Genericamente si intende per restauro “qualsiasi intervento volto al ripristino di un prodotto dell’attività umana”, restringendo il campo d’intervento ad un “prodotto dell’attività umana” e tralasciando quelli della sfera fisica o biologica.

Si avrà quindi un restauro relativo a prodotti industriali e un restauro relativo ad un’opera d’arte; ma, mentre nel primo caso il restauro avrà lo scopo di riportare l’oggetto alla sua funzionalità originaria, nel secondo il concetto primario riguarderà l’opera d’arte in quanto tale, con il suo valore estetico e documentario, ovvero un oggetto che potrebbe anche avere valore funzionale, come nel caso delle architetture.

Si può comprendere allora come il prodotto dell’attività umana a cui si dà il nome di “opera d’arte”, lo è grazie ad un riconoscimento che si manifesta nelle coscienze: l’opera d’arte è quel prodotto umano universalmente riconosciuto come tale dalla coscienza culturale, non richiedendo criteri prestabiliti di giudizio. È chiaro quindi che solo quell’oggetto cui si attribuisca valore artistico, è degno di essere salvaguardato, conservato e restaurato, come sostenitore di valore culturale e testimonianza del passato, per essere tramandato ai posteri.

L’opera d’arte possiede una duplice istanza: quella estetica che si riferisce all’artisticità per cui l’opera è “opera d’arte”, e quella storica, tramandata nel tempo, come prodotto umano di un determinato periodo e di un determinato luogo. Dal contrapporsi di un prodotto di un dato momento storico ed estetico ad un restauratore (con una sua storia, una sua cultura, un suo gusto) nascerà un’operazione di restauro tendente a conservare e a lasciare l’opera d’arte, sia nel suo significato originario che nella sua evoluzione storica, alle generazioni future. Il restauro è quindi fortemente correlato, sia empiricamente che nella realizzazione, all’esperienza del restauratore.

L’Istituto Restauro Roma

In una nazione come l’Italia che annovera il patrimonio storico artistico più vasto al mondo, non potevano mancare Scuole, Istituti e Facoltà, pubbliche e private, capaci di rilasciare il titolo di Restauratore. Tra queste riveste una posizione autorevole l’Istituto Restauro Roma (IRR), inaugurato nel 1982 ha consentito in quaranta anni di attività di diplomare circa 3.000 tecnici (italiani e stranieri) nei corsi di formazione professionale e nei corsi estivi internazionali. L’ideazione è stata di Gianluigi Colalucci (1929-2021), il noto restauratore della Cappella Sistina, che in un primo periodo ne ha anche assunto la direzione. Tuttavia nel tempo, per accedere alla delicata professione, disposizioni legislative hanno modificato il percorso didattico da seguire, trasformandolo in una Laura Magistrale.

Per questo anche l’IRR si è dovuto adeguare e, dal 2018, il Corso è diventato Laura Magistrale (LMR/02, accreditato con DM 16/11/2018 n. 506) a ciclo unico quinquennale in “Conservazione e Restauro dei Beni Culturali” che abilita alla professione di “Restauratore dei Beni culturali”.

Due sono gli indirizzi: - Materiali lapidei derivati; decorazioni decorate dell’architettura (PFP1). - Manufatti dipinti su supporto ligneo e tessile; manufatti scolpiti in legno; manufatti in materiali sintetici lavorati, assemblati e/o dipinti (PFP2). Il Piano degli studi del Corso di Laurea prevede insegnamenti teorici (tra questi Storia dell’arte, Storia e teoria del restauro, Storia delle tecniche artistiche) e Discipline tecniche del restauro da effettuarsi sia all’interno dei laboratori interni che in cantieri esterni.

Punto di forza e peculiarità dell’attività formativa dell’IRR sono i cantieri, che completando le attività d’aula garantiscono l’ideale collegamento tra concrete competenze, conoscenze ed esperienze. Le pratiche attività si svolgono nei laboratori allestiti in strutture religiose o laiche, cioè chiese, monasteri, palazzi, castelli, ville, su opere storico artistiche vincolate dalle competenti Soprintendenze territoriali che verificano costantemente e attentamente il livello scientifico e qualitativo di ogni intervento di restauro. Tra le innumerevoli operazioni conservative effettuate negli anni dall’Istituto Restauro Roma, troviamo nel settore dei dipinti su tela e tavola e in quello lapideo e degli affreschi, l’Abbazia delle Tre Fontane e le chiese di S. Maria in Traspontina, S. Anastasia al Palatino, S. Maria della Vittoria, S. Agostino e altre trenta chiese a Roma, Lazio e Umbria.

Attualmente nella capitale l’Istituto ha cantieri attivi nelle Basiliche di S. Vitale e S.S. Cosma e Damiano, e nelle Chiese di San Gregorio dei Muratori e S.S. Giovanni Evangelista e Petronio.
Si precisa che gli allievi operano sotto la guida di docenti-restauratori di chiara fama e grande esperienza con il coordinamento del Direttore dell’Istituto, Prof. Arch. Roberto Luciani.

Innovativi contenuti didattici e la diagnostica artistica

In un ambiente internazionale, aperto a collaborazioni e a scambi con prestigiosi restauratori e specialisti di tutto il mondo, l’eccellenza didattica è assicurata dall’uso integrato da formazione sul campo e strumentazione tecnica d’avanguardia. Basti pensare all’uso del software CAD che viene utilizzato in tutte le fasi dell’apprendimento, alla formazione sugli applicativi Photoshop, Sketch Illustrator, Adobe Spark Capture , InDesign, al fine di ottenere la Certificazione Adobe ed essere all'avanguardia anche nei settori della composizione ed elaborazione di immagini, del design e layout per la stampa, del publishing digitale e l’illustrazione della grafica vettoriale. Prima dell’intervento di restauro gli allievi effettuano, grazie ad un avanzato laboratorio diagnostico diretto dal Prof. Stefano Ridolfi, delle indagini preliminari e la diagnostica artistica: un’accurata anamnesi dell’opera d’arte è fondamentale per intraprendere un corretto intervento di restauro. Un insieme di indagini volte all’acquisizione di dati capaci di “leggere” la natura materiale dell’opera d’arte e i suoi fattori di degradazione vanno sotto il nome di diagnostica artistica. Qualsiasi intervento di restauro necessita, a monte, di studi preliminari, di notizie storico-critiche, di sopralluoghi in situ, di controlli geotecnici, di rilievi grafici e fotografici, di informazioni preventive e consuntive, mentre un importante complesso di notizie possono essere ottenute ricorrendo ai metodi della moderna analisi chimica e microscopica che farà luce sulle strutture e i materiali. Questo tipo di analisi, avendo bisogno di prelevare dei frammenti (campioni) dall’opera viene anche chiamata indagine distruttiva. Altri procedimenti usano invece soltanto particolari tipi di energia con la quale è possibile realizzare l’indagine sull’opera d’arte in modo diretto, senza prelevare campioni, indagine detta non invasiva. Naturalmente le indagini andranno mirate, non sarà cioè indispensabile realizzarle tutte, considerando anche gli alti costi e, in linea di principio, andranno preferite le non distruttive. La scelta avverrà sulla base del tipo di opera (architettura, affresco, tavola, stucco ecc.), della qualità dei supporti e degli intonaci, delle pellicole pittoriche, della statica del monumento architettonico. Per quest’ultimo caso, ad esempio, l’esame delle lesioni, o meglio del quadro dell’intera rete fessurativa, è significativo per comprendere le cause che le hanno provocate.

Conclusioni

L’opera del passato, sia essa architettura, scultura, pittura, o combinazioni di esse, ci è pervenuta attraverso il lento passaggio del tempo, attraverso la storia e durante questo periodo ha subito continui cambiamenti di valutazione dovuti ad aggiunte, riduzioni, modificazioni, usi e significati degli interventi umani, alterazioni causate da processi meccanici, chimici, fisici.

L’opera d’arte realizzata dall’uomo, in modo consapevole e non, può essere il prodotto di un solo essere umano, che si esprime in un qualsiasi momento della sua vita, o di vari uomini, in un periodo molto più lungo, come accade spesso in architettura. Al di là del suo autore, successivamente alla creazione, l’opera rimane, irripetibile e immutabile, ed è di tutti e di nessuno.

L’opera d’arte esiste comunque se chi l’ha ereditata la riconosce e la ritiene importante, facendola rivivere spiritualmente e culturalmente per sé e per gli altri. Ed è proprio questo che gli allievi dell’Istituto Restauro Roma si impegnano a fare quotidianamente.