Metti insieme un curatore dandy, visionario, una sorta di viaggiatore del tempo, in bilico tra passato e futuro e un pittore paesaggista, nei cui lombi scorre l’arte di tre generazioni. Il risultato è assolutamente esplosivo ed inedito, se pensiamo che in due fanno forse 67 anni. Stiamo parlando di Giorgio Chinea Canale, curatore, artista concettuale e gallerista che si è fatto conoscere con la Pop Art internazionale e di Alberto Bortoluzzi, discendente di Millo Bortoluzzi senior, il nonno il cui talento per il realismo pittorico ha segnato il Novecento e Millo Bortoluzzi junior, zio di Alberto che ha, col suo gesto generoso e colorato, contrassegnato l’arte della seconda parte del ventesimo secolo, è scomparso nel 2012. I tre Bortoluzzi sono in mostra con La dinastia del paesaggio, curata appunta da Chinea Canale fino al 9 ottobre al Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi - Casa delle Regole di Cortina d’Ampezzo. In mostra una sessantina di opere che comprendono i capolavori dei tre Bortoluzzi.
Ma quali sono gli ingredienti giusti che fanno il perfetto curatore? Giorgio Chinea Canale crede da sempre nelle contaminazioni e il suo percorso accademico e professionale ne sono una chiara evidenza.
“Alla base c’è lo studio da storico dell’arte - racconta - tengo a precisare sempre che senza studio non si progredisce in una professione importante e delicata come quella del curatore. Inoltre, io nasco come artista concettuale, quindi so cosa significa stare dall’altra parte e a questo unisco anche la capacità di intercettare le tendenze (qualità principale del curatore) alla conoscenza e valutazione del mercato dell’arte, che è l’altra anima, quella del gallerista”.
Chinea Canale, infatti, gestisce il Giorgio Chinea Canale Art Cabinet in vicolo Pedrocchi a Padova aperto nel 2017; la sua formazione viene dallo studio del Dams in Storia dell’Arte a Padova alla specializzazione a Milano in pratiche curatoriali. A 26 anni inizia la sua attività di curatore appassionato di performance artistiche. “Nel mio linguaggio descrittivo il cult, il glamour e il Pop sono declinazioni della mia sensibilità verso l’arte contemporanea - prosegue - certamente anglofone come accezioni, ma applicabili a ogni contesto creativo. La performance, in particolare, è una delle azioni più Pop che si possano immaginare e il corpo umano il naturale strumento.
Amo definirmi un ragazzino dell’arte contemporanea, al di là dell’età anagrafica, perché mi sento fluido rispetto a qualsiasi contaminazione. In tempi così cross-mediali sono un ragazzino e mi sento artista e non mercato”. Un nobile atteggiamento che, comunque, deve fare i conti con un’evoluzione che porta il mercato dell’arte ad essere terreno di caccia alla novità più che all’evoluzione e alla sperimentazione autentica. Chinea Canale, malgrado la giovane età 34 anni, opera una selezione degli artisti su solide basi di valutazione. “Per me il mercato arriva sempre dopo - ammette - prima c’è il mio gusto, un po’ dandy, di nicchia, glamour e cult come dicevamo due concetti che si legano indissolubilmente alla mia carriera. La domanda che mi pongo sempre quando valuto un artista è la seguente: ‘Comprerei quell’opera? La mia mamma la comprerebbe?’. Sembrano quesiti banali ma sono in realtà essenziali. Un bravo curatore è anche un ottimo trendsetter, qualcuno in grado d’intercettare le tendenze e anticiparle e non è cosa da poco”.
A proposito di tendenze, l’arte digitale, il commercio degli Nft da parte di artisti virtuali, è la tendenza del momento ma Chinea Canale non sembra crederci. “Per me l’arte vera è un’altra cosa. L’arte è una scommessa che si fa insieme, curatore gallerista e artista, per la gloria e per la passione”. Ecco perché puntare sull’arte vera e autentica, quella dei Bortoluzzi quindi non è un’operazione di maniera, ma un atto di fiducia nel valore intrinseco della bellezza.
“In passato mi sono occupato di artisti Pop - prosegue il curatore-dandy - ma in Alberto Bortoluzzi il tema del paesaggio è universale. Inoltre, Alberto incarna l’icona dell’artista, ha quel fascino, quell’allure magnetica che è tipica del pittore che testimonia con l’arte la sua stessa esistenza. È il perfetto esempio di glamour e cult”.
Del resto, Alberto Bortoluzzi, 33 anni vissuto tra i Colli Euganei e Padova, l’arte l’ha respirata fin dalla più tenera età. Le opere del nonno e dello zio le ha guardate, amate e studiate affinando la sua sensibilità sulla luce e sul paesaggio, con una tecnica antica, quella delle velature, e uno sguardo all’astrazione, il cui risultato è visibile nei suoi quadri in cui acqua, nuvole e cieli hanno la morbidezza della seta. Le opere di Bortoluzzi si possono ammirare alla mostra di Cortina in cui l’artista ha portato anche una tela di oltre due metri che ritrae la Chiesa di San Giorgio a Venezia.
“Il mio processo creativo - racconta Alberto Bortoluzzi - parte dall’osservazione del reale in modo molto preciso, per poi svincolarsi dalla visione e mettersi alla ricerca delle forme e del colore in un paesaggio quasi astratto. Le mie opere sono studi sulla forma del colore cercando di dare impatto emotivo al sublime. Gli elementi portanti della mia ricerca sono sicuramente il cielo, l’acqua, le nuvole senza più fine descrittivo. Sono il frutto di ricordi della mia infanzia, di certi cieli dei Colli Euganei o della Riviera del Brenta o ancora della laguna veneta”.
Guardando le tele di Bortoluzzi si viene catturati immediatamente dalla musicalità delle sue pennellate, l’artista lavora l’olio ma anche l’acrilico. “Il ritmo è fondamentale nella pittura - conferma - per quanto riguarda la tecnica diluisco molto il colore e lavoro per cicli di velature su velature”. Una modalità che esprime la competenza pittorica di Bortoluzzi, dall’Istituto d’Arte Modigliani di Padova all’Accademia di Belle Arti di Venezia, il pittore padovano prepara i bozzetti delle sue opere, è immerso in una costante attività creativa nel suo studio-abitazione, forse è questo che trasmette appena lo si scorge col suo look d’artista d’altri tempi. “Sono semplicemente me stesso, non c’è nulla di costruito in me, forse si vede semplicemente che dipingo molto, che vivo pienamente la mia arte”.
La trilogia della dinastia dei Bortoluzzi si chiuderà a Treviso.