La Pietra dei Filosofi è composta dei raggi concentrati del Sole stesso e nella sua materia troveremo le due qualità contrarie, i quattro elementi e i tre principi
(Frederik Coenders Van Helpen, La Scala dei Saggi, 1686)
Lucky that my lips not only mumble they spill kisses like a fountain lucky that my breasts are small and humble so you don’t confuse them with mountains lucky I have strong legs like my mother
(Shakira, Whenever, Wherever, 2001)
Da ragazzo intuivo che ci fosse qualcosa di esoterico e magico nel video e nella canzone che fu il primo grande successo di Shakira: Whenever, Wherever ma il fascino della sua danza e la sua sensualità distraeva un’ermeneutica seria. Ora che sono più attratto dall’invisibile che dal visibile posso confermare che il testo della canzone e le sequenze sceniche del video della canzone permettono un’interpretazione ermetica di questa narrazione che apparentemente sembra solo pop. Questo approccio corrisponde anche al substrato cristiano della storia della filosofia ermetica: il tesoro di tutti i tesori è nascosto in una materia umile, vile, disprezzata come l’oro della nostra anima nel vaso di creta del nostro corpo. Quindi nessun imbarazzo ad affrontare temi profondi anche nel testo a ritmo di una canzoncina popolare. Il racconto alchemico “di Shakira” inizia con la nostra Ninfa danzante che emerge da acque tenebrose e inizia a danzare sul bagnasciuga, o meglio: su una roccia con dietro le onde. Questo segno appare simbolicamente chiaro e rimanda al racconto cosmogonico del Pimandro dove un sottile pneuma luminoso appare latente nella tenebra del chaos originario fino a quando la luce eterica non stacca dalle sostanze umide gli elementi sabbiosi proprio come succede nel video in questione.
Il tema dell’emersione della terra asciutta dalle acque originarie è un tema biblico che rappresenta un topos ricorrente nella letteratura dell’Arte regia. Giunge quindi successivamente la segnaletica dell’aquila della Ande (l’aquila è segno ermetico del fuoco-zolfo) richiamata dalla stessa Ninfa e infatti la scena successiva appare seguire una dialettica oppositiva in quanto tutto l’ambiente è ora invece del tutto secco, sabbioso, solare. La danzatrice fin dall’inizio mostra appeso alla cintura una cordicella con delle piume e del vello, segno ermetico della raccolga della rugiada mercuriale. Ricordiamo come l’aquila sia l’unico uccello che non fugge dall’albero dal ramo d’oro nella sesta tavola dello Splendor Solis di Salomon Trismosin quando si allude alla raccolta della “materia prima”. L’elemento terra prevale ora sull’umido iniziale.
Il segno della mandria di cavalli che erompe scatenata dal Sole insieme ad un vento caldo secco indica un nesso di collegamento tra acqua, terra e fuoco in quanto il cavallo è segno mitografico sia di Poseidone che di Artemide-Ares. La Ninfa danzante, Shakira, emblema dell’Arte alchemica e del suo Mercurio, inizia ora a mostrarsi sempre centralmente, in corrispondenza di un sole dominante altrettanto centrale. La Ninfa resterà sempre illuminata dal Sole e mediata per tutta la sequenza narrativa perché è nel mezzo che il viaggio del sole è sicuro. Anche il “fare centro” appare come topos ermetico nel segno di Apollo e Artemide con l’arco e il suo bersaglio. Il cinturone della Ninfa ne conferma la natura di mercurio eterico da solarizzare in quanto presenta due rotelle raggiate inframezzate da tre gruppi di tre frecce incrociate rivolte verso l’alto. Il due e il tre intrecciati come nella seconda Chiave di Basilio Valentino, cioè il Sole e la Luna e i tre Principi: Sale, Zolfo e Mercurio in intreccio e canalizzazione verso il loro Cielo.
A questo punto avviene il “collasso alchemico” visualizzato dall’immagine dello scendere nel fango e dell’inabissarsi in un punto centrale di un cerchio di terra più scura di quella circostante. Giunge la fase dell’occultarsi nel “ventre della madre” (I° emblema dell’Atalanta Fugiens di Michael Mayer) dove si accende il fuoco inverso; la fase del Sole Nero, del Chaos dei Filosofi dove avvengono le nozze tra Zolfo e Mercurio, tra umido e secco. Momento apparentemente solo mortifero e distruttivo e invece anche risolutivo e necessario. Questo “chaos” è definito nella letteratura alchemica come una fusione non equilibrata di caldo, freddo, secco e umido; proprio come appare il corpo della nostra cantante danzatrice che come una spugna mercuriale passa attraverso gli elementi impregnandosene e al contempo sublimandoli. Le montagne non a caso appaiono sempre con le vette innevate, segno del Sale alchemico che presiede alle nozze, alla congiunzione degli opposti. E infatti questa scena si apre ad una piena corrispondenza solare tra la Ninfa e un Sole rosso, più acceso e irradiante, che splende illuminando la Ninfa mercuriale che ora si trova al culmine dell’opera: la fase del Mercurio Rosso.
La danza si sposta infatti sulla vetta del Monte della saggezza, dove l’Arte si compie sopra le nuvole a dominare ogni terra che ora può anche polverizzarsi e salire al cielo. Qui il triangolo, il quadrato e il cerchio trovano l’unione come nel ventunesimo emblema dell’Atalanta Fugiens e infatti coerentemente il percorso della Ninfa danzatrice parte dall’acqua mercuriale (il cerchio) per passare alla terra (quadrato) e salire al monte (triangolo) e tornare nelle acque (cerchio) come chiaramente mostra anche la catena dei quattro cerchi dell’emblema diciassettesimo e il frontespizio della stessa “Aurea catena di Omero”. Concordemente ci parla il Mutus Liber nella terza tavola dove la “Sirena” (qui la nostra Shakira) passa dal cerchio delle acque esterne al cerchio delle acque interne attraverso Demetra e le sue reti aeree, fino al Monte dell’aquila. Già indicava il percorso la seconda tavola dove è Poseidone che troneggia tra Sole e Luna alchemici. Il tema del monte e del sole è presente nella tavola quinta e settima dello Splendor Solis il cui Sole Nero (tavola diciannove) indica l’unione di terra ed acqua) e il cui sole finale rosso si erge su un paesaggio fantastico rappresentato ancora in ombra. Ecco quindi riaggregata “l’Arma Artis” di quest’ultimo trattato alchemico con la sua triplice luna crescente verso un Sole Rosso trionfale.
Il Serpente è innalzato; le braccia a croce irradiano l’unità degli elementi data dalla manifestazione della Pietra filosofale la quale era implicita fin dall’inizio come fin dall’inizio la Ninfa reca una piccola croce sul petto. Il tema della croce appare ricorrente nelle posture di danza del video fin dall’inizio e nel segno delle braccia incrociate sul petto. Tutta la sequenza processuale segue quindi delle costanti: il movimento serpentino, il principio solare e l’ascesa al monte la cui vetta incrocia il centro del sole nel mezzo dell’orizzonte. Tutto il processo sembra esplicare visivamente il racconto della Tabula Smaragdina: il vento fecondatore che viene dall’alta montagna, il sole quale costante trasformativa, la luna (cioè la Ninfa danzante), la terra nutrice (la nera Kemi egizia). Infatti, la Donna prima evoca e assorbe l’aria e il vento, poi il fango edenico e infine sul monte si solarizza completamente ad perpetranda miracula rei unius. Il monte evoca il triangolo e la piramide, cioè lo zolfo filosofico.
La sua vetta tiene unite in un punto neve e luce, aria, umido e roccia, cioè allude alla manifestazione gloriosa della Pietra filosofale che è data appunto dall’equilibrio di tutte le componenti della natura, come viene visualizzato chiaramente nell’allegoria della bilancia dei quattro elementi tenuta da San Bonaventura in un’illustrazione delle Dodici Chiavi della Filosofia di Basilio Valentino. E cos’è questo continuo danzare, scuotere, roteare della Ninfa se non una diretta allusione alla “zangolatura dell’oceano di latte” della cosmogonia induista splendidamente scolpita nel tempio di Angkor Wat in Cambogia e in molte altre rappresentazioni? Stranamente anche il testo della canzone appare anomalo rispetto ai normali standard pop con il suo simbolismo.
Molti sono aspetti testuali stimolanti e paradossali: la distanza fra i due amanti vista in modo non problematico, il tema dell’ascensione sulle Ande, l’essere “ai tuoi piedi” (altezze e radici), il tema delle labbra come fontana che sembrano richiamare le labbra dell’Amata nell’incipit del Cantico dei cantici di Salomone, il parallelismo tra i seni le montagne e fra le gambe e la madre. Una narrazione quindi eccessivamente intensa per una semplice celebrazione dell’innamoramento giovanile. Sembra alludere ad un'altra Unità, di cui si celebra con certezza una sua trionfale conquista in una sorta di felice e ottimistica proiezione solare dove l’unità e la dualità sembrano continuamente scambiarsi e intrecciarsi. Thereover, hereunder = quod est inferius, est sicut quod est superius. Il “tema” del canto quindi è sempre il medesimo, nonostante tutti i cambi di scena e di testo: la Materia, cioè la materia prima, unica, genitrice della trasformazione ermetica, allusa dal colore scuro dei pantaloni della Ninfa danzante, dal limo umido, dalla stessa vetta rocciosa e luminosa. Si tratta sempre di metamorfosi della medesima sostanza occulta che l’Arte conduce alla glorificazione.
Troviamo conferma di tale lettura nelle sette tacche dall’argentea luminosità che si notano lungo la linea del pantalone della Ninfa danzante. La gamba-montagna esprime appunto la radice unica dei sette metalli e allude alle sette fasi principali della Trasmutazione. Il tutto si conclude con il tuffo-volo della Ninfa nelle acque, nell’abisso. Sempre con le mani a formare una croce. Il cerchio è chiuso. Il serpente si morde la coda. Tutto ritorna.