E’ venuto a mancare una delle figure più eccentriche della fotografia americana del dopoguerra, William Klein (1928-2022), ma anche dell’intero panorama mondiale.
Genio innovatore della fotografia internazionale, Klein è l' autore che nel corso della sua vita ha indagato la grafica e la pittura, la fotografia e il cinema, sino alla scrittura, ma soprattutto è stato il grande maestro e uno dei padri della Street Photography.
Durante la sua carriera si è diviso tra street photography, moda, reportage, cinema e anche pittura. Il suo sguardo ironico e spesso anticonformista si è posato su Tokyo, Mosca, Roma, Parigi e soprattutto New York, portando alla luce la cultura popolare delle città ritratte in modo grezzo e senza filtri. Klein ci lascia indiscutibilmente una grande eredità visiva, da studiare e da cui prendere spunto. Klein non è solo il fotografo sperimentale e anticonformista che conosciamo: è stato un pittore astratto, artista visivo, cineasta, grafico, scrittore.
Nato a New York nel 1928 da una famiglia ebrea di origine ungherese, Klein all’età di 18 anni è nell’esercito d’occupazione e in seguito si stabilisce a Parigi per diventare pittore. Nel 1954 è a New York dove produrrà il libro Life is Good & Good for You in New York, che gli varrà il premio Nadar. Dalle sue “Prime opere”, caratterizzati da lavori astratti realizzati in uno stile pittorico caratterizzato da bruschi e netti contrasti geometrici tra diverse aree di colore, a “New York”, un racconto visivo straordinario della sua città e uno dei lavori più importanti dell’intera storia della fotografia.
Americano di nascita ma francese di adozione, Klein si formò presso l’atelier del pittore Fernand Léger, che gli insegna a disimparare le forme tondeggianti, i contorni sfumati, la reverenza verso le gallerie, e a prediligere le pennellate d’impatto, i colori gridati e i contrasti netti, tutti elementi che si ritroveranno poi nei suoi lavori fotografici. Il suo non è mai stato impegno politico, la politica entrò molto tardi nella sua vita e nel suo lavoro, negli anni del Vietnam; piuttosto era furore esistenziale. I Can't Get No Satisfaction poteva essere la sua colonna sonora. Quello di Kein è un diario fotografico che affronta “con un occhio americano e uno europeo” la “Grande Mela”. Il libro su New York contiene un sottotitolo: Trance Witness Revels, che riassumono il suo pensiero sulla fotografia.
Ed è a Roma che l'avventura kleiniana trovò enfasi e sviluppo: assistente di Federico Fellini nel film Le notti di Cabiria (1957), grazie a questo incontro darà vita a un nuovo libro: “Rome”. Le “Suore vedono il Papa” (1956), è uno dei numerosi scatti di quel periodo, l'espressione di una vitalità e di un'ironia caratterizzeranno per lungo tempo la fotografia di Klein. E questo è anche il momento della moda, un ambito in cui fotografo statunitense ha saputo coniugare reportage e sperimentazione. Con il suo libro su “New York”, Klein sarà fino alla metà degli anni sessanta fotografo di Vogue USA. E “la sfilata in piazza di Spagna” a Roma, con le modelle che sfilano lungo le strisce pedonali, risulta essere uno degli scatti di maggior effetto della sua impresa fotografica.
Il successo di Klein nella fotografia di moda lo deve anche all’obiettivo grandangolare e le sfocature in ripresa, l'evidenziazione della grana nella stampa, che risultarono di certo innovative per la moda di quegli anni. Elementi questi che non trascuravano la dimensione narrativa come efficacemente dimostrato in “Bikini”, con la ragazza in costume ripresa davanti all'obiettivo in maniera da deformarla, mentre di rinvio è un anziano, che a sua volta rinvia a una donna sfocata in costume: “attori” tesi a costituire una vera e propria scenografia del quadro.
E ancora di grande effetto “Happening di danza con Kazuo Ono”, uno dei più grandi danzatori giapponesi scomparso a 103 anni, “la cerimonia dell'inchino”, o i reportage su Parigi con “Le petit magot” (1968), e le sperimentazioni degli anni novanta dove esplorò le connessioni tra pittura e fotografia iniziando a dipingere i provini che diventarono suggestive configurazioni di gioia; sino alla serie di film, da Broadway by Light, (1958) - il primo film pop, - a Muhammad Alì The Greatest, 1964-1974, Black Panther, fino al visionario Le Messie del 1999, ispirato al Messiah di Händel.
Ci mancherà lo sguardo di William Klein, ci mancherà .