Il rapporto dell’umanità con lo spazio e con quanto esso può contenere è da sempre terreno di grande interesse e di grande fascino per noi membri dell’equipaggio di questa navicella ai margini della galassia. Dal nostro infinitamente piccolo ci confrontiamo con l’immensamente grande, in un afflato che risuona perfettamente con la famosa frase di Dante “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”. Una ricerca che è al contempo sommo obiettivo e senso stesso della nostra esistenza.
Ma questa aspirazione e questa ricerca che ne è espressione non possono sfuggire all’interrogativo principe: siamo soli nell’universo? Oltre alla nostra piccola Terra non esiste null’altro di paragonabile a noi nell’immensità del cosmo? La vita, quella intelligente come la conosciamo, è un privilegio riservato unicamente alla specie Homo Sapiens Sapiens?
A questo proposito, il punto di maggior complessità nel quale ci dibattiamo oggi riguarda quei particolari fenomeni che alla scienza umana non possono essere attribuiti né tantomeno da essa compresi, e che pure accadono intorno a noi, in particolar modo in quel cielo che è simbolo stesso della nostra aspirazione ad andare oltre.
Un fenomeno oggi chiamato UAP, ma conosciuto da tempo immemore, che ogni civiltà e cultura ha interpretato secondo gli strumenti logici e cognitivi del suo tempo. Oggi che il genere umano terrestre ha raggiunto un certo livello di sviluppo tecnologico, si è ormai reso conto che il fenomeno UAP presenta fra le sue varie componenti anche un innegabile aspetto tecnologico. Ma la tecnologia presuppone intelligenza e l’intelligenza presuppone l’esistenza di esseri intelligenti.
Questa, peraltro, logica conclusione si scontra però con un fattore talmente radicato nella coscienza comune da passare inosservato, ma che produce conseguenze di enorme rilevanza nel nostro contesto. Questo fattore è la antropocentricità, che costituisce la base stessa di tutti i sistemi sociali dell’umanità terrestre. Una condizione ovvia, per la quale il genere umano terrestre non può essere stigmatizzato, non possedendo conoscenza dell’esistenza di altri abitanti dell’universo, ma talmente basica che risulta estremamente difficile riconoscere e comprendere la fortissima influenza che essa esercita non tanto sull’accettazione, ma finanche sulla mera legittimazione della conclusione di cui sopra.
Non è quindi certo un caso se il ‘potere costituito’ civile e/o religioso ha sempre cercato di negare, inibire o quantomeno non affrontare la questione per la semplice ragione che l’esistenza di ‘altri’ ha la potenzialità di minare le fondamenta stesse del potere, costruite esse stesse inevitabilmente su base antropocentrica, ponendolo dinanzi alla potenziale sconfessione delle sue stesse basi.
Nel nostro presente, questo atteggiamento viene posto sempre di più in discussione dalle risultanze dei mezzi di rilevamento e di ricerca a disposizione dell’uomo, che hanno raggiunto una qualità tale da riproporre prepotentemente la domanda esistenziale con la quale abbiamo aperto questo articolo: siamo davvero soli nell’universo? Una riproposizione che non è esagerato definire prorompente, essendo basata su una vastissima mole di dati oggettivi di elevata qualità, registrati da una molteplicità di avanzatissimi sensori, oltre che sull’esperienza vissuta di esseri umani altamente qualificati.
Quindi le basi antropocentriche della diga si sono ormai incrinate e, anche se con molta prudenza e molti distinguo, si comincia a parlare di quello che succede in una prospettiva diversa, più possibilista.
Prova ne sia la grande messe di informazioni che soprattutto dagli Stati Uniti sono state recentemente rese note, e che costituiscono ormai terreno specifico di studio ed analisi e non più motivo di emarginazione. Certo, resistenze ve ne sono ancora, ma la consapevolezza dell’alterità di quanto accade rispetto alle capacità di comprensione umana si va facendo strada, e il concepire l’opportunità e la necessità di cercare risposte adeguate è divenuta impegno costante e condiviso, rovesciando il comportamento dello struzzo per decenni perseguito con pervicacia, quasi si trattasse della difesa di segreti di stato innominabili.
A metà novembre dell’anno scorso avevamo concluso l’articolo precedente notando come negli USA si sia affermata e sussista una precisa sensibilità politica nei confronti del fenomeno UAP, la cui esistenza concreta viene ormai data per scontata, una sensibilità che si traduce in un’altrettanta precisa volontà politica di prenderlo in seria considerazione. Questa situazione, nel frattempo, ha continuato ad evolvere, portando a uno stato delle cose che fino a solo qualche anno fa sarebbe stato impensabile.
Esaminiamo allora lo sviluppo degli ultimi eventi significativi, partendo da dove ci eravamo fermati.
La legge di autorizzazione per le attività della difesa per l’anno fiscale 2022 (NDAA22) - Senato
Avevamo detto di questa legge, conosciuta per brevità con l’acronimo NDAA22, che si trovava ancora in discussione al Parlamento. Così come accade per le attività d’intelligence e difesa, questa legge è lo strumento legislativo che viene prodotto ogni anno per definire e autorizzare le attività della difesa degli Stati Uniti indicandone i costi, al quale deve poi necessariamente accompagnarsi un’altra legge che autorizzi gli specifici stanziamenti per le varie attività definite nella NDAA22.
Avevamo visto che la legge conteneva, in mezzo parecchie centinaia di pagine recanti disposizioni attinenti alle numerosissime attività della difesa USA, poche pagine con misure di grande rilevanza per quanto attiene agli UAP, che avevamo passato in rassegna.
Ricordiamo qui che la disposizione più importante comprendeva la creazione di un nuovo ufficio di livello elevato, gestito congiuntamente da militari e intelligence, per lo studio del fenomeno UAP. L’ufficio avrebbe dovuto svolgere in pianta stabile, ampliandoli, i compiti fino a quel momento svolti dalla Task Force per gli UAP, o UAPTF.
Questa sezione della legge ha visto poi un importante sviluppo con la presentazione di un significativo emendamento proposto dalla senatrice democratica di New York Kirsten Gillibrand, che migliorava e ampliava l’impianto di base della legge, introducendovi diversi fattori significativi, fra cui un organo d’indirizzamento delle attività per il nuovo ufficio, aperto ad organizzazioni di ricerca private.
La legge, “emendata” dall’emendamento Gillibrand, ha poi vissuto alterne vicende fra Camera e Senato, come sempre accade in questi casi. Nella versione finale licenziata dal Senato è stato mantenuto l’impianto generale della sezione dedicata agli UAP, mentre l’emendamento della Senatrice newyorchese ha subito alcuni tagli, peraltro di portata ridotta.
Il 27 dicembre 2021 con la firma del Presidente Biden l’NDAA22 è infine divenuta legge federale degli USA.
Dicevamo che la legge contiene disposizioni di grande rilevanza per l’intera questione dello studio del fenomeno UAP ma, ancora prima delle importanti disposizioni che contiene, è importante rilevare che se la legge di autorizzazione per le attività d’Intelligence del 2021 è stato in assoluto il primo atto legislativo a prendere in considerazione la questione degli UAP, la legge NDAA22 è la prima a contenere disposizioni che vanno a comporre un vero e proprio quadro organico per una seria e stabile attività di studio del fenomeno UAP in ambito militare/intelligence. Originalmente formulate del Senatore Gallego e ulteriormente migliorate dall’emendamento Gillibrand, le disposizioni in merito agli UAP sono contenute nella sezione 1683, alle pagine da 578 a 583.
L'Airborne Object Identification and Management Synchronization Group (AOIMSG) - Pentagono
Questa non era l’unica iniziativa che stava maturando nel settore degli UAP. Proprio mentre al Congresso era in corso l’iter della legge NDAA22, il 23 novembre 2021 (a ridosso della festività del Thanksgiving) il Pentagono ha annunciato la creazione di un ufficio denominato “Gruppo per la sincronizzazione dell’identificazione e gestione degli oggetti aerei”, o AOIMSG, che avrebbe assunto in pianta stabile le funzioni fino al momento svolte dalla UAPTF, e si sarebbe occupato di “sincronizzare nell’ambito di questo Ministero [della Difesa], unitamente ad altri ministeri e agenzie del governo federale, le attività tese a individuare, identificare e caratterizzare oggetti di interesse che si trovano entro gli SUA [spazi aerei riservati] e di verificare, e in caso di mitigare, i rischi per la sicurezza del volo e la sicurezza nazionale”.
Per quanto tale fatto abbia sorpreso gli osservatori al corrente di quanto stava andando avanti al Congresso, occorre qui ricordare che l’intenzione di creare un proprio ufficio per lo studio del fenomeno UAP era stato annunciato dal Pentagono il giorno stesso della presentazione del Rapporto Preliminare, il 25 giugno 2021.
Si è così venuta a creare una situazione di contrapposizione di fatto fra il Pentagono, che il 23 novembre ha annunciato la creazione di un apposito ufficio UAP, e il Congresso che ha legiferato misure analoghe divenute legge il 27 dicembre, in altri termini una contrapposizione fra politici e militari.
In particolar modo è parso piuttosto sospetto il tempismo scelto dal Pentagono per darne l’annuncio, pubblicato quando la legge NDAA22 si trovava all’esame del Congresso e in una data proprio a ridosso della festività del Thanskgiving, un po’ come certe leggi italiane che vengono approvate il 14 agosto o il 30 dicembre.
Anche se il portavoce del Pentagono Kirby, rispondendo a una precisa domanda nel corso di una conferenza stampa, ha affermato che i politici erano stati informati delle intenzioni del DoD, ed è pur vero che come abbiamo visto sopra a fine giugno del 2021 il Ministero della Difesa ne aveva annunciato pubblicamente l’intenzione, la mossa del Pentagono ha tutta l’apparenza di un tentativo per mantenere la questione degli UAP sotto il controllo militare. Vediamo ora quali sono i motivi che inducono a pensare questo.
L’AOIMSG e la NDAA22 a confronto
Si può affermare che se si confronta il progetto dell’AOIMSG con quello delineato dalle disposizioni della NDAA22, l’AOIMSG appare una versione ristretta, scarsamente organica, e soprattutto molto meno trasparente del progetto delineato nella NDAA22.
I militari, infatti, non prevedono alcuna misura di apertura informativa nei confronti del Congresso e trasparenza a favore del pubblico, che nella NDAA invece abbondano.
L’AOIMSG si interessa solo sulle anomalie negli spazi aerei riservati mentre l’NDAA22 considera non solo oggetti volanti ma “veicoli transmediali” in grado di operare indifferentemente nell’atmosfera, nello spazio o entro l’acqua e impone attenzione a quei casi dove UAP vengono osservati in stretta prossimità di impianti nucleari. Nella definizione di UAP, inoltre, la NDAA22 considera anche i “veicoli sommersi” (i c.d. ‘USO’).
La NDAA22 prevede la partecipazione di personale esterno al DOD, aspetto che è del tutto assente nel progetto militare. La NDAA22 prevede che il nuovo ufficio esegua indagini sul campo, cosa che non compare nell’AOIMSG. La NDAA22 prevede la creazione di un preciso piano di intelligence per raccogliere quante più informazioni sugli UAP, cosa che il progetto militare non considera. La NDAA22 prevede la creazione di un preciso piano scientifico per lo studio degli UAP e la formulazione di precise ipotesi scientifiche sul fenomeno, anche questo un fattore assente dal progetto militare. La NDAA22 prevede disposizioni per lo studio degli effetti di tipo medico sulla salute delle persone entrate in contatto ravvicinato con UAP, cosa non contemplata dall’AOIMSG.
Le disposizioni della NDAA22 prescrivono che il nuovo ufficio venga creato a un livello non specificato ma comunque elevato nell’ambito dell’Ufficio del Ministero della Difesa, mentre i militari prevedono che l’AOIMSG venga gestito dall’Ufficio del Sottosegretario alla Difesa per l’Intelligence e Sicurezza (USDI), un ufficio di livello inferiore e, secondo diverse fonti, fra le quali spiccano Elizondo e Mellon, l’Ufficio che ha di fatto sempre operato per affossare gli UAP.
Come se non bastasse, questo ufficio che nella denominazione del Pentagono viene definito OUSDI(I&S), è un ufficio che non ha competenze operative (in inglese è definito di ‘oversight’), per cui molti commentatori ritengono che l’efficacia reale di un tale ufficio possa essere estremamente ridotta se non nulla.
Scenari futuri
È interessante cercare di immaginare gli scenari che si potrebbero materializzare per quanto riguarda lo studio degli UAP a livello militare ora che la NDAA22 è divenuta legge federale degli USA ed è stata annunciata la costituzione dell’AOIMSG.
La prima e più ovvia domanda sarà se i militari cederanno ai politici, obbedendo alle disposizioni di legge e affossando il loro AOIMSG, oppure scenderanno a compromessi integrandolo in qualche modo – magari non proprio subito – con l’ufficio che la legge impone loro di creare. A rigore questo è quanto dovrebbe avvenire, per il principio del predominio della legge, ma non è proprio del tutto scontato. Magari i militari potrebbero proseguire per un po’ con il loro AOIMSG per cercare di darsi un certo contegno per poi adattarlo gradualmente alle disposizioni di legge.
In questo momento non si può dire molto, ma quel poco che si può affermare con certezza è che uno scenario che vede due enti operanti sulla stessa tematica, magari in contrasto fra loro, è il meno desiderabile di tutti.
Senza contare che c’è un terzo incomodo: l’Ispettore Generale del Ministero della Difesa, che nel maggio del 2021 ha annunciato l’inizio di una “attività di valutazione sul modo in cui il Ministero ha trattato la questione degli UAP”. Non sono noti ulteriori dettagli di questa azione, quali gli aspetti su cui verterà questa attività dell’Ispettore Generale, né tantomeno se i risultati di tale azione saranno mai resi pubblici, ma sembrerebbe lecito immaginare che questo dovrebbe quantomeno disincentivare il Ministero della Difesa da adottare atteggiamenti di contrapposizione con il potere legislativo.
Come se non bastasse, le disposizioni della NDAA22 tirano in pista dei ballerini molto importanti: le Commissioni di Camera e Senato per gli stanziamenti militari. Anche questo è un fattore che dovrebbe indurre a miti consigli il Pentagono, tanto più per via dell’accordo bipartisan che si è registrato sulla necessità di ricerca, conoscenza e trasparenza sugli UAP.
E occorre anche ricordare che proprio la trasparenza è uno dei cavalli di battaglia del Presidente Biden, e mettersi di traverso su questo aspetto con tutta probabilità potrebbe solo nuocere ai militari.
Commenti finali
Tornando al titolo di questo articolo, ci possiamo chiedere se ci stiamo veramente addentrando in terra incognita. In effetti sembra proprio così, dato che sono molti i fattori sconosciuti e difficilmente prevedibili che si delineano all’orizzonte.
In quale contesto verrà creato questo nuovo Ufficio? A un livello elevato, come ad esempio nell’ambito dell’Ufficio del Ministro, nell’asseritamente poco efficace OUSDI(I&S), o in un qualche nuovo Ufficio congiuntamente gestito da militari e intelligence come previsto dalla NDAA22?
Come sarà chiamato? È interessante qui notare la differenza nelle denominazioni adottate per le due diverse soluzioni: dal lato del Congresso abbiamo un nome semplice, evocativo e accattivante come ASTRO, proposto nella formulazione originale dell’emendamento Gillibrand (che però è andato perso nell’ultima discussione al Senato) la cui semplicità dimostra una volontà di apertura nei confronti del pubblico, mentre dal lato del Pentagono abbiamo il quasi impronunciabile AOIMSG che suona come un nome cifrato allo scopo di non far trasparire il suo reale significato. Sarà interessante alla luce di queste considerazioni valutare il nome che verrà scelto per il nuovo Ufficio UAP.
Chi sarà il direttore? Naturalmente sarebbe preferibile un ufficiale di livello sufficientemente elevato ma ancora in carriera, che abbia la necessaria motivazione e trovi la giusta spinta per impegnarsi a fare del nuovo ufficio un successo, un criterio fondamentale per un ufficio la cui attività costituisce una assoluta novità e desterà certamente un elevato interesse mediatico.
Chi farà parte del nuovo Ufficio? La scelta di utilizzare personale già appartenente alla UAPTF appare la più probabile, ma è evidente che occorre molto più personale di quello facente parte della piccola Task Force e che, anche se la legge consente in una certa misura il ricorso a personale esterno, comunque occorrerà dotare il nuovo Ufficio di un una cospicua aliquota di personale in possesso di numerose specializzazioni diverse, oltre all’indispensabile nulla osta di sicurezza. La possibilità di partecipazione di personale esterno al Ministero della Difesa apre comunque la porta a specialisti civili, come potrebbero essere quelli del Progetto Galileo di Avi Loeb, che potrebbero portare aria nuova.
Il coordinamento internazionale con “amici e partner” degli USA è un’altra disposizione della legge NDAA22 che pone anch’essa incognite, soprattutto per via dell’attività intrinsecamente ‘diplomatica’ che comporta; appare verosimile che il nuovo ufficio dovrà necessariamente avvalersi per questo d’una qualche forma di collaborazione con il Dipartimento di Stato. Inoltre, se è vero che nel passato gli Stati Uniti hanno occultato o sottratto informazioni sugli UAP a stati esteri, questo potrebbe costituire un ostacolo alla collaborazione prescritta dalla legge.
Notiamo, per connessione d’argomento, che questa prescrizione di collaborazione internazionale potrebbe avere riflessi interessanti anche a livello della nostra penisola, con l’effetto di facilitare l’adesione di San Marino al Progetto Titano.
Per quanto riguarda l’atteggiamento dei militari, si può ben dire che presta il fianco a numerosi sospetti, il primo dei quali è che vogliano continuare a mantenere, o cercare di mantenerne quanto più possibile, il controllo sugli UAP. Non si spiega infatti perché abbiano agito nel modo in cui hanno agito. Si tratta di un atteggiamento che solleva legittimi sospetti, se si considera che il Pentagono ha sempre affermato che negli UAP non c’è niente di interessante. Ma se è davvero così, perché mai agire in questo modo e non lasciare invece il nuovo ufficio prescritto dalla legge occuparsi di questo “niente” fino alla sua naturale, e in tal caso inevitabile, conseguente chiusura, per poi godersi l’inevitabile trionfo finale? Non occorre fare sfoggio di complottismo per dubitare di quanto il Pentagono ha sempre affermato, cioè che non c’è nulla di interessante negli UAP, perché a quanto pare di cose interessanti ce ne sono, tanto da arrivare al rischio di uno scontro istituzionale per cercare di mantenerne il controllo.
Per quanto riguarda invece l’atteggiamento del Congresso, è da considerare che se il Senato avesse avuto fiducia nell’iniziativa dal Pentagono, avrebbe avuto tempo e modo per eliminare le poche pagine della sezione relativa agli UAP. L’annuncio della creazione dell’AOIMSG è infatti avvenuto mentre la legge NDAA22 era ancora in corso di discussione. Il Senato invece ha proseguito sulla sua strada, aggiungendo per di più emendamenti che hanno esteso e ulteriormente potenziato le disposizioni della legge. Questo è un evidente segnale che dimostra come la soluzione dei militari non soddisfi i legislatori, tanto più se si considera che nell’iter dibattimentale della NDAA22 sono tanti gli aspetti sui quali si sono registrati scontri, anche molto aspri, fra democratici e repubblicani, ma sulla sezione UAP si è registrato un significativo accordo e sostegno bipartisan, con l’impianto originale mantenuto intatto e con pochi tagli applicati all’emendamento Gillibrand.
Abbiamo quindi un Congresso, e in particolar modo un Senato, ben deciso a mettere in piedi una struttura organica, integrata e per quanto possibile aperta e trasparente per lo studio militare degli UAP da un lato mentre dall’altro un establishment militare che appare refrattario a qualsiasi apertura, si potrebbe dire intenzionato a far sì che tutto cambi affinché tutto rimanga come prima, cioè a mantenere uno status quo caratterizzato dal suo esclusivo controllo sul fenomeno UAP e dal segreto totale.
Chi avrà la meglio in questa contrapposizione? Al momento di scrivere sono ancora troppe le bocce in movimento per poter formulare previsioni ragionevoli. In linea di massima si può affermare che il Congresso appare deciso a portare avanti la sua iniziativa, così come il Pentagono. Sussistono tuttavia molte buone ragioni che dovrebbero indurre il Ministero della Difesa a non insistere più di tanto nel suo progetto AOIMSG.
Conclusione
Dicevamo all’inizio di quei particolari fenomeni che alla scienza umana non possono essere attribuiti né tantomeno da essa compresi, e che pure accadono intorno a noi, manifestando una intelligenza che ci appare concreta, ma tanto misteriosa quanto ‘aliena’.
Abbiamo visto come negli ambiti governativi d’oltreoceano si sta facendo strada l’adozione di un diverso paradigma interpretativo di questa possibilità.
Si può ben dire che la diga sta cominciando a cedere e il nuovo sta cominciando a farsi strada, ma da questo punto in poi la strada si snoda su una terra incognita. Cosa vi troveremo? Difficile dirlo ora, ma sicuramente possiamo invitare i lettori a rimanere attenti, ne vale sicuramente la pena.
(L’articolo ha avuto il contributo di Paolo Guizzardi)