Marco Polo e Ibn Battuta sono i due più noti scrittori di viaggi mai vissuti. Sono quasi contemporanei (il marocchino è di una generazione successiva rispetto al veneziano), e visitano più o meno gli stessi luoghi, anche se Ibn Battuta percorrerà più strada. Ambedue lasciano il resoconto delle loro peregrinazioni, Il Milione e la Rihla. Dettate ad uno scrittore di professione che aggiusta la forma. Marco Polo racconterà le sue vicende, durante la prigionia dopo la battaglia della Meloria del 1284, a Rustichello da Pisa, già autore di romanzi cavallereschi, mentre il collaboratore di Ibn Battuta era lo storico e poeta andaluso Ibn Juzayy.
La lettura dei due resoconti però non può che far comprendere l’immensa differenza tra i due personaggi, e il viaggio geografico si tramuta nel viaggio nella mente di un tipico uomo medievale di estrazione cristiana e un musulmano tipo.
A prima lettura Ibn Battuta ci appare più realistico. Nella sua Rihla vi è ben poco spazio per la fantasia. C’é un forte gusto per l’aneddotica e il raccontare episodi, che è tipicamente arabo. La narrativa araba medioevale, e questo è chiaro a chi abbia letto Le Mille e una notte, ha un gusto tutto particolare per le “storie nelle storie”, ed uno stesso racconto ne contiene altri, come in una serie di scatole cinesi. Ma se Le Mille e una notte sono un’esplosione del fantastico in mezzo ai vari jinn e uova di Roc, Ibn Battuta non fa alcuna concessione al fantastico.
Al contrario Marco Polo affascina, nel suo Milione, e i suoi racconti assomigliano molto di più a quelli di Sindbad il Marinaio di quelli di Ibn Battuta. Contemporaneo di Dante, Marco Polo redige un “viaggio immaginario” non più nel mondo ultraterreno, ma nel meraviglioso Oriente. Di certo diverse suggestioni tipicamente medievali hanno giocato il loro ruolo: Marco Polo nomina il mitico regno del Prete Gianni, che contrappone a quello mongolo. Probabilmente Rustichello, autore di romanzi sulla ricerca del Graal, ha messo tanto dis suo. Non è un caso che Il Milione abbia avuto un impatto sulla cultura europea molto più forte di quanto la Rihla abbia avuto su quella islamica. Ed è questo sense of wonder che avrà anche un impatto maggiore sulla Storia.
Ibn Battuta è un musulmano tutto d’un pezzo. Il suo viaggio inizia come pellegrinaggio alla Mecca. Nelle sue peregrinazioni si nota l’interesse quasi esclusivo solo verso ciò che è musulmano. Il mondo non musulmano lo spaventa: il suono delle campane in Crimea lo terrorizza, tanto che si mette a salmodiare il Corano quasi come un esorcismo. Quando arriva in Cina tutto ciò che dice sui cinesi è che sono idolatri e mangiano animali proibiti dal Profeta quali il cane e il maiale, e quindi si rintana quasi subito nei quartieri musulmani.
Marco Polo segue il padre e lo zio alla corte di Qubilay Khan in missione per conto di Papa Gregorio X. Lo sguardo del veneziano, pur tenendo conto della mentalità medievale, appare più libero da pregiudizi. Qua e là appare ostilità nei confronti dei musulmani, ma è più politica che religiosa e non marcata come quella di Ibn Battuta nei confronti degli “adoratori della Croce”. In compenso Marco Polo non ha alcun pregiudizio verso i non monoteisti: infatti descrive gli usi e costumi mongoli senza giudicare, narra le vittorie mongole su sovrani cristiani senza astio, e prova addirittura una forte ammirazione verso i monaci buddisti, descrivendone in maniera estremamente positiva il modo di vivere che probabilmente gli ricordava quello dei monaci cristiani privo però degli aspetti negativi. Inoltre, Polo è un mercante, e nelle sue descrizioni si nota anche l’occhio rivolto alle potenzialità commerciali.
Da queste due opere si può intuire l’evoluzione successiva dell’Europa e del mondo islamico. Il Milione si può dire che apre le porte alla globalizzazione di stampo occidentale, sia negli aspetti positivi che negativi. In Marco Polo ci sono già la curiosità verso il diverso e la capacità commerciale. Manca, in Polo, il lato negativo, ovvero quello imperialista, che invece emergerà prepotente in un grande lettore del Milione, ovvero Cristoforo Colombo.
Ibn Battuta, pur avendo percorso più chilometri, resta chiuso nel suo “piccolo mondo” musulmano. E questo sembra quasi il simbolo dell’evoluzione del declino islamico successivo: l’Islam ha dato vita ad una civiltà splendida e in alcuni momenti più avanzata di quella europea, ma molto chiusa in se stessa e questo l’ha portata nei secoli successivi, a cedere terreno all’Occidente.