Un articolo pubblicato sulla rivista Environmental Science & Technology riporta i risultati di un'indagine sulla quantità di microplastiche sul fondo marino e su quanto essa sia aumentata nel corso del tempo. Un team di ricercatori ha combinato un approccio paleoceanografico e lo stato dell'arte dei metodi analitici per identificare particelle di microplastiche fino a dimensioni di 11 micrometri. Ciò ha permesso di creare una mappatura di questo tipo di inquinamento nel Mare delle Baleari, quindi nell'area nord-ovest del Mar Mediterraneo, tra il 1965 e il 2016. Il risultato è stato un continuo aumento della presenza di microplastiche nel corso degli anni, una quantità che è triplicata negli ultimi vent'anni.
Il cosiddetto carotaggio è una tecnica di campionamento che consiste nel prelevare cilindri di materiale da analizzare, chiamati in gergo "carote" per la loro forma. Si tratta di una tecnica comunemente utilizzata per ricerche geologiche ma anche in altre ricerche scientifiche. Recentemente, questa tecnica è stata usata anche nelle ricerche sulla presenza di materiali inquinanti come le microplastiche, frammenti di plastica con una lunghezza inferiore ai 5 millimetri, spesso microscopici.
Un totale di cinque carote è stato prelevato nel Mare delle Baleari. La scelta di quell'area è dovuta al fatto che è vicina al delta del fiume Ebro e i fiumi sono considerati concentratori di parecchie forme di inquinamento, che trasportano fino a mari e oceani. I fiumi trasportano anche materiali naturali che favoriscono la sedimentazione nei fondali marini vicini, un vantaggio per chi vuole prelevare campioni da analizzare.
Le carote sono state esaminate per determinarne i contenuti con un'analisi specifica per valutare la quantità e i tipi di microplastiche presenti a partire dal 1965. Quei sedimenti marini soggetti al carotaggio sono rimasti inalterati fino al momento del prelievo di campioni. Ciò significa che i frammenti di plastica al loro interno non hanno subito l'azione di erosione, ossigeno o luce e sono rimasti inalterati. Per questo motivo, il loro esame offre una buona idea dell'inquinamento causato da questi materiali.
L'esame dei campioni prelevati ha mostrato la quantità di plastiche e microplastiche che si sono accumulate sul fondo marino negli ultimi decenni e il loro aumento, in particolare a partire dagli anni '80. La loro quantità è addirittura triplicata negli ultimi vent'anni. La presenza di diversi tipi di plastica come polietilene, polipropilene e poliestere mostra che i frammenti finiti sul fondale marino provengono da oggetti diversi come bottiglie, borse, pellicole per imballaggi e perfino capi di abbigliamento.
Il problema delle microplastiche sparse nell'ambiente è diventato allarmante negli ultimi anni grazie a ricerche mirate ma studi come questo mostrano che è iniziato decenni fa. Precedenti studi di sedimenti marini non avevano mostrato questo tipo di inquinamento per limiti strumentali e di analisi. In sostanza, in passato i ricercatori cercavano tutt'altro e usavano strumenti che non erano in grado di fornire rilevazioni adeguate di piccoli frammenti di plastica. Anche oggi i ricercatori che compiono studi mirati devono usare strumenti sofisticati per poter registrare la presenza di frammenti microscopici che però possono ancora inquinare l'ambiente.
Frammenti di plastica che finiscono tra i sedimenti marini mostrano la loro diffusione nel mare. Ciò significa che possono finire facilmente nella catena alimentare degli ecosistemi inquinati, un problema già mostrato in altri studi. Le valutazioni delle conseguenze sono appena agli inizi ma la pesca rimane un'importante fonte di cibo perciò il pericolo può riguardare anche gli esseri umani con conseguenze sulla salute che ancora non conosciamo bene.
La quantità di microplastiche scoperte anche negli strati superiori dei sedimenti prelevati mostra che questi frammenti continuano a essere abbondanti anche in anni recenti. Evidentemente le campagne di sensibilizzazione per cercare di convincere la gente a non buttare oggetti di plastica nell'ambiente e le leggi sempre più severe contro gli oggetti monouso di plastica non bastano. Nuove leggi sono utili ma finché troppe persone penseranno che buttare un sacchetto o un bicchiere di plastica non sia un gran problema i rischi per l'ambiente e anche per la salute umana continueranno ad aumentare.