E un giorno durante la Expo di Milano successe che qualcuno in una qualunque parte d'Italia, accese il telegiornale delle 13.30 e una presentatrice dopo aver parlato del successo ottenuto nell’incontro internazionale dei ministri della Cultura del mondo dal Ministro Franceschini, nelle immagini dice, “in questo momento vediamo…” presentando il Ministro della Cultura del Cile.
E sì! E così che sono diventato Ministro per un giorno.
“Il Ministro non viene”, forse non ritiene importante scomodarsi e venire in Italia, “l’Ambasciatore è impegnato in Cile”, forse godendo delle sue vacanze? Ma non ci faccio molto caso, invece di punto in bianco mi vedo catapultato sul Frecciarossa verso Milano alla Conferenza Mondiale dei Ministri in rappresentanza del Ministro della Cultura del Cile, “non so se lui sarà molto contento di questo”, dissi nel mio pensiero.
Ero andato a casa di corsa a preparare il trolley, per portare qualcosa di scuro per la sera.
Il 31 luglio e 1º agosto 2015 presso l'Expo 2015 a Milano una Conferenza internazionale sui temi della tutela del Patrimonio culturale a cui partecipano 83 ministri della Cultura di tutto il mondo, mi trovai, con tanto di nome e di bandiera, accanto al Ministro della Cultura cubano con cui feci subito amicizia, gli domandai di alcuni amici scrittori. Il centro della nostra conversazione girò intorno a La Casa de las Américas, al poeta Fernandez Retamar, che era riuscito nonostante l'embargo americano, a proiettarsi oltre l'orbita locale come l'unico modo per ritrovarsi autenticamente (...), mi disse il Ministro.
Io mi soffermo soprattutto a parlargli delle mie preoccupazioni per la sorte dell’artista cubana Tania Bruguera (un ministro non lo avrebbe fatto mai, ma non essendo, o meglio essendo soltanto per un giorno, mi sono permesso).
Tania Bruguera, artista, attivista, riconosciuta a livello internazionale, che vive tra gli Stati Uniti e la sua città natale, L'Avana, e che è diventata uno dei principali riferimenti dei movimenti sociali. Nel 2015 è stata arrestata per la prima volta dopo aver tentato di organizzare un sit-in in Piazza della Rivoluzione in modo che i cubani potessero esprimere i loro sentimenti riguardo all'apertura delle relazioni diplomatiche tra i Paesi. La ripercussione è stata così grande che a Times Square è stata realizzata una versione in cui artisti e intellettuali hanno chiesto la sua liberazione, oltre a una lettera firmata da migliaia di persone in tutto il mondo.
Mi viene in mente la solitudine e l'isolamento che toccò vivere al poeta Heberto Padilla. I suoi libri non sono mai stati più pubblicati in patria. Nel 1980 il poeta abbandonò l'isola e cominciò il suo esilio lungo vent'anni. “Non nutro vendetta contro Fidel Castro'', ha ripetuto più volte nelle interviste alla stampa spagnola. ''Voglio solo affermare la verità: e cioè che a Cuba non c'è libertà”. Mi viene in mente anche Persona non grata, libro di Jorge Edwards, glielo cito e gli faccio presente le tante polemiche che si crearono all’epoca.
Il Ministro un po’ impressionato da tanta sfacciataggine, ma anche un po’ divertito, mi spiegava le sue ragioni, ma non riesco a nemmeno a rispondere né ribattere, perché era arrivato il turno del Cile; sono chiamato a parlare. Mi concentrai nei miei appunti non rendendomi conto che in quel preciso istante un cameraman del TG1 faceva la ripresa che sarebbe andata in onda all'una e trenta, un telegiornale che vedono proprio tutti.
“Nel nostro Paese si è capito, e non è poco, il ruolo fondamentale che riveste la promozione della nostra scena artistica e culturale”, dissi cominciando.
Pertanto, è stato importante in questi anni rafforzare le nostre istituzioni, sia pubbliche che private, creare un sistema robusto di produzione e promozione, ma soprattutto dando importanza alla creazione di nuovi spazi all'interno del territorio senza però trascurare la promozione nazionale di fiere, biennali e residenze. Auspicando in tal modo che l’affermazione internazionale avvenga naturalmente. Nei secoli, diversi sono i motivi che hanno spinto i viaggiatori a visitare il nostro Paese. Esploratori, scienziati, antropologi, scrittori e immigrati hanno riflesso il loro sguardo straniero in varie pubblicazioni, soprattutto giornali e cronache. Il segno che questi viaggiatori hanno lasciato nella nostra storia è, in gran parte, una conseguenza della loro scrittura, che ha avuto enormi ripercussioni culturali. Una volta che il Cile è entrato nel Novecento, il profilo dei viaggiatori che hanno attraversato il nostro Paese è cambiato, molti di loro hanno fatto del nostro territorio la loro residenza definitiva; quindi, la letteratura prodotta da questi viaggiatori moderni corrisponde più propriamente alla letteratura sugli immigrati. Dove approfondisce le descrizioni delle diverse usanze tra la cultura locale e quella degli stranieri che giungono nel Paese, che le costituisce in testimonianze dell'incontro tra la cultura nazionale e la cultura di origine degli immigrati. Questo è un punto importante.
Oggi è la presenza costante nella scena nazionale, le visite di importanti artisti internazionali, hanno arricchito l’agenda culturale, parlo di Pina Bausch, Christian Boltanski, Arianne Munchkin del Théâtre du Soleil e tanti altri.
“I ministri – si legge nel testo della dichiarazione finale di Milano – esprimono la loro più ferma condanna all'uso della violenza contro il patrimonio culturale mondiale ed esortano al rispetto ed alla tolleranza reciproca quale strumenti idonei al dialogo fra i popoli”.
Inserisco la mia minima firma e sorrido alle telecamere.
Milano, 1° agosto 2015
Poi scortati dalla polizia con tanto di sirena attraversiamo il centro di Milano per arrivare al nostro hotel vicino alla stazione, il programma prevede visita alla Fondazione Prada a cui partecipiamo più di 150 ospiti tra ministri e ambasciatori di 66 Paesi partecipanti, rappresentanti di Unesco e personalità del mondo della cultura.
Ci aspetta un pranzo stellato, Miuccia Prada, una elegantissima signora che vigila che tutto funzioni e funziona.
Si fa visita alle mostre in corso, Serial Classic, che analizza i temi della serialità e della copia nell'arte greco-romana e An Introduction, un progetto espositivo, che utilizza la Collezione Prada come strumento d'indagine e ricerca.
Dopo e sempre scortati dalla polizia ci dirigiamo verso il Convento Domenicano di Santa Maria delle Grazie, per visitare il Cenacolo, l'Ultima Cena di Leonardo sotto la guida, di Umberto Eco in persona (faccio una timida fotografia che conservo da qualche parte ancora).
Dipinta fra il 1494 e il principio del 1498, è il dipinto forse più importante al mondo, Eco ci dice la sua personale interpretazione del capolavoro di Leonardo. Il Cenacolo è forse la testimonianza più completa del suo ingegno multiforme, del suo desiderio di sperimentare, della sua inesauribile curiosità.
Pittore, architetto, scultore, ingegnere, inventore, matematico, anatomista, scrittore, Leonardo da Vinci incarna l'ideale uomo poliedrico sognato dal Rinascimento italiano.
Poi ci riportano al nostro all'alloggio, per poi riprenderci per portarci al teatro la Scala. Ci aspetta la commedia in due atti con le musiche di Gioachino Rossini Il Barbiere di Siviglia. Non ho lo smoking, il Ministro Cubano sfocia una fiammante guayabera, questo mi consola.
A fare gli onori di casa il sindaco di Milano. Parlando alle delegazioni questo pomeriggio il Ministro ha sottolineato come la Scala sia patrimonio non solo dell'Italia ma dell'umanità: “Spero che la gente capisca - ha detto - che questo è un grandissimo patrimonio che deve essere apprezzato e fatto più bello possibile. Va tutelato - ha aggiunto il sindaco - ed è quello che stiamo facendo. È un motivo di orgoglio che tanti ministri siano qua per parlare di cultura e abbiano voluto essere presenti a quest’opera”.
Ma strane cose succedono quest'oggi, in meno di ventiquattro ore mi arrivano dei messaggi di gente improponibile che prima d'ora non mi aveva mai chiamato e a cui non posso rispondere. “Sono in missione!”, scrivo soltanto questo, liquidando così qualunque messaggio mi arriva.
Oggi si sta bene a Milano, c'è il sole e il cielo ma finalmente non si respira quella afosità che ho sentito ad agosto in altri anni.
Penso che debba essere dura la vita di un Ministro. Niente vita privata, o almeno molto poca. Scaraventato di qua e di là, improvvisando tante volte. Zero tempo. Zero svago.
Mi faccio portare la cena nella stanza. Per oggi ho dato, domani si riparte, sperando di non trovare nessuno che mi faccia una foto, sulla prima classe del treno Frecciarossa addormentato sul Mac e la pubblichi sui social: “finto Ministro si addormenta su se stesso”. Scriverebbero questo, di sicuro.
Intanto sto passando da Firenze. Mi viene in mente quando con Francisco e Paulina, andavamo all’Indiano, la galleria d'arte aperta a Firenze dallo scrittore Piero Santi, inaugurata da Ottone Rosai e diretta da Paolo Marini o alla stamperia La Bezuga, del poeta della stamperia Giuliano Allegri, che in quegli anni mi fece dono della preziosissima edizione di Gargantatua del mio compatriota Sebastian Matta, che custodisco gelosamente.
Guardare il Duomo dalle finestra della galleria è un regalo non da poco, parlare di Galileo, della cupola del Brunelleschi, e come se stessi lì lui, vicino a parlare del più o del meno intanto traccia le misure di quella che sarebbe diventata cupola, o circonferenza.
Questo mi succedeva tutte le volte che passavo a Firenze. Non ci potevo credere.
Un flusso emozionale, una circolarità intuitiva di significati, una narrazione personale di ciò che verrà ora rappresentato?
Intanto ho appena finito di leggere un libro che ci ho atteso moltissimo prima di incominciare. Sarà perchè troppo vicino al suo autore, sarà perché il destino ci ha fatto incontrare e dividere in un certo modo una parte delle nostre storie, sarà perché è uscito postumo: 2666 di Roberto Bolaño. L'unico libro di Roberto che non avevo ancora letto, 1119 pagine, ma di cui si è scritto veramente tanto e del quale sapevo già tutto.
Fino a che all’inizio di quell'estate ho deciso di portarlo con me ero invitato a una Residenza d'arte a Ficarra (ME) Alla Stanza della Seta. Qui Tomasi di Lampedusa soggiorno nel 1943, ospite dei cugini Piccolo di Calanovella, e trovò ispirazione per comporre il suo famosissimo romanzo Il Gattopardo.
E lo iniziai lì. Tutti giorni leggevo un tot di pagine, poi lo chiudevo, pensavo, ne parlavo.
Roberto Bolaño, narra una sequela interminabile di delitti, immaginando nome e vita delle vittime e fornendo il resoconto delle indagini su uno o più presunti serial killer di giovani donne immigrate dal Messico. Ambientato a Ciudad Juarez, città violentissima a causa del narcotraffico, che dal 1993 ha conosciuto un’ondata di violenze e delitti. Ma non parla soltanto di questo, sin dalla prima riga si viene risucchiati in un universo che il romanziere, quasi avesse le capacità evocative di uno sciamano, fa sorgere sotto i suoi occhi, per poi scomporlo e ricomporlo a suo piacimento. O come dice una recente rassegna: “un immenso corpo romanzesco oscuro e abbacinante, da percorrere seguendo una sola, ipnotica illusione”.
Il mio gatto gioca intorno a me, intanto, le pagine stavano lì per lì per finire e a Viterbo. città dove abitavo all'epoca, si vestiva di festa e i tamburi e la gente si preparava a festeggiare Santa Rosa. Penso alle coincidenze? Quell’anno la cerimonia, è stata dedicata proprio a loro, alle donne vittime di violenza.
A loro i miei pensieri, a Roberto un caro saluto, stia dove stia.
Viva Santa Rosa!
Guardate che lo dico da Ministro!