Una vita vissuta con passione e sofferenza la sua, fin dalla prima infanzia a causa della poliomelite che l'ha resa claudicante e non ha permesso lo sviluppo della gamba destra.
Frida non si scoraggia: sogna di diventare un medico, ha già un ragazzo accanto ed ha appena iniziato l'Università. Ha 18 anni, è bellissima, piena di vita e di progetti. Nelle sue vene scorre sangue tedesco, spagnolo e indio. Attorno a sé ha una natura splendida ed incontaminata, lei ama i fiori, gli animali, i bei vestiti colorati etnici, gli oggetti antichi messicani.
Un terribile incidente cambia per sempre la sua vita: l'autobus di legno, su cui sta tornando a casa, si scontra con un tram. Lei ha salva la vita, dopo una lunga degenza, ma accusa fratture multiple alla colonna vertebrale, all'anca, alle gambe, all'osso pelvico: il lungo passamano su cui si reggeva le ha trafitto il pube, trapassandola.
Frida è un miracolo vivente, riesce a sopravvivere, ma deve rimanere a lungo ingessata e immobile e le conseguenze dei traumi le causeranno 32 interventi chirurgici nel corso della vita. Ma lei è una lottatrice, piena di voglia di vivere ancora, nonostante il ragazzo che ama l'abbia abbandonata. Non solo reagisce al dolore e alla sofferenza psicologica, ma trova il modo di indirizzarlo verso la pittura che è il mezzo con cui lo esprime, con autoritratti e i ritratti, poi con le opere che via via la portano ad elaborare le sue sofferenze attraverso la rivisitazione della sua vita e il portare a nudo con disincanto la sua realtà dolorosa.
Riesce a trasformare il dolore in creatività con una chiara visione di ciò che è e ciò che le spetta. E in questo quadro complesso s'infila l'amore: ha conosciuto Diego Rivera, fin dai tempi dell'Università, lui è un artista ormai famoso più grande di lei di 20 anni, con svariate esperienze amorose e due divorzi alle spalle. E' un uomo sempre attratto dalle nuove conoscenze femminili e rimane colpito anche dalla bellezza selvaggia, spontanea e in qualche modo sfrontata di Frida, che in nome della naturalezza non si depila e lascia crescere i baffetti, mentre le sopracciglia si congiungono sulla fronte.
Ha capelli lunghi e nerissimi, come gli occhi, perle scure, attente e golose di vita. Sicuramente Diego è stato colpito dal suo spirito indomito, coraggioso, appassionato, intraprendente. Diego dipinge Murales in cui racconta la storia delle lotte dei campesinos, descrive la Rivoluzione messicana del 1910, esalta Zapata e Pancho Villa.
E' un simpatizzante del partito comunista ed incoraggia Frida a partecipare con lui alle manifestazioni del partito, a frequentarne le riunioni. Frida è visceralmente attratta dall'uomo, che pur essendo obeso, con un viso tutt'altro che bello, con gli occhi sporgenti e le guance flaccide, tanto da essere paragonato ad un ranocchio, ha uno straordinario fascino che attira le donne. La relazione tra i due inizia subito e Frida la vive in modo appassionato e ribelle verso le convenzioni.
Ma Rivera è anche un uomo che ha abitudini reiterate, che non riesce a lasciare, Frida ne soffre atrocemente, ma non riesce a staccarsi da lui.
Per tutta la vita reagirà alla forza di questa passione, a cui non sa resistere, con amori trasgressivi, saffici e con numerosi amanti. È l'unico modo in cui riesce a esorcizzare la delusione, a contenere l'istinto passionale e l'amore per un uomo a cui non sa opporsi.
Ma accanto a lui impara anche a diventare una pittrice sempre più completa che riesce ad esprimere nella pittura la complessità della sua vita sia emozionale che fisica. I due si sposano, Frida è cosciente di ciò che l'attende accanto a lui, ma ha dalla sua la passione per la pittura che le riempie la vita, perché le serve da valvola di sfogo delle sue amarezze, dei dolori fisici che continua ad affrontare.
Attraverso lo sviluppo delle sue opere si dispiega la sua vita che va raccontando attraverso di esse. Diego viene invitato negli Stati Uniti, il Moma di New York gli dedica una Personale, ormai la sua fama è internazionale e consolidata e Frida lo segue, lei che continua ad essere profondamente messicana anche nel modo di vestirsi: negli Stati Uniti a Detroit e poi a New York, deve fare i conti con una società all'avanguardia. A volte lei viene vista come un fenomeno da baraccone per come si agghinda, i due artisti sono famosi per le loro eccentricità, ma vengono accettati anche per la straordinaria personalità di entrambi: inoltre la bellezza di Frida non è per niente offuscata dalle avversità, dai ripetuti aborti, si parla di almeno sei, dal susseguirsi degli interventi chirurgici. È sempre bellissima, stravagante, disinibita e bravissima come pittrice. Comincia a vendere le sue opere e a farsi conoscere.
Breton, l'ispiratore del Surrealismo, incantato dal Messico, recatosi a visitare lo studio di Diego Rivera scopre le opere di Frida, ne è ammirato, la ritiene una Surrealista naturale, la inviterà a Parigi per partecipare a una grande Collettiva, la introdurrà nel mondo raffinato dei Surrealisti che lei accetta, anche se non si sentirà mai una pittrice che racconta i suoi sogni trasformandoli in arte, ma una donna che descrive, non il subconscio, ma la sua cruda realtà incrociata con le tradizioni messicane che non abbandonerà mai. Frida non ama gli Stati Uniti, come non ama la Francia, torna a vivere in Messico con Diego, ove i due si sono costruiti case vicine ma separate, collegate da un ponte che permette la loro privacy e la libertà necessaria a due artisti così creativi. Ben presto però scopre il tradimento di lui con la sorella Cristina: si sente doppiamente offesa perché Cristina è sempre stata la sua migliore amica e dopo un periodo di profondo malessere, chiede il divorzio.
Ma Diego non sa stare senza di lei, si rende conto di amarla nonostante le continue malattie e ricoveri, per cui la convince, a risposarsi. E i due rimarranno insieme tutta la vita che per Frida terminerà a 47 anni, dopo l'amputazione della gamba destra in cancrena.
La vita di Frida Khalo potrebbe essere descritta in molti modi: una personalità al di fuori delle righe rispetto al suo tempo, con una mentalità di rara apertura verso il diverso, verso le convenzioni, verso il perbenismo in una persona emblematica assurta ad icona del femminismo e dell'uguaglianza tra i sessi.
Ma Frida è anche una donna che deve adattarsi alle convenzioni, è una donna innamorata e delusa, soprattutto sempre più malata, che combatte con uno spirito indomito e coraggioso la sua sfortuna, che non si arrende mai, che canta un inno alla vita con la sua ultima opera “Viva la vida”, poco prima di morire, che osa dire “Che me ne faccio del piede, se ho le ali?”, quando ormai il piede è amputato e le sua vita se ne sta andando...
C'è poi la Frida politica, che è legata con alterne vicende al Partito Comunista, che sono quelle del suo tormentato Messico.
É anche l’amica di Trockij, che nella sua casa viene assassinato, lei ne viene accusata ingiustamente, alla fine sarà esaltata, specie al momento del funerale, davanti allo sgomento del Capo dello Stato, di destra, come una grande compagna da mitizzare, la sua cassa verrà ricoperta da un drappo rosso con la falce e il martello a furor di popolo.
C'è la Frida dai mille amori per donne e uomini, ma che ama ed ha amato un solo uomo, Diego Rivera, un grande infedele, ma profondamente legato a lei, che lei tuttavia lega ancora di più a sé con l'alibi della malattia, che alla sua morte riconosce di non aver capito che l'amore per Frida è stata “la parte più bella della mia vita”.
Ma Frida è anche la donna che reagisce ai tradimenti tradendo a sua volta, che risponde alla richiesta comunque d'amore che Diego le fa dopo il divorzio, con una serie di patti elaborati con chiarezza e rigore intellettuali: lei si manterrà da sola, si ameranno, escludendo i rapporti sessuali, a favore della tenerezza, ma che continua a soffrire atrocemente ad ogni tradimento di lui.
Frida è soprattutto una grande pittrice che, unica nel suo genere, ha sublimato le sofferenze fisiche e morali nell'espressione della sua arte, in costante crescita come le sue sofferenze. Ha raccontato la sua vita attraverso le sue opere che toccano l'animo per la crudezza, la lucidità e la sincerità con cui la descrivono: ha messo a nudo la sua intimità con le sue creazioni.
Frida ad un certo punto si avvicina ai Surrealisti, Breton l'ha cercata perché ha visto in lei una compagna di strada che si è fatta tale da sola, e lei accetta l'etichetta perché è la moda del momento e le permette di partecipare a mostre importanti, ma è sempre spietata e lucida nel giudizio finale: “Non sapevo di essere Surrealista, altri hanno visto questo in me, io non ho dipinto il mio subconscio, ma la mia realtà”.
La prima opera importante e notevole è il suo autoritratto nel 1926, a 19 anni, che è stato una supplica e un'offerta al suo primo amore Alejandro Gomez, che si sta allontanando da lei: si dipinge bellissima, fragile, vibrante. Per tutta la vita Frida userà la sua intelligenza e il suo fascino, la sua sofferenza per tenere legate a sé le persone amate e inizia a farlo con lui. Gli autoritratti di Frida sono circa un terzo delle sue opere, che non sono numerose, circa 150: descrivono attraverso il modificarsi delle espressioni del viso, la sua evoluzione di donna, da fanciulla a donna matura, stanca e malata. Il suo autoritratto è stato anche il soggetto migliore per le sue opere nei lunghi momenti della sua vita in cui è stata costretta su di un letto su cui era stato montato un baldacchino con uno specchio nel quale poteva vedersi e ritrarsi.
E Frida, fino alla fine, è stata il grande spettacolo che ha voluto far si sé, un emblema che ornava con i costumi e gli ornamenti Tehuani, quelli con cui si abbigliavano le donne Tehuane, un gruppo di donne messicane che abitavano la zona di Teuantepec, molto audaci rispetto ai tempi, che irridevano, e sfidavano gli uomini, molto diverse dai modelli contemporanei di donne sottomesse.
Era bella Frida? Coi baffetti e le grandi sopracciglia ad ala di gabbiano, unite sulla fronte, conservava tutta la sua maestosità, con occhi sfidanti e un portamento che ne sanciva l'autorevolezza. Da sempre, la sua era stata una forte personalità indipendente, che da ragazza osava vestirsi con abiti maschili, fumare, bere liquori forti come un uomo, esibire il viso al naturale, senza artifizi, con collane, pendagli, catene, braccialetti, anelli e fiori per abbellimento.
Non passava mai inosservata, pur essendo minuta, di bassa statura, aveva una grande presenza. Sapeva rispondere con battute pronte, spiazzanti e intelligenti: perché Frida era colta, aveva fatto della lettura un mezzo per arricchire la propria conoscenza e non sfigurava mai davanti a persone molto più importanti di lei. Sapeva portare con disinvoltura la propria disabilità di una gamba più corta che la rendeva claudicante, sapeva conquistare donne e uomini influenti, tanto che ad un certo punto diventò per il Messico un mito: più che la sua arte, da viva, è stata la sua personalità che ne ha fatto un personaggio che affascinava e conquistava. Era carismatica, era unica, ed è stato per questo motivo per cui si è fatta amare da Diego Rivera, che di donne ne aveva tante e tutte bellissime, ma lei gli aveva toccato il cuore, l'aveva stregato. Lui le è stato vicino fino alla fine, si è sentito distrutto, s'è come afflosciato alla sua morte e poco dopo è morto pure lui.
Ma all'inizio l'amore tra di loro era stata una grande attrazione reciproca che Frida descrive nella sua opera “Frida e Diego” del 1931, un ritratto nuziale: Frida appare dritta e fiera di essere sua moglie, ma è minuscola accanto a lui enorme, come in realtà era: lui la sovrasta, ma lei gli tiene saldamente la mano per sottolineare un possesso che in realtà non ha mai avuto “Diego non è di nessuno, appartiene solo a sé stesso” ebbe a dire, quando qualche donna accampava diritti su di lui.
L'opera “Ospedale Henry Ford” del 1932 sintetizza le opere che descrivono le sue sofferenze fisiche causate dall'incidente, ma anche lo svariato numero di aborti: Frida non poteva portare a termine le gravidanze a causa delle fratture al bacino e non si asteneva dai rapporti sessuali che aveva nelle frequenti relazioni. Era lei che cercava sia gli uomini che le donne che le interessavano, per gli uomini, lo doveva fare di nascosto a causa della gelosia di Diego che non esitava a rincorrere e minacciare con la pistola in mano il malcapitato di turno, se lo sorprendeva con lei. Accettava solo le relazioni con le donne: Frida cercava di diventare amica intima di tutte le donne che Diego possedeva.
In quest'opera Frida si è dipinta nuda, nel letto di ospedale, in preda ad una emorragia che ha impregnato di sangue il lenzuolo. Sei nastri, simili a vene, partono dal suo ventre ancora gravido e si alzano sopra di lei con appesi un feto, il bambino mai nato, una lumaca, simbolo della lentezza dell'aborto, un attrezzo medico, mentre quelle che scendono in basso portano allo scheletro di un bacino e ad un'orchidea, simile a quella donatale da Diego, che tuttavia è lontano da lei, preso dal suo lavoro.
Frida dimostra la sua incapacità a procreare il figlio che tanto desidera dare a Diego e i sentimenti dolorosi di quel momento, le sue opere rispecchiano le sue vicissitudini, i ricoveri ripetuti, gli interventi e fanno di lei uno degli artisti più originali del suo tempo per la potenza espressiva e per la qualità pittorica: sono opere che esaltano le caratteristiche femminili della resistenza alla verità, alla realtà, alla crudeltà e alla sofferenza e mettono a nudo la sua intimità.
Fino ad allora nessuna donna era stata capace di esprimere tanta poesia nel suo intenso dolore! Le delusioni delle speranze sono ben descritte nella sua opera “Il cervo” del 1946, in cui un cervo ferito, il cui muso è il viso di Frida, ha grandi corna ramificate e nove frecce penetrano nel suo corpo. In quell'anno Frida aveva affrontato l'ennesima operazione alla schiena a New York ed era convinta che sarebbe migliorata: invece era il principio della sua fine. Lei cadde in una profonda depressione e, da allora, l'uso delle droghe, iniziato per lenire il dolore, era aumentato progressivamente, insieme all'abuso di alcol, da cui si era disintossicata anni prima.
Anche nell'opera “La colonna spezzata” del 1944, il corpo di Frida è ricoperto da chiodi: è la metafora del dolore del suo corpo che ha patito tutta la vita a causa delle fratture alla colonna vertebrale, per molti mesi ha dovuto indossare un corsetto di acciaio, una tortura per lei, che le impediva persino di respirare. Sotto di lei c'è un deserto sotto un cielo tempestoso: lei è l'immagine della solitudine e del dolore. La sua colonna vertebrale è stata sostituita da una colonna ionica che si sta sgretolando. Ma Frida riesce a reagire al dolore, alla desolazione e nelle pupille dipinge un massaggio di speranza, una minuscola, bianca colomba! L'opera più surrealista di Frida è senz'altro “Ciò che l'acqua mi ha dato”, dipinto sotto l'influenza dell'amicizia di Breton, descrive un momento di rêverie, immersa in una vasca da bagno: il suo mondo interiore prende vita in una serie di simboli che galleggiano nell'acqua, riconducibili alle sue origini, ai suoi traumi, alle sue paure, alle sue esperienze. Vi è un vulcano, edifici, corpi, vegetali, parti umane: sono incoerentemente accostati e rappresentano fatti della vita della pittrice che trascorse molto tempo da sola e allettata. È una sorta di autoritratto anche questo.
Quando il Surrealismo passò di moda, Frida negò di essere stata Surrealista: Parigi non era più la capitale culturale del mondo, ora New York l'aveva sostituita, diventando il luogo della nuova arte. Lei stessa dichiarò che “Mi hanno classificata come una Surrealista, ma non mi considero tale: ciò che sono è l'espressione di me stessa. Detesto il Surrealismo che mi sembra una manifestazione borghese di arte. Voglio che il mio lavoro sia un contributo alla lotta del popolo per la pace e la libertà”.
Nell'ultimo tragico e triste periodo della sua vita Frida dipinse nature morte, così vive che pareva di toccarle. L'opera ultima, “Viva la vida” rappresenta angurie, rosse, appetitose, succose: sono un inno alla vita, un grido di colore, un infinito desiderio di vivere.
È l'estrema speranza di una vita che sta per spegnersi, e dopo poco fu così! Ho riferito tutto di Frida? Lei è molto di più: è il Messico, con le sue tradizioni, è l'insegnante di arte, generosa e cameratesca, è l'amica che tutti vogliono, la donna che desiderano. La sua storia potrebbe essere dipinta in uno dei “retablos” che tanto amava e da cui prese spunto la sua arte.
Ma è anche una donna che sa essere dolce e gentile, come la provocatrice che esprime sempre il proprio parere, anche contro il proprio interesse, è l'eleganza e la civetteria ed è la donna che si esprime coi termini più volgari, quando ne vede la necessità.
Ha affascinato tutti e continua a farlo...
Ognuna delle sue opere d'arte è un racconto che ti trafigge il cuore, perché lei aveva il dono di saper comunicare i sentimenti più profondi e dolorosi col suo pennello!