La zia di mia mamma Paolina Sottotetti (1889-1974) ed il marito Dante Nespola (1884-1968) furono due straordinari protagonisti della mia infanzia, in quanto vissero gli ultimi anni della loro vita in un appartamento vicino al nostro, accuditi e governati da mia mamma (che fu sempre trattata da loro come figlia). In realtà trascorsero la loro esistenza a Muggiò – città d’origine dello zio Dante – insieme alla fedelissima domestica Gemma; soltanto che per affrontare più serenamente la vecchiaia scelsero di ritornare a Castelnuovo Scrivia e di appoggiarsi alla mamma.
Dante svolse con grande serietà e competenza la professione di amministratore di alcuni immobili del conte Casati e la loro nobile residenza, all’inizio del parco, è oggi di proprietà del comune di Muggiò. Ricordo dello zio il suo carattere spassoso (seppur pensoso); la sua vivace intelligenza, la sua profonda onestà e saggezza; la sua precisione e meticolosità. Abbiamo, ad esempio, conservato a lungo alcuni suoi registri contabili (prima che un’alluvione li danneggiasse irrimediabilmente), vergati in una calligrafia splendida, e curati con un ordine ed una chiarezza esemplari. Scriveva anche barzellette, che poi spediva alla Domenica del Corriere. Ricordo che, rivolgendosi a mia madre, nei momenti di normale tensione familiare (quando viene richiesta quella prudente pazienza e diplomazia) amava ripetere: “Luigina, lasciamo andare l’acqua alla valle”!
La zia Paolina, invece, fu una perfetta donna di casa ed una moglie d’altri tempi. Lasciò a malincuore il suo paese per assecondare le necessità di lavoro del marito. Ottima cuoca, fervente credente, ebbe un naturale piglio al comando seppur mitigato non soltanto da un’eccellente educazione ma anche dall’eleganza del suo stile. Lesse e rilesse diverse volte i Promessi Sposi e trovò conferma della famosa constatazione di Renzo (“la c’è la provvidenza”) nella sincera e premurosa disponibilità di mia mamma: infatti, pur senza figli, fu non soltanto assistita in maniera impeccabile nella sua casa, ma trovò nella nipote una straordinaria corrispondenza di sentimenti e di carattere.
Dante e Paolina vissero in perfetto equilibrio tra moderazione e lusso, con un tenore di vita di un certo livello. Pensando a questo loro stile, mi vengono in mente le sagge parole dello scrittore Pier Angelo Soldini: “Il vero signore deve essere avaro in certe cose e prodigo in altre. I genovesi hanno uno stile perché si attengono da secoli a questa norma”. Ed il rapporto tra generosità e parsimonia; tra alta qualità di vita e moderata ricchezza; tra nobiltà e modesta fortuna mi richiama una superba battuta di una prozia di mia moglie che, con disinvolta sicurezza (pensando al valore dei gioielli ormai non più posseduti), sentenziò: “L’anello non c’è più, ma il dito l’abbiamo ancora”!
A proposito, poi, di genovesi, come non ricordare le belle vacanze degli zii a Nervi, nel periodo invernale (per tacere delle cure termali di primavera). Il loro hotel, in una viuzza che portava al parco da Via Marco Sala, si chiamava Hotel Burgi (oggi vi si trova un residence). Si trattava di un albergo di elevato comfort, di proprietà svizzera che, a quei tempi, rappresentava sicuramente un punto di riferimento nel turismo di livello. Ogni inverno si partiva per andare a trovare gli zii. Per me – a cui piace molto la vita d’albergo – si trattava di un piacevolissimo viaggio: non soltanto per l’affetto che avevo per gli zii, ma proprio per l’eleganza del posto che apprezzavo moltissimo. Già la raffinata sala d’ingresso, con tappeti e velluti, avvolgeva l’ospite in un clima signorile ed accogliente. Anche la cucina era molto buona e presentava piatti della tradizione ligure. Per me quella visita a Nervi, con mamma e papà, rappresentava davvero un momento particolarmente felice.
Dante fu sempre un ottimo camminatore, e la passeggiata a mare di Nervi dava libero sfogo a questo suo desiderio di vivere all’aria aperta. Immancabile però la sosta al “Marinella”, tipico locale a forma di nave (ancora oggi aperto) a picco sul mare, che consentiva allo zio di respirare l’aria marina e di consumare un rapido spuntino. Altro punto di riferimento nerviese – per la loro cultura salutista – fu l’irrinunciabile consistente ordine, prima della partenza, delle pillole lassative di colore rosso (mi pare si chiamassero “Edas”) che un’antica farmacia (dove ancora oggi esiste la Farmacia “Moderna”) preparava come prodotto galenico.
Celebre è rimasta in famiglia la battuta che fece Gemma – la storica affettuosa domestica degli zii (sorda dalla nascita) – quando, all’indomani della morte della zia, tornò a casa propria con la sorella, dopo una vita spesa a servizio di Dante e Paolina. Appena giunta a destinazione, tagliando corto senza inutili giri di parole, affermò: “Adesso io faccio la signora Paola e tu fai Gemma”! Il gioco delle parti non durò molto: e la sfortunata sorella, pure lei anziana, morì dopo pochi mesi nei panni di una improbabile (e insostituibile) governante.