Vincitrice della Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile, alla 79ª edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Cate Blanchett è l’anima di Tár, con un ruolo che si ritrova cucito addosso, a lei congeniale “costruito con lei, per lei e intorno a lei”.
Nei panni della direttrice d’orchestra, nel film scritto e diretto da Todd Field, in concorso a Venezia 79, l’attrice australiana è l’emblema dell’emancipazione in un contesto non inclusivo come quello della musica classica, profondamente maschile e maschilista. Il regista californiano, che torna dietro la macchina da presa ben dopo 16 anni dal suo ultimo film “ Little Children”, ripercorre la vita quotidiana tra Berlino e New York, di Lydia Tár, una delle più grandi compositrici viventi e prima direttrice donna di una rinomata orchestra tedesca, posizione che ricopre per sette anni. Lydia è all’apice della sua già formidabile carriera. Si sta preparando al lancio di un libro ma anche all’atteso concerto in cui dirigerà la Sinfonia n. 5 di Mahler, come viene spiegato nella lunga intervista al The New Yorker Festival, che apre la scena del film.
La talentuosa artista, si laurea in pianoforte al Curtis Institute di Filadelfia in Pennsylvania, prima di conseguire un dottorato di ricerca in Musicologia presso l’Università di Vienna, specializzandosi in musica della valle dell’Ucayali nel Perù orientale, dove trascorre cinque anni tra il popolo Shipibo-Konibo. Nel suo incarico da direttrice d’orchestra, supera i ranghi delle Big Five, le cinque grandi orchestre americane e riceve i quattro premi più importanti: Emmy, Grammy, Oscar e Tony Awards, facendo parte della lista ristretta e prestigiosa di coloro che vengono chiamati EGOTs. Grazie al supporto del banchiere e direttore d’orchestra, Eliot Kaplan (Mark Strong), Lydia fonda l’Accordion Conductiong Fellowship, per dare opportunità imprenditoriali e contratti lavorativi alle giovani direttrici d’orchestra.
Fuori dal palco, la Tár vive una relazione con il primo violino di Berlino, Sharon Goodnow (Nina Hoss), con la quale cresce, in una casa moderna a Berlino, la figlia adottiva siriana, Petra (Mila Bogojevic), di cui lei fa il padre. È molto vicina al suo mentore e predecessore Andris Davis (Julian Glover), che la aiuta ad affrontare e superare le complessità della sua posizione. Fa da guida anche alla sua giovane assistente, Francesca Lentini (Noémie Merlant), che un giorno anche lei aspira a diventare una direttrice d’orchestra. Tár, nelle sale americane il 7 ottobre e in quelle italiane a febbraio 2023 con Universal, è il dramma psicologico-intellettuale della musicista di fama mondiale che, pronta a scalare i vertici della sua carriera a pochi giorni dalla registrazione della sua ultima sinfonia, improvvisamente si trova davanti a contestazioni, che sembrano cospirare contro di Lei. Un susseguirsi di accuse #MeToo, che le imputano di aver molestato donne in passato e perseguitato una musicista che poi si è suicidata. Enigmatica, forte della sua autorevolezza e a volte provocatoria, il “ maestro” si trova a fare i conti con le sue debolezze e la sua inconsapevolezza . Un tragico musical-identitario, che ritrae una donna in disfacimento, che cade dal podio alle prese con le ossessioni, dalle meticolose prove d’orchestra, le partiture ansiosamente studiate e dirette, alle rivalità e invidie. “Il copione è stato scritto per Cate Blanchett- a parer di Todd Field- e se avesse rifiutato, il film non avrebbe mai visto la luce.
I cinefili, gli appassionati e il pubblico in generale non ne saranno sorpresi. Dopotutto, Blanchett è una maestra assoluta. Mentre giravamo il film, l’abilità sovrumana e la verosimiglianza di Cate sono stati qualcosa di veramente sbalorditivo da vedere. Ha avuto un effetto positivo su di tutti. Il privilegio di collaborare con un’artista di questo calibro è qualcosa di impossibile da descrivere adeguatamente. Sotto ogni punto di vista, questo è il film di Cate”. Tár, le cui riprese si sono tenute tra Berlino e Dresda con la Dresden Philarmonic, vanta le musiche originali della compositrice, Hildur Guðnadóttir, premio Oscar per Joker. Nel cast oltre alla già citata Cate Blanchett, partecipano anche Nina Hoss, Noémie Merlant, Mark Strong, Julian Glover, Allan Corduner, Sophie Kauer e Sylvia Flote. La pellicola esplora la natura dinamica del potere, la sua durevolezza e l'impatto sul mondo moderno fatto per di più di conformismo, come ripete al suo allievo: “il narcisismo delle piccole differenze porta al più noioso dei conformismi”.
È sorprendente vedere come Field porti avanti una lezione legata proprio sul genere. Lydia è una donna che veste il ruolo di un uomo, o meglio che viene attribuito a un uomo. Indossa completi maschili, assume atteggiamenti mascolini, pratica la boxe, guida l’auto come un pilota di Formula1 e si presenta alla compagna di scuola che infastidisce la figlia come “io sono il padre di Petra e se continui ti faccio del male”. Al tempo stesso, però, gode del rispetto e della stima, è sicura, potente e autoritaria, è un’abile pianista, compositrice e docente che cerca in ogni modo di non ridurre mai il tutto a una lezione religiosa, di genere o sessuale. Tár si ritrova a dirigere un’istituzione che mette a nudo le sue proprie fragilità e inclinazioni, imponendo delle regole che lei per prima si ritrova a violare in piena inconscienza. Il film presenta allo spettatore una figura complessa e impetuosa, fatta di rapporti intricati, amori nascosti e solitudine, “un genio della musica” che vede il proprio piedistallo che aveva costruito dileguarsi in un lampo.