Nella storia dell’umanità esistono poche ma significative grandi rivoluzioni. La prima riguarda la nascita del linguaggio e delle prime forme di espressione creativa (Paleolitico Superiore, circa 50.000 anni fa). Successivamente si è verificata una nuova transizione tecno-culturale (Neolitico, circa 10.000 anni fa) caratterizzata dall’avvento dell’agricoltura, la quale ha segnato il passaggio tra una sussistenza nomade basata sulla caccia e la raccolta a un’altra improntata sulla coltivazione e l’allevamento. In seguito, la rivoluzione industriale (poco più di 200 anni fa) ha contribuito alla trasformazione dell’economia agricolo-artigianale in un sistema mosso dall’innovazione tecnologica ed energetica (impiego dei combustibili fossili). Infine, abbiamo vissuto la rivoluzione digitale (circa 30 anni fa) che ha segnato il passaggio dalla tecnologia meccanica ed elettronica analogica a quella elettronica digitale, proiettata vero l’intelligenza artificiale e i computer quantistici.
Oggi, purtroppo, assistiamo a una profonda crisi sul piano degli equilibri sociali, dei valori culturali e dei modelli di convivenza. Improvvisamente ci accorgiamo che il tempo stringe e ci troviamo ad affrontare problematiche di vitale importanza, come i cambiamenti climatici, l’inquinamento, le emergenze sanitarie, le guerre e i totalitarismi politici e religiosi. Parlare di "postumanesimo" (o transumanesimo) appare del tutto legittimo e condivisibile: l'ultimatum lanciato dagli scienziati, il fatidico "punto di non ritorno" non riguarda il pianeta Terra, ma il destino dei nostri figli.
L’ultimatum lanciato dagli scienziati, il fatidico “punto di non ritorno” non riguarda il pianeta Terra, ma il destino dell’umanità. La Natura non ha bisogno dell’umanità.
Non è facile sottrarsi all’inquietudine del domani. Questo dilemma lascia spazio all’immaginario. Incertezza e precarietà esistenziale saranno le parole chiave del cambiamento che ci aspetta. Quale uomo potrà sorgere dalle ceneri di questa civiltà?
Forse un essere capace di ritrovare una riconnessione tra la sua dimensione interiore e la realtà esteriore, riconoscendo che tutti gli uomini e le donne sono parte integrante della Natura?
In questo caso è necessario un cambio di prospettiva o un processo di innovazione, una specie di “transizione culturale” incentrata sulla logica dell’inclusione e della condivisione, un salto di consapevolezza, frutto di una riflessione generale capace di rimettere in discussione comportamenti, stili di vita, consumi, etica personale e collettiva. Significa passare da una visione antropocentrica a un approccio ecocentrico che possa garantire benessere e salute all’ambiente e alle generazioni future.
Tra le possibili alternative, qualcuno auspica una trasformazione radicale dell’umanità che rigetti la propria natura animale in cambio di un “potenziamento”, o meglio ancora di una metamorfosi, del corpo e della mente. Ciò potrebbe favorire l’avvento di una creatura sospesa tra la dimensione organica e quella tecnologica, una specie di chimera dotata di autodeterminazione e sganciata completamente dal processo naturale dell’evoluzione.
La fisiologia potrebbe andare incontro a un sovvertimento degli equilibri biologici operato da metodi naturali e artificiali come la farmacologia, la genetica, la chirurgia cellulare coadiuvata dalle nanotecnologie, la bioinformatica, la cibernetica e la biorobotica. Questo, ad esempio, è l’obiettivo che si propone di ottenere Aubrey de Grey, un eccentrico scienziato impegnato a “curare” l’invecchiamento con un mix di terapie, in grado di riparare i danni causati dall’ossidazione cellulare e di rigenerare la funzionalità di organi e tessuti. La tentazione è forte, tenuto conto che la sua promessa è quella di farci raggiungere, in perfetta forma fisica e mentale, la ragguardevole età di 120 anni.
Un altro sostenitore molto impegnato in questo progetto futurista è il multi-miliardario Elon Musk (la persona più ricca del mondo!). Si tratta del fondatore e amministratore delegato di due multinazionali avveniristiche: la Tesla Inc., che produce auto elettriche, pannelli fotovoltaici e sistemi di stoccaggio energetico, e la SpaceX (Space Exploration Technologies Corp.), un’azienda aerospaziale che fabbrica razzi e veicoli spaziali. Tra i suoi obiettivi a lungo termine vi è anche quello di imporre (ahimè) la nostra influenza antropica su altri pianeti, primo tra tutti Marte, creando insediamenti abitativi autosufficienti dal punto di vista energetico e alimentare.
Ma la creatività e l’inventiva di Elon Musk non hanno limiti: la sua ultima fatica è il gruppo Neuralink Corp., specializzata in hardware e software digitali. L’intento è di contrastare la caducità umana riuscendo a fondere, in una sorta di “macchina organica”, cervello umano e internet. Un’equipe di neuroscenziati e cibernitici è già al lavoro per caricare e scaricare pensieri e ogni sorta di informazione: il tentativo è quello di creare una “memoria eterna”, una sorta di “giardino di Armida”, in contrapposizione all’ordine naturale delle cose.
Del resto il corpo è soprattutto materia, destinata alla morte, quindi perché non impegnarsi a migliorare la condizione umana, eliminando quegli aspetti indesiderabili, come le malattie e la vecchiaia, che mettono in crisi il nostro sogno di immortalità?
Ma esistono limiti etici a queste azioni?
Quel senso di appagamento interiore e di felicità che si prova nei confronti della vita è un qualcosa di più profondo rispetto alla tragicità della condizione umana, dettata dalla consapevolezza della morte e dal desiderio di superare la barriera temporale.
Siamo granelli di sabbia spazzati via dalla tempesta dell’evoluzione.
Quando e se l’umanità si estinguerà, le nostre memorie rimarranno sospese nel vuoto, come muta testimonianza di entità illuse di essere speciali, perché create a “somiglianza di Dio”.