Per uno straniero è sempre stato facile innamorarsi delle bellezze del nostro Paese, se all'arte in generale si aggiunge anche la musica allora l'attrazione può essere piacevolmente fatale. È questo il caso di Heidi Li, versatile cantautrice nata ad Hong Kong che in seguito ha vissuto fra Canada, Francia ed Inghilterra. Da oltre un decennio invece fa la spola fra il suo Paese d'origine e l'Italia, che ha omaggiato con un album dedicato alle varie inflessioni dialettali, scelta davvero originale per quanto impegnativa, dal momento che vengono affrontati dei classici come Era de Maggio, La porti un bacione a Firenze, Ciao Turin insieme a No potho reposare e Lu rusciu de lu mare, la cui radice è maggiormente etnica.
Queste canzoni insieme ad un’aria originale cantonese che chiude l'album, si possono ritrovare in Sings Italian dialects (Encore Music), realizzato con l'ausilio del talentuoso pianista Manuel Magrini, è un lavoro rispettoso ed in pieno accordo con questa sua grande passione: "Non era facile trovare le canzoni adattate per effettuarne un riarrangiamento - ribadisce - per fortuna nel corso di tutti questi anni ho avuto tanti amici che mi hanno suggerito vario materiale da considerare".
Da dove arriva questa tua passione per la canzone italiana: quando e come l'hai scoperta?
Il primo contatto con le canzoni popolari è stato quando sono stata a Roma per una piacevole vacanza nel 2006. Ho visto un gruppo di musicisti per strada che cantava delle canzoni popolari romane e da lì ho scoperto che anche in Italia ci sono tanti dialetti regionali. Nel 2013, ho scritto Sto qui una canzone che parla di un amore purtroppo non corrisposto. La mia carissima amica e coinquilina dell’epoca, cantante anche lei, ha scritto Tuqui, un testo alternativo in dialetto perugino, una parodia poetica ed ironica. Abbiamo pubblicato un video musicale simpatico da mettere su YouTube e ci sono state molte visualizzazioni. E da lì che ho deciso di continuare il percorso di ricerca per cantare in altri dialetti.
Come viene visto, o meglio, apprezzato questo genere nel tuo Paese di origine e cosa fai per promuoverlo facendo la spola fra Italia ed oriente: hai cantato davanti a platee importanti? Quando, dove e quanti erano ad applaudirti?
È una cosa di nicchia dato che dalle mie parti ci sono poche persone che capiscono l’italiano, figuriamoci i dialetti. Però il pubblico asiatico è molto aperto e curioso e nel 2008 ho collaborato con l'Istituto di Cultura Italiana a Hong Kong e Macao per organizzare un concerto con il repertorio delle canzoni in dialetto in un teatro con più di 450 posti. Ho proiettato anche le immagini in cui viaggio in varie regioni. Il concerto era sold out con la sala completamente piena! Quest'anno è l'anno del turismo e cultura fra Italia e Cina e per l'occasione l'Istituto di Cultura mi ha commissionato una serie YouTube in cantonese basata su questo mio progetto discografico: nelle nove puntate, parlo di una regione e della canzone relativa a quella regione. Cerco di far viaggiare in Italia i miei connazionali tramite questo programma e la musica; purtroppo, è ancora molto difficile viaggiare viste le disposizioni ancora in atto per lo sciagurato Covid. L'anno scorso ho fatto diversi concerti con un repertorio di canzoni italiane: qualcosa che è sempre molto apprezzato dal pubblico soprattutto dal gruppo di italiani che vivono a Hong Kong, i quali purtroppo non sono riusciti neanche a tornare a casa negli ultimi due anni. Tra i concerti realizzati quello per la Festa della Repubblica sia nel 2021 che nella primavera di quest'anno, con la Hong Kong Philharmonic Orchestra, organizzato dal Consolato Generale Italiano.
Qual è la difficoltà nel parlare e poi cantare in italiano... quali regioni italiane ti mancano ancora da visitare?
Ora come ora non trovo difficile cantare e parlare in italiano. Ovviamente dipende anche del tipo di canzone. Da visitare, in realtà mi mancano solo la Calabria e la Val d'Aosta.
Qual è la differenza che hai riscontrato fra le due culture?
Mi è piaciuto tantissimo il rapporto tra le persone qua in Italia: anche perchè ho vissuto maggiormente a Perugia che è una città a misura d'uomo oltre ad essere bellissima. Hong Kong è una grande metropoli e quindi inevitabilmente i rapporti sono più freddi e distaccati.
Chi sono gli artisti italiani che conosci ed apprezzi di più?
Ce ne sono davvero tanti. Ma direi che i miei maestri di Siena Jazz ovvero la vocalist Diana Torto, il pianista Stefano Battaglia ed il bassista Ferruccio Spinetti sono tra quelli che considero i miei artisti preferiti!
Qual è la tua massima aspirazione-sogno artistico che vorresti realizzare?
Non voglio mettere un limite! Penso che nel mondo dell'arte, non c'è mai un traguardo che resti fisso, ma piuttosto un obiettivo che è sempre in movimento. Cerchiamo sempre di fare meglio, di avere progressi.
Come hai vissuto questo periodo difficile che abbiamo alle spalle e com'è stato vissuto invece laggiù dai tuoi connazionali?
Sono stata con la mia famiglia a Hong Kong per la maggior parte di questi ultimi due anni. Alla fine, direi che sono stata abbastanza bene dopo tutti questi anni vissuti all'estero, ho potuto passare più tempo con la mia famiglia. Ho anche fatto tante nuove amicizie e contatti qui a Hong Kong ma anche realizzato cose molto importanti con la musica, creando anche un corso di canto, oltre a pensare e realizzare questo disco a cui tengo davvero tanto.