Oggi vi parlerò di una battaglia particolare e di un dipinto che la rappresenta. La battaglia è quella di Montemurlo che ebbe luogo il 2 agosto del 1537 tra l'esercito del duca Cosimo I e quello dei cosiddetti "fuoriusciti “da Firenze, il dipinto che la rappresenta è quello del Samolei.
Prima di descrivere quello che avvenne durante la battaglia facciamo un passo indietro, esattamente al 9 di gennaio di quell'anno 1537, quando i 48 senatori del ducato fiorentino decisero di eleggere capo del governo, e quindi duca, l'unico Medici disponibile, il giovane Cosimo, allora diciottenne.
Cosimo fu eletto grazie al sostegno di famiglie importanti, tra le quali figuravano gli Strozzi, i Guicciardini, i Valori e gli Altoviti e con l’approvazione dell’imperatore Carlo V. Queste famiglie contavano sul fatto che essendo il nuovo duca molto giovane e inesperto essi avrebbero avuto la possibilità di manovrarlo; cosa che però non avvenne.
Una volta messo piede a Palazzo Vecchio il giovane leader cominciò una trasformazione in senso monarchico dell'amministrazione pubblica, togliendo sempre più potere alle magistrature elettive. Lo fece col sostegno dell'imperatore Carlo V, che dopo la conquista di Firenze nel 1530, aveva rinstaurato i Medici al potere, questa volta in modo ufficiale, facendo eleggere Alessandro, primo duca di Firenze. Quest'ultimo fu però ucciso dal cugino Lorenzino il 6 gennaio del 1537 e tre giorni dopo si arrivò all'elezione del nuovo capo di governo, Cosimo.
Le famiglie quindi insoddisfatte del comportamento del nuovo duca decisero di passare ai fatti ed organizzarono un vero e proprio esercito di fuoriusciti fiorentini capitanati da Piero Strozzi, figlio di Filippo Strozzi il giovane.
Essi si radunarono presso la rocca di Montemurlo, fuori Firenze, dove le famiglie Valori e Strozzi avevano possedimenti, per preparare l'assalto alla città ed eliminare il giovane duca.
Per far fronte alla minaccia, Cosimo aveva radunato un esercito consistente di circa diecimila soldati, fra cavalieri, fanteria e mercenari spagnoli e tedeschi messi a disposizione da Carlo V e ne aveva affidato il comando al gran condottiere Alessandro Vitelli. Egli decise infatti di andare ad affrontare i fuoriusciti direttamente a Montemurlo, senza dargli la possibilità di organizzarsi e assediandoli presso la rocca. La battaglia fu vinta nettamente e Cosimo grazie a questa vittoria si impose subito all'attenzione dei fiorentini come un leader deciso e risoluto e meritevole di rispetto. Il suo regno che durerà fino al 1574 si trasformerà dopo le conquiste di Arezzo e Siena da ducato a granducato e getterà già all’epoca le basi della futura regione Toscana.
La scena di questa battaglia è rappresentata nell’opera del pittore Battista Franco, detto il Semolei, che la realizzò tra il 1537 e il 1741 proprio per Cosimo I.
Il pittore era un vero fanatico di Michelangelo ed in quest'opera che andiamo ad esaminare i riferimenti al grande maestro sono tantissimi. Prima però due cenni su di lui.
Il Vasari lo riteneva un maestro del disegno e diceva che talvolta questa sua ricerca di perfezione nel disegno gli faceva perdere in creatività e prestare poca attenzione nell’uso dei colori, quindi da caratteristica diventava un limite. Concentriamoci adesso sull’opera.
Lo scontro tra i due eserciti è collocato a destra, in alto e centralmente. Nell’angolo vediamo l’assalto alla rocca di Montemurlo e più in basso gli scontri tra i soldati delle due fazioni. A sinistra si notano i fuoriusciti fatti prigionieri e appena sopra di loro scorgiamo la città di Firenze con la cupola della cattedrale al centro.
L'immagine che più ci colpisce però, è quella posta al centro, in cui appare Ganimede portato da Giove, sotto forma di aquila, sull’Olimpo, collocato nell' angolo in alto a sinistra. Di Ganimede si dice che fosse talmente bello che Giove se ne innamorò e volle portarselo con sé sull'Olimpo come coppiere e vivere quindi come un dio. Ganimede rappresenta quindi il duca Cosimo I, giovane e bello, che diventerà un dio in terra per i fiorentini e li farà felici come Ganimede quando riempiva i calici degli dei.
Il gruppo con Giove e Ganimede è ripreso da un disegno eseguito da Michelangelo per Tommaso de' Cavalieri.
Un altro riferimento al grandissimo artista è visibile nella figura sdraiata in basso a destra, che sta guardando verso Ganimede-Cosimo, l’ispirazione in questo caso viene dal disegno di Tityus e il sogno; infine, la figura in primo piano al centro rimanda ad un affresco di Andrea del Sarto, raffigurante il Cristo in pietà.
Per quanto riguarda lo stile notiamo che l'artista non è interessato al rispetto delle proporzioni, le sue figure oltre a non dialogare con gli spettatori mostrano pose audaci e non colloca il soggetto al centro della composizione, caratteristiche che ne fanno un'opera manierista.
Detto questo l’opera testimonia una battaglia sconosciuta ai più e che sancì l'avvento al potere di un giovane principe Cosimo I, che fece tanto per la sua città, Firenze.