La Gazzetta livornese del maggio 1913 così scriveva:
Ieri mattina lo Stabilimento dell'Acque della Salute riapriva i suoi saloni ospitali ed elegantissimi e le acque benefiche ricominciavano a scorrere fresche e limpide nei calici scintillanti. E fino da ieri mattina moltissime persone sono accorse alle fonti salubri che Livorno ha la fortuna di possedere e che sembrava per la trascuranza e l'apatia nostra, dovessero chiudersi per sempre. Ma una gentile signora, energica ed intelligente, ha voluto che questo brutto fatto non si compiesse: la signora Eugenia Semeria ha preso in affitto lo Stabilimento che aveva visto nascere ed al quale aveva dedicato tutte le sue cure e spera ancora in una risipiscenza dei livornesi: essi non debbono permettere che le Acque della Salute, che formerebbero il vanto di qualunque altra stazione termale, sieno abbandonate definitivamente.
Quella signora di cui scrive il cronista era Eugenia Semeria nata Lombardi, moglie di Pietro Semeria, uno dei soci fondatori della Società Anonima Acque della Salute di Genova, che in Livorno finanziò la costruzione del grandioso progetto dello stabilimento termale più conosciuto come Terme del Corallo. Insieme al maritò partecipò alla sua progettazione e realizzazione, tanto affezionata a quel magnifico progetto che rimasta vedova, anziché essere liquidata, acquisì le quote sociali che erano del marito che ammontavano a 1000 nel 1915, allorquando la società fu messa in liquidazione e non solo continuò come socia di capitali ma si offrì di dirigerle dando un’ultima chance di recupero ad una società in gravissime perdite.
Eugenia era nata nel 1862 a Spineto in provincia di Alessandria, toponimo che deriverebbe dalla parola "spina", stazione o avamposto Templare sulla via per Genova ed il mare, da Alessio Lombardi e Marietta Massoli. Donna imprenditrice che non si perse d'animo alla morte del marito, con una figlia, Maria che sposerà il dott. Attilio Bandiera, il quale per qualche tempo, dopo il ritiro di Eugenia dalla direzione delle Terme, si occuperà di provvedere ad un suo prosieguo fino all'arrivo del dott. Corsi Puccini, nuovo direttore, che ne acquisirà le redini.
Eugenia rimarrà a vivere nello Stabilimento delle Acque della Salute, al civico 30 del Viale degli Acquedotti, fino alla sua morte il 14 marzo del 1922, sebbene la registrazione all'ufficio di Stato Civile fosse stata fatta il giorno successivo dal genero Attilio. A lei si deve la sopravvivenza delle Terme del Corallo, afflitte da una profonda crisi economica generata dalla attività concorrenziale di altre stazioni termali come riportato anche in seduta assembleare della società, nel 1909 allorquando il presidente trascrive l'ammontare delle perdite dovute al fatto che “le acque sono state combattute con tanto accanimento nel passato che ancora non si sono liberate dal discredito nel quale erano per quanto a torto cadute”. Il consiglio di amministrazione delibera di riformare la società epurandola di tutto ciò che non era nelle finalità statutarie della sua fondazione: liquidare terreni, aziende agricole e l'impresa di imbottigliamento e vendita, per tornare alla conduzione soltanto degli stabilimenti termali delle Acque della Salute di Livorno e delle Terme di San Giuliano a Pisa. Lei, Eugenia chiede di assumere la direzione dello stabilimento termale labronico, da sola, pagandone l'affitto alla società, e si inventa feste, giochi, concorsi, una quota abbonamento per tutta la stagione ridotta a L. 5, e quanto di più potesse inventarsi, per attrarre e richiamare frequentatori, riuscendo a dare nuova vita e impulso a ciò che di più aveva a cuore, il progetto Terme.
Sensazionale, nell'estate del 1914, si poteva leggere sulla Gazzetta livornese ciò che riuscì a proporre ai suoi ospiti: concerti della banda musicale Mascagni diretta da Bandino Bandini; concorsi infantili di bellezza per bambini dai 4 agli 8 anni, i gruppi dei concorrenti venivano riprodotti dal noto artista-fotografo Giambruni; gare di pattinaggio; pesca miracolosa con oltre mille premi; spettacoli pirotecnici con “assalto al campo di Ettangi” con rombi di cannone e fuoco di fucileria, conclusi da un simulacro d'incendio a luci multicolori, biglietti a 40 centesimi e per gli abbonati la metà. Eugenia, donna impavida imprenditrice, si mise così al comando di una impresa impossibile e la condusse con grande coraggio per anni, fino al 1918, poi lasciò. I Chayes, nel frattempo, acquisirono le Terme dalla Società Acque della Salute e lei rimarrà nelle Terme, si ritira, affezionata spettatrice dalla palazzina più ad Est, prosecuzione verso il palazzo con la torre gialla della Sala della Mescita, fino alla sua ultima ora. Sul quotidiano si legge:
È riuscita la signora Semeria a infondere nuova vita ad un istituto di cura che sembrò dapprima destinato ad un luminoso avvenire e poi soggiogato da un avverso destino, stentò a vivere tra la concorrenza accorta dei ciarlatani e l'abbandono in cui gli stessi livornesi lo lasciarono.
L'impegno di Eugenia riuscì a tenere vive le Terme con tutta la sua capacità, intraprendenza e forza e la risonanza e importanza di un centro di ritrovo non solo medico ma anche culturale e politico come le Terme, riversando di conseguenza un notevole flusso economico sulla città. Oggi, pertanto, a 100 anni dalla sua morte, sentiamo il dovere di ricordarla, ricordare la sua tenacia nel credere alle potenzialità di quel luogo, noi eredi prosecutori morali di quell'impegno, in questa unione d'intenti, con la stessa volontà, per mantenere vive le Terme del Corallo.