantile dei Delta, bambinaie solerti sono quindi impegnate ad associare la risposta condizionante di sirene acutissime e di scosse elettriche allo stimolo dei fiori e dei libri che i bimbi si apprestano a esplorare. L’associazione stimolo-risposta con frastuono e shock elettrico permetterà infatti di avere degli individui Delta dotati di “naturale” repulsione per i fiori e per i libri.
Migliore sorte non tocca ai bambini Beta a cui viene invece praticata l’ipnopedia, una tecnica di apprendimento scoperta per caso quando, una mattina, un ragazzetto di nome Reuben si era ritrovato a ripetere incredibilmente a memoria una conferenza che la radio aveva mandato in onda la sera prima, mentre lui stava dormendo.
Con grande rammarico del Direttore, che cerca di spiegare agli studenti la portata di tale scoperta, l’ipnopedia, o tecnica di apprendimento subliminale durante lo stato di sonno, non si era rivelata uno strumento di educazione intellettuale. La ripetizione mnemonica del contenuto appreso durante il sonno non garantiva affatto la comprensione del contenuto. Ripetere non significava sapere.
Al contrario, l’efficacia dell’ipnopedia era stata testata sull’educazione morale che – sostiene il Direttore – non dovrebbe mai, in nessun caso, essere razionale ed è per questo che ha bisogno del condizionamento verbale fatto di «parole senza ragionamento».
Ecco allora che i bambini Beta, mentre dormono adagiati sugli ottanta lettini al quattordicesimo piano del Centro di incubazione, ricevono da un altoparlante il “Corso elementare di coscienza di classe” che viene ripetuto per loro centoventi volte per tre volte a settimana e per trenta mesi. «Sono vestiti tutti di verde e i bambini Delta sono vestiti di cachi. Oh no, non voglio giocare coi bambini Delta» recita, tra l’altro, il corso.
Gli studi compiuti sull’ipnopedia dagli psicologi William Emmons e Charles Simon tra gli anni ’50 e ’60, pur mettendo in rilievo gli interessanti nessi tra onde cerebrali e apprendimento durante il sonno, non hanno certamente dimostrato l’efficacia descritta da Huxley. Tuttavia, quanto l’autore immagina nella cornice distopica del suo Mondo Nuovo è purtroppo un meccanismo di apprendimento che, paradossalmente, aderisce in modo perfetto a quanto oggi le scienze cognitive ci dicono sull’acquisizione di informazioni non durante lo stato di sonno ma - dato più allarmante - durante lo stato di veglia.
Un’area di indagine ormai consolidata è la scienza della magia. L’approccio sperimentale di cui essa si serve grazie al supporto delle neuroscienze ha permesso ormai di rilevare le distorsioni cognitive a cui, continuamente e in maniera inerme, la nostra mente e il nostro cervello sono esposti nel momento in cui recepiscono un’informazione falsa, che sia il gioco di prestigio di un illusionista o l’enunciato illogico e/o scopertamente falso di un giornalista. Con l’unica differenza - se vogliamo - che il primo procura diletto.
Le evidenze scientifiche dimostrano che, in realtà, come specie animale siamo condannati dal nostro stesso cervello ad accorgerci solo di quelle cose a cui prestiamo attenzione. Pur circondati da innumerevoli stimoli visivi, acustici, verbali, ecc., siamo indotti a credere, mediante il filtro dell’attenzione, che esista solo quello di cui ci accorgiamo coscientemente. Si tratta del processo cosiddetto dell’attentional capture che, tra l’altro, permette alla mente di dar credito solo allo stimolo più saliente o addirittura al primo della serie a cui siamo esposti.
Niente però – e qui aveva visto bene il genio di Huxley – è potente come la ripetizione. Attraverso l’effetto della verità illusoria - illusory truth effect - enunciati, fatti, storie inverisimili o illogiche arrivano ad essere ritenute vere. La ripetizione di una formula verbale o di un racconto, non diversamente da un gioco di prestigio, insomma, funziona come una sorta di moderno incantesimo che ha tutta l’aria dell’inquietante e beffeggiata surrealtà di quello antico.
L’individuo esposto a una notizia falsa sarà indotto a ritenerla vera in base al numero di volte in cui essa viene programmaticamente proposta al suo orecchio. E in stato di veglia. Altro che ipnopedia. È così che l’asino vola, che la guerra diventa pace, la salute malattia, l’odio amore e via dicendo.
Per il cervello di sapiens la verità di un fatto può insomma consistere nella somma delle sue ripetizioni e l’aperto controsenso di un enunciato può assumere carattere di plausibilità grazie alla sua programmatica riproposizione. Le “parole senza ragionamento” di cui parla Huxley possono così modellare l’educazione morale che, nel suo Mondo nuovo, come del resto nel nostro, è affidata all’ossessiva ripetizione di giudizi che nei loro contenuti e nei loro ritmi di riproposizione di massa modellano una prassi ragionativa paradossalmente irrazionale.
Siamo quindi affetti da una forma di ipnopedia in stato di veglia. E in questo gioco di illusionismi vince chi di volta in volta detiene l’altoparlante o, a limite, chi ne scopre l’inganno attraverso la comprensione dei meccanismi di manipolazione che sottendono alla diffusione della conoscenza. Già, la conoscenza. Quella cosa che viene inibita dallo stesso sistema che è atto a produrla, nel cervello dell’uomo come nelle sue società.
Attenzione, dunque.