A metà marzo Tornabuoni Arte – Arte Antica ha presentato alla stampa il Catalogo Dipinti e Arredi antichi 2022 insieme ad una novità che Roberto Casamonti, il patron, gallerista di fama internazionale, comunica con gioia, ovvero la nuova sede espositiva fiorentina da lui aperta in Via de’ Tornabuoni, 5.
Mostra il nuovo catalogo, facendo notare che ogni anno puntualmente ne presenta, dal 2006, uno nuovo, con i manufatti artistici in galleria, tutti sottoposti ad attento studio, volto non solo a garantirne l’autenticità, ma anche a collocare le opere nel loro periodo storico e nel luogo di provenienza.
La sede espositiva di via Tornabuoni è una scelta che corona il successo di una carriera perché esattamente nella stessa galleria molti anni prima Casamonti aveva iniziato la sua attività. Spostandosi in Via Maggio aveva conservato il nome Tornabuoni degli inizi. Saputo che era nuovamente disponibile, non ha resistito a tornarvi, ora che poteva trasformarla con attenti restauri in un’ampia sede che valorizza al massimo i nuovi acquisti e le opere già presenti in collezione. Quale maggiore soddisfazione di quella di avere sotto gli occhi la strada percorsa?
Guardando la biografia di questo dinamico curatore d’arte, a parte la vitalità con cui cerca e trova opere d’arte di grande livello, appartenenti a periodi storici che vanno dal mondo antico al contemporaneo, vediamo che continua ad aprire a sorpresa anche nuove gallerie. Un modo chiaro di affermare un perdurante interesse di ricerca e studio dell’antico e la capacità di selezionare le opere contemporanee di vera arte, intesa come interpretazione, anche inconsapevole, da parte dell’artista, della società entro la quale vive ed opera.
Sebbene ne abbia fuori d’Italia, a Parigi e Londra, il luogo da lui preferito per le gallerie resta Firenze, come ha affermato quando ha aperto al pubblico nel 2019 la sua Collezione privata in una galleria che porta il suo nome, posta nel palazzo Bartolini Salimbeni. Affermò in quel frangente: “Ho pensato di voler condividere con la città di Firenze, alla quale sono da sempre affettivamente legato, la mia collezione per poter fare in modo che i valori di cui l’arte è portatrice possano essere condizioni non esclusive ma pubblicamente condivise”.
Tornano alla memoria grandi collezionisti che la città ha visto in diversi periodi storici. A cominciare dai Medici. Più vicino al nostro tempo il “principe” Stefano Bardini (Pieve Santo Stefano, 1836 – Firenze, 1922). Il soprannome nobiliare gli deriva da un suo biografo, Alberto Bruschi che nel 1993, all’interno del libro Epoca, lo definiva “il principe degli antiquari e nello stesso tempo l’antiquario dei principi”. Da allora Bardini nella maggior parte degli scritti è indicato con questo appellativo. La similitudine fra i due collezionisti continua per la generosità verso i cittadini. Il Bardini, con il suo testamento datato 10 settembre 1922, ha donato a Firenze, oltre alla sua dimora, un ricco museo, a dimostrazione del debito di riconoscenza verso il patrimonio artistico che la città ha accumulato nei secoli e che fa, di chi ci vive, un adepto alla bellezza. Grazie a questo gesto d’affetto per la sua città d’adozione, è oggi possibile ammirare le oltre tremila opere custodite all’interno del Museo Bardini, tra dipinti, sculture, armature, strumenti musicali, ceramiche, medaglie, monete e arredi antichi.
È chiaro che entrambi sono pure ricorsi al commercio di opere d’arte, per avere i mezzi per continuare a scegliere fra le novità in campo artistico le più attraenti. Ma, come le collezioni di entrambi rivelano, molte opere acquistate sono poi state trattenute, per un arricchimento non materiale di questi geniali scopritori di talenti e di opere del passato