I “Lunghi Musi” di Gabriele D'Annunzio, è un volume che giunge molto gradito, nel colmare una lacuna relativa agli studi dannunziani. Nota, infatti, la passione cinofila del Vate, ma – fino ad oggi – mai posta al centro di uno studio approfondito. Com’è il caso, invece, di questo superbo volume (riccamente illustrato ed annotato) da Sonia Ragno e Angelo Lodovico Anselmi.
Gli autori seguono diaristicamente d’Annunzio nel suo percorso, accompagnato dai levrieri che tanta parte ebbero nella sua vita (citiamo, in questo senso, l’ampia zona relegata a canile, tutt’oggi visitabile presso il Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera); analizzando con particolare dovizia, i rapporti intercorsi con Natalia de Goloubeff; sua musa ispiratrice, nonché figura di spicco dell’ambiente levrieristico. La passione e la dedizione per questi animali, così come il coinvolgimento attivo del Vate in ambiente coursing, sono elementi cardine dello studio e ci hanno dato modo di approfondire l’argomento con i due autori, per comprendere appieno la genesi dell’opera.
Ci illustrate la genesi del vostro progetto, partendo dall’idea iniziale, passando per le (accuratissime) ricerche portate a termine?
Angelo : è sempre stato noto il rapporto tra d’Annunzio e i suoi levrieri ma, stranamente, nessuno ha mai approfondito l’argomento. Non solo si vedono fotografie che ritraggono il Vate con i suoi cani ma sono spesso menzionati nei sui scritti. Quindi il coinvolgimento tra d’Annunzio e i cani è evidente. Un rapporto diverso da quello che di solito i possidenti dell’epoca avevano con i loro cani, che venivano spesso usati per il lavoro, esempio per la caccia o la pastorizia, molto più di quanto non siano usati ai nostri giorni, oppure, come nel caso dei levrieri, detenuti solo per la grazia e l’estetica. Perciò si è deciso di approfondire, perché noi siamo prima di tutto appassionati delle razze levriere, e tra i frequentatori delle expo e delle prove lavoro i levrieri di d’Annunzio sono sempre stati dibattuti senza avere mai risposta effettiva.
Sonia : gestisco un sito web che si occupa di arte e di levrieri e non era possibile non inserire d’Annunzio. Più il lavoro proseguiva più mi rendevo conto che non sarebbe bastata una pagina per spiegare tutto quello che d’Annunzio era, è stato, ed è, per i levrieri. Ho deciso che ne avremmo fatto un volume quando ho incontrato l’intervista rilasciata al Daily mail nel marzo del 1914 in occasione della visita del Vate a Liverpool per la Waterloo Cup, quando afferma che la sua vita è intrecciata con quella dei suoi levrieri. Ora, a mio avviso, questo significa soltanto che queste creature hanno accompagnato l’intera vita del poeta e pensare di studiare d’Annun zio senza considerare i levrieri mi fa pensare che si perda qualche cosa di molto importante. Gli stessi ‘Motti’ traggono spesso ispirazione dai veltri (Ardisco non Ordisco, è stato vergato su uno dei menu, quello di Marcel Boulenger, alla cena della Waterloo Cup di cui sopra).
Quali sono state le sfide alla base di un’opera così unica ed ambiziosa e quanto tempo avete dedicato alla sua stesura?
Angelo: essendo veterinario e allevatore di levrieri da oltre 30 anni, ho potuto aiutare approfondendo i rapporti del Vate con i veterinari che hanno avuto in cura i suoi cani e ho notato la sua capacità di intervenire nei momenti critici della loro vita. Ho potuto dedicarmi a studiare a fondo questi passaggi perché ai tempi eravamo in quella situazione di emergenza per cui uscire di casa era un’impresa e, anche se io lavoravo, ho avuto parecchio tempo libero.
Sonia : in effetti le lettere dei veterinari erano manoscritte e perdipiù in un francese non proprio attuale. Inoltre personalmente non sono avvezza alla terminologia medica ma era importante che io facessi avere ad Angelo le traduzioni più corrette possibile. E se la calligrafia di d’Annunzio, oltre a essere chiara quando scrive lettere formali e un po’ più complicata sugli appunti, oramai mi è chiara, quella degli altri no. Quindi sì, la parte più complessa è stata capire quello che i veterinari scrivevano, sia nelle prescrizioni che nelle comunicazioni. Abbiamo iniziato a lavorare all’inizio del lockdown e il libro è uscito alle fine di giugno del 2021, tenendo conto delle le riletture, dell’impaginazione e la scelta dalla copertina, direi che la ricerca è costata poco meno di un anno.
Carteggi, bollettini, analisi… il vostro volume consente di compiere un vero e proprio viaggio sulle “tracce cinofile” lasciate dal Vate. Quali sono state le sorprese inattese nelle quali vi siete imbattuti, nel reperire materiale?
Angelo: la sua partecipazione in prima persona nell’organizzare eventi cinofili, il primo italiano oltralpe e considerando i mezzi di trasporto in uso allora. La prima causa penale intentata per il maltrattamento animale. E’ evidente che il vate fosse molto coinvolto. Le indicazioni del veterinario che eseguiva in prima persona. In quanto veterinario sono molto stupito da questa partecipazione che non è sempre facile trovare.
Sonia: d’Annunzio stupisce sempre, in ogni cosa che intraprende e non poteva essere diverso per i suoi levrieri. Una cosa che mi ha colpito è stata la sua conoscenza, a dir poco approfondita, del mondo veltrico. Credo che sia stato uno dei pochi, almeno qui in Italia, a non avere mai provato a portare i suoi cani a caccia, perché non era un cacciatore e nonostante fosse convinto che gli stessi dovessero cacciare. Il fatto di portarli al coursing dimostra chiaramente la conoscenza della razza. Nel libro segreto li chiama cani sanguinari con quelle arie di damigelle delicate e infreddolite. Non c’è nulla di più vero. In sostanza ho, abbiamo trovato nel Vate uno di noi. Semplicemente.
Benché sia noto il rapporto d’elezione tra d’Annunzio ed i suoi levrieri, l’argomento non è mai stato trattato approfonditamente prima de: I "Lunghi Musi" di Gabriele d'Annunzio. Dal vostro volume, traspare – con particolare rilevanza – il suo rapporto con Natalia de Goloubeff, con la quale condivise parte della propria vita e questa grande passione. Cosa ci racconta di inedito sui loro rapporti, il vostro volume?
Sonia & Angelo: per quanto riguarda Natalia de Goloubeff abbiamo ovviamente preso in considerazione l’importante lavoro di Andrea Lombardino, consultando però anche gli originali perché c’erano alcuni punti che risultavano pochi chiari in un’ottica cinofila, in effetti abbiamo dovuto correggere qualche cosa (mi viene in mente il Sapoceti e il nome di un allenatore inglese). La novità, che si evince nel nostro lavoro è che con lei d’Annunzio ha proprio avviato un allevamento in piena regola. Anche se lui stava ad Arcachon e lei a Parigi, i cani erano a carico di entrambi ed entrambi ne sentivano la responsabilità. La cosa davvero brutta di questa nostra ricerca è verso la fine, quando scoppia la guerra che mette fine a tutto.
Posso chiedervi se lavorerete ancora insieme ad altri progetti futuri?
Angelo: Vista la proficua collaborazione sicuramente ci sarà l’opportunità per altri e ulteriori lavori. Se questo è stato l’inizio il futuro sarà senz’altro pieno di belle scoperte
Sonia: per quanto riguarda le ricerche legate ai levrieri Angelo è una figura imprescindibile. Ci sono almeno due lavori che, spero, saranno pronti per il prossimo anno. Uno riguarda ancora d’Annunzio, per chiudere il periodo francese e sarà più tecnico; l’altro è un lavoro attuale e sarà destinato a i proprietari di tutti i cani. Sempre riguardo d’Annunzio sto cercando di portare a termine la ricerca legata ai levrieri della Capponcina, ma è un lavoro davvero complesso e non riesco a darmi una scadenza.